Assieme al libero consorzio comunale di Enna, la città metropolitana di Messina è la provincia siciliana che evidenzia i più allarmanti segnali di declino demografico: a fronte, infatti, di un’età media che è la più elevata in ambito regionale, anche i dati relativi all’invecchiamento della popolazione e al crollo dei tassi di natalità sono estremamente preoccupanti. La situazione appare ancora più drammatica se si pensa che, contrariamente alla provincia ennese, priva di sbocchi marittimi e tradizionalmente afflitta da marginalità, quella dello Stretto sarebbe, per la geografia, tutt’altro che periferica e povera di risorse. Anzi, proprio Messina si era distinta in età moderna per un maggiore dinamismo. Oggi, invece, il territorio messinese, sotto vari aspetti, appare più assimilabile alle aree della Sicilia interna e meridionale (Enna, Caltanissetta, Agrigento), piuttosto che alle più dinamiche province ioniche (Catania, Siracusa e Ragusa) e occidentali (Palermo e Trapani). Indubbiamente, pesa sulle performance territoriali di Messina la struttura degli spazi e la tipologia degli insediamenti (108 comuni, molti dei quali montani e con una popolazione inferiore ai 3.000 abitanti). Basti pensare che la provincia peloritana è quella che presenta in Sicilia la più vasta superficie ultraperiferica. Questo studio intende soffermarsi su un piccolo comprensorio a cavallo tra i Nebrodi e i Peloritani, caratterizzato geograficamente dalla presenza dei torrenti Elicona e Fantina, che manifesta fortemente i caratteri della marginalità. I comuni oggetto di indagine sono otto: Tripi, Novara di Sicilia, Basicò, Montalbano Elicona, Falcone, Furnari, Mazzarrà Sant'Andrea e Francavilla di Sicilia. Pur in presenza di interessanti giacimenti culturali e non lontani dalla costa e da centri in grado di fornire servizi urbani (Milazzo, Barcellona Pozzo di Gotto e Patti), sembrano condannati a un inesorabile spopolamento. La metodologia consiste nell’analisi dei dati quantitativi e della documentazione programmatica, onde individuare possibili strategie di riqualificazione.
Analisi di un’area marginale siciliana tra i Peloritani e i Nebrodi nella prospettiva di valorizzazione
Di Blasi, Elena;Arangio, Alessandro;Messina, Nunziata
2024-01-01
Abstract
Assieme al libero consorzio comunale di Enna, la città metropolitana di Messina è la provincia siciliana che evidenzia i più allarmanti segnali di declino demografico: a fronte, infatti, di un’età media che è la più elevata in ambito regionale, anche i dati relativi all’invecchiamento della popolazione e al crollo dei tassi di natalità sono estremamente preoccupanti. La situazione appare ancora più drammatica se si pensa che, contrariamente alla provincia ennese, priva di sbocchi marittimi e tradizionalmente afflitta da marginalità, quella dello Stretto sarebbe, per la geografia, tutt’altro che periferica e povera di risorse. Anzi, proprio Messina si era distinta in età moderna per un maggiore dinamismo. Oggi, invece, il territorio messinese, sotto vari aspetti, appare più assimilabile alle aree della Sicilia interna e meridionale (Enna, Caltanissetta, Agrigento), piuttosto che alle più dinamiche province ioniche (Catania, Siracusa e Ragusa) e occidentali (Palermo e Trapani). Indubbiamente, pesa sulle performance territoriali di Messina la struttura degli spazi e la tipologia degli insediamenti (108 comuni, molti dei quali montani e con una popolazione inferiore ai 3.000 abitanti). Basti pensare che la provincia peloritana è quella che presenta in Sicilia la più vasta superficie ultraperiferica. Questo studio intende soffermarsi su un piccolo comprensorio a cavallo tra i Nebrodi e i Peloritani, caratterizzato geograficamente dalla presenza dei torrenti Elicona e Fantina, che manifesta fortemente i caratteri della marginalità. I comuni oggetto di indagine sono otto: Tripi, Novara di Sicilia, Basicò, Montalbano Elicona, Falcone, Furnari, Mazzarrà Sant'Andrea e Francavilla di Sicilia. Pur in presenza di interessanti giacimenti culturali e non lontani dalla costa e da centri in grado di fornire servizi urbani (Milazzo, Barcellona Pozzo di Gotto e Patti), sembrano condannati a un inesorabile spopolamento. La metodologia consiste nell’analisi dei dati quantitativi e della documentazione programmatica, onde individuare possibili strategie di riqualificazione.| File | Dimensione | Formato | |
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