L’uso di dispositivi di protezione individuale (DPI) come maschere, guanti e visiere è stata una precauzione necessaria per contrastare la diffusione del Coronavirus durante la pandemia COVID- 19, come sottolineato dall’organizzazione mondiale della sanità (OMS). In particolare, le mascherine chirurgiche e i guanti sono stati considerati le protezioni individuali più diffuse durante l’emergenza sanitaria mondiale. Da un punto di vista ecologico, tali DPI potrebbero avere effetti negativi sugli organismi e sull’ambiente marino, legato allo smaltimento improprio di tali dispositivi e alla loro permanenza in ambiente naturale. Come già noto, i DPI sono costituiti da diversi polimeri, tra cui polipropilene, poliacrilonitrile e altri polimeri sintetici non degradabili. Una volta immessi impropriamente nell’ambiente marino, questi strumenti di protezione possono essere interessati da processi di degradazione e frammentazione che ne riducono le dimensioni, esponendo il biota marino a tali inquinanti. È stato necessario implementare piani di gestione dei rifiuti da parte le amministrazioni di tutto il mondo, per poter mitigare il conseguente impatto sull’ambiente a causa di questo nuovo tipo di rifiuto. Tuttavia, l’impatto dovuto da questo inquinamento plastico non è stato del tutto mitigato, a causa di uno smaltimento non del tutto corretto, per cui una grossa quantità di DPI e conseguenti microplastiche derivate sono finite in ambiente marino. Tra le cause dirette osservate a causa di questo inquinamento sulla fauna marina vi è senza dubbio l’impigliamento, nonché l’ingestione, che possono portare alla morte degli organismi marini di dimensioni maggiori. Ma sono soprattutto le frazioni più piccole, i detriti plastici causati dalla frammentazione dei DPI, che entrano stabilmente all’interno della rete trofica marina a partire dai suoi livelli più bassi, da organismi invisibili a occhio nudo che li trasferiscono ai livelli trofici superiori attraverso la biomagnificazione, minacciando l’intero ecosistema. Le ricerche effettuate sull’inquinamento marino da DPI, seppur in crescita, sono ancora carenti, soprattutto quelle a carattere sperimentale. Questo studio ha avuto pertanto, un primo obiettivo di raccolta dei dati di abbondanza relativi a tale tipo di inquinamento attraverso l’utilizzo combinato della revisione della letteratura scientifica e della 3 Citizen Science. Una seconda parte dello studio ha avuto come scopo la valutazione di potenziali effetti avversi delle microparticelle plastiche sugli organismi animali marini attraverso saggi sperimentali in laboratorio. Gli organismi modello utilizzati sono stati Mytilus galloprovincialis (Lamarck, 1819) e Danio rerio (Hamilton, 1822), modelli sperimentali ampiamente utilizzati e dalla riconosciuta validità. Dal nostro studio è comunque risultato un maggiore effetto negativo, su un modello sperimentale di organismo filtratore come M. galloprovincialis, da parte dei micro- frammenti a concentrazione ambientale (10 mg/l) provenienti da mascherine, rispetto a quelli provenienti da guanti. Un evento di mortalità di massa ha influenzato i risultati dell’esposizione ad un mix di frammenti di guanti e mascherine a concentrazione dieci volte superiore a quella ambientale (100 mg/l). Nel test di tossicità condotto su zebrafish esposto a micro-frammenti di guanti a concentrazione ambientale (10 mg/l) e dieci volte superiore (100 mg/l), sono stati monitorati la sopravvivenza, la schiusa e lo sviluppo delle larve fino a 96 hpf. Non è stata rilevata nessuna variazione su nessuno dei parametri investigati, cioè significa che il corion potrebbe agire come barriera per proteggere l’embrione fino a 48-72 hpf. Ulteriori analisi serviranno a verificare questi risultati e a chiarire l’origine delle differenze rilevate tra i diversi DPI testati. La raccolta di dati empirici, insieme al monitoraggio ambientale, saranno determinanti nei prossimi anni per valutare quali possono essere gli effetti dell’inquinamento dovuto ai DPI sugli organismi viventi, per poterne anche prevedere l’impatto sull’ecosistema acquatico su larga scala.
Inquinamento da dispositivi di protezione individuale (dpi) al tempo del covid 19: valutazione degli impatti ambientali e degli effetti su modelli sperimentali
COSTANZO, MARIACHIARA
2025-03-07
Abstract
L’uso di dispositivi di protezione individuale (DPI) come maschere, guanti e visiere è stata una precauzione necessaria per contrastare la diffusione del Coronavirus durante la pandemia COVID- 19, come sottolineato dall’organizzazione mondiale della sanità (OMS). In particolare, le mascherine chirurgiche e i guanti sono stati considerati le protezioni individuali più diffuse durante l’emergenza sanitaria mondiale. Da un punto di vista ecologico, tali DPI potrebbero avere effetti negativi sugli organismi e sull’ambiente marino, legato allo smaltimento improprio di tali dispositivi e alla loro permanenza in ambiente naturale. Come già noto, i DPI sono costituiti da diversi polimeri, tra cui polipropilene, poliacrilonitrile e altri polimeri sintetici non degradabili. Una volta immessi impropriamente nell’ambiente marino, questi strumenti di protezione possono essere interessati da processi di degradazione e frammentazione che ne riducono le dimensioni, esponendo il biota marino a tali inquinanti. È stato necessario implementare piani di gestione dei rifiuti da parte le amministrazioni di tutto il mondo, per poter mitigare il conseguente impatto sull’ambiente a causa di questo nuovo tipo di rifiuto. Tuttavia, l’impatto dovuto da questo inquinamento plastico non è stato del tutto mitigato, a causa di uno smaltimento non del tutto corretto, per cui una grossa quantità di DPI e conseguenti microplastiche derivate sono finite in ambiente marino. Tra le cause dirette osservate a causa di questo inquinamento sulla fauna marina vi è senza dubbio l’impigliamento, nonché l’ingestione, che possono portare alla morte degli organismi marini di dimensioni maggiori. Ma sono soprattutto le frazioni più piccole, i detriti plastici causati dalla frammentazione dei DPI, che entrano stabilmente all’interno della rete trofica marina a partire dai suoi livelli più bassi, da organismi invisibili a occhio nudo che li trasferiscono ai livelli trofici superiori attraverso la biomagnificazione, minacciando l’intero ecosistema. Le ricerche effettuate sull’inquinamento marino da DPI, seppur in crescita, sono ancora carenti, soprattutto quelle a carattere sperimentale. Questo studio ha avuto pertanto, un primo obiettivo di raccolta dei dati di abbondanza relativi a tale tipo di inquinamento attraverso l’utilizzo combinato della revisione della letteratura scientifica e della 3 Citizen Science. Una seconda parte dello studio ha avuto come scopo la valutazione di potenziali effetti avversi delle microparticelle plastiche sugli organismi animali marini attraverso saggi sperimentali in laboratorio. Gli organismi modello utilizzati sono stati Mytilus galloprovincialis (Lamarck, 1819) e Danio rerio (Hamilton, 1822), modelli sperimentali ampiamente utilizzati e dalla riconosciuta validità. Dal nostro studio è comunque risultato un maggiore effetto negativo, su un modello sperimentale di organismo filtratore come M. galloprovincialis, da parte dei micro- frammenti a concentrazione ambientale (10 mg/l) provenienti da mascherine, rispetto a quelli provenienti da guanti. Un evento di mortalità di massa ha influenzato i risultati dell’esposizione ad un mix di frammenti di guanti e mascherine a concentrazione dieci volte superiore a quella ambientale (100 mg/l). Nel test di tossicità condotto su zebrafish esposto a micro-frammenti di guanti a concentrazione ambientale (10 mg/l) e dieci volte superiore (100 mg/l), sono stati monitorati la sopravvivenza, la schiusa e lo sviluppo delle larve fino a 96 hpf. Non è stata rilevata nessuna variazione su nessuno dei parametri investigati, cioè significa che il corion potrebbe agire come barriera per proteggere l’embrione fino a 48-72 hpf. Ulteriori analisi serviranno a verificare questi risultati e a chiarire l’origine delle differenze rilevate tra i diversi DPI testati. La raccolta di dati empirici, insieme al monitoraggio ambientale, saranno determinanti nei prossimi anni per valutare quali possono essere gli effetti dell’inquinamento dovuto ai DPI sugli organismi viventi, per poterne anche prevedere l’impatto sull’ecosistema acquatico su larga scala.Pubblicazioni consigliate
I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.