la ricerca si occupa di uno strumento giuridico-istituzionale del tutto peculiare di Messina: il cosiddetto diritto di controprivilegio. la città, unica nell’ambito della monarchia iberica, poteva bloccare l’applicazione delle disposizioni regie e viceregie, ritenute in contrasto con le proprie prerogative sospendendone l’attuazione sino al momento di una pronuncia da parte del sovrano stesso. Tale diritto spettava ai giudici della corte stratigoziale, tutti esponenti del gruppo dirigente urbano, i quali redigevano, motivandolo, l’eulogio, nel quale erano esposte le ragioni della città sulle quali doveva, definitivamente, pronunciarsi la Corona. Evidentemente, il principale terreno di scontro era costituito dall’imposizione fiscale, nerbo di ogni Stato, e oggetto principale degli interessi del gruppo dirigente di una città nella quale il commercio costituiva l’attività preminente. Gli “eulogi” di controprivilegio rappresentano, dunque, una fonte di conoscenza insostituibile per ricostruire, con maggiore chiarezza di quanto non si sia fatto finora, le vicende che scaturiscono dal rapporto tra il sovrano, il viceré e la città dello Stretto. Lo studio si concentra sull’analisi e l’edizione critica di uno degli eulogi superstiti conservato nell’Archivio Ducale Medinaceli di Toledo risalente al 1575. tale documento ci illumina sulle vicende occorse tra il 1562 e il 1575 relativamente al contrasto riguardante l’imposizione fiscale di un tarì per onza su pellame e merci di vario tipo e su un tarì per ogni libbra di seta grezza a cui la città del Faro si oppose inalberando la questione della confliggenza del provvedimento con i suoi privilegi civici. al contempo esso non manca di fornire interessanti spunti sulle aspirazioni peloritane a ricoprire il ruolo di prima sedes siciliana che traspare dalla lotta per le precedenze nelle assemblee parlamentari svolte in quegli anni.

Dinamiche politico-istituzionali di una città mercantile della Monarchia spagnola. L'eulogio di controprivilegio dell'Unversitas Messanae del 1575

Giuseppe Campagna
2025-01-01

Abstract

la ricerca si occupa di uno strumento giuridico-istituzionale del tutto peculiare di Messina: il cosiddetto diritto di controprivilegio. la città, unica nell’ambito della monarchia iberica, poteva bloccare l’applicazione delle disposizioni regie e viceregie, ritenute in contrasto con le proprie prerogative sospendendone l’attuazione sino al momento di una pronuncia da parte del sovrano stesso. Tale diritto spettava ai giudici della corte stratigoziale, tutti esponenti del gruppo dirigente urbano, i quali redigevano, motivandolo, l’eulogio, nel quale erano esposte le ragioni della città sulle quali doveva, definitivamente, pronunciarsi la Corona. Evidentemente, il principale terreno di scontro era costituito dall’imposizione fiscale, nerbo di ogni Stato, e oggetto principale degli interessi del gruppo dirigente di una città nella quale il commercio costituiva l’attività preminente. Gli “eulogi” di controprivilegio rappresentano, dunque, una fonte di conoscenza insostituibile per ricostruire, con maggiore chiarezza di quanto non si sia fatto finora, le vicende che scaturiscono dal rapporto tra il sovrano, il viceré e la città dello Stretto. Lo studio si concentra sull’analisi e l’edizione critica di uno degli eulogi superstiti conservato nell’Archivio Ducale Medinaceli di Toledo risalente al 1575. tale documento ci illumina sulle vicende occorse tra il 1562 e il 1575 relativamente al contrasto riguardante l’imposizione fiscale di un tarì per onza su pellame e merci di vario tipo e su un tarì per ogni libbra di seta grezza a cui la città del Faro si oppose inalberando la questione della confliggenza del provvedimento con i suoi privilegi civici. al contempo esso non manca di fornire interessanti spunti sulle aspirazioni peloritane a ricoprire il ruolo di prima sedes siciliana che traspare dalla lotta per le precedenze nelle assemblee parlamentari svolte in quegli anni.
2025
Collana del Dipartimento di Scienze Politiche e Giuridiche
979-12-235-0365-2
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