L’influenza esercitata sulle categorie tradizionali del diritto privato dai continui mutamenti degli assetti economico-sociali e dalla costante emersione di nuove tipologie di interessi costituisce un dato ormai noto ed ampiamente acquisito all’immaginario collettivo della scienza civilistica contemporanea. Al giorno d’oggi, infatti, qualunque itinerario di ricerca deve essere affrontato tenendo a mente che le sfide sollevate dall’affermazione e dalla sempre maggiore diffusione delle nuove tecnologie e dalle criticità legate alla tutela dell’ambiente ed alla conservazione delle attuali condizioni di vita del pianeta richiede inevitabilmente una rimeditazione dei principali istituti del diritto civile. L’esigenza di tornare a riflettere intorno alle tralatizie acquisizioni della dogmatica classica investe i più svariati settori dell’ordinamento, ma si avverte in modo particolare con riferimento alla teoria generale dei beni e dell’oggettività giuridica, che attualmente deve misurarsi con i capisaldi di un contesto ordinamentale profondamente mutato rispetto al passato. In tale direzione si muovono anche i più recenti orientamenti dottrinali che propongono di rileggere l’intero sistema dei beni e delle forme giuridiche di appartenenza alla luce delle linee evolutive del diritto civile, profondamente inciso nei suoi presupposti e nei suoi fini dalla gerarchia dei valori delineata dal dettato costituzionale e da un costante processo di «depatrimonializzazione». Pertanto, in uno scenario fortemente caratterizzato dalla costante propensione delle istituzioni pubbliche e private al soddisfacimento dei diritti fondamentali della persona, non può passare sottotraccia la rilevanza giuridica di risorse destinate al godimento collettivo ed alla conservazione intergenerazionale, in quanto funzionali alla realizzazione delle predette istanze di tutela. In questa sede, muovendo dall’analisi delle varie classi di beni connotate dalla destinazione al godimento collettivo ed alla trasmissione alle generazioni future, ci si propone di verificare l’esistenza di forme giuridiche di appartenenza preordinate al soddisfacimento di interessi collettivi e diffusi tra tutti i consociati. Più precisamente, sulla base di un preventivo esame della teoria dei commons e della secolare esperienza degli assetti fondiari collettivi, condotto attraverso uno studio critico dei dati offerti dai diversi formanti dell’ordinamento italiano4, si tenterà di dimostrare come l’esigenza di ricostruire la teoria dei beni anche in funzione della salvaguardia dei diritti fondamentali della persona conduca inevitabilmente al definitivo riconoscimento di paradigmi proprietari nuovi, orientati al godimento generalizzato ed al trapasso intergenerazionale di determinate risorse. Da questa prospettiva, i beni comuni e i beni collettivi potrebbero essere considerati come punti di riferimento oggettivo di situazioni giuridiche di appartenenza intergenerazionale, le quali si tradurrebbero, sul piano normativo, in statuti giuridici congegnati in funzione delle utilità espresse da tali entità e conformati, pertanto, da quello che potrebbe essere definito come un «vincolo di sostenibilità».
Beni comuni e beni collettivi: le appartenenze intergenerazionali
ANTILLO, Carmelo Giuseppe
2025-12-10
Abstract
L’influenza esercitata sulle categorie tradizionali del diritto privato dai continui mutamenti degli assetti economico-sociali e dalla costante emersione di nuove tipologie di interessi costituisce un dato ormai noto ed ampiamente acquisito all’immaginario collettivo della scienza civilistica contemporanea. Al giorno d’oggi, infatti, qualunque itinerario di ricerca deve essere affrontato tenendo a mente che le sfide sollevate dall’affermazione e dalla sempre maggiore diffusione delle nuove tecnologie e dalle criticità legate alla tutela dell’ambiente ed alla conservazione delle attuali condizioni di vita del pianeta richiede inevitabilmente una rimeditazione dei principali istituti del diritto civile. L’esigenza di tornare a riflettere intorno alle tralatizie acquisizioni della dogmatica classica investe i più svariati settori dell’ordinamento, ma si avverte in modo particolare con riferimento alla teoria generale dei beni e dell’oggettività giuridica, che attualmente deve misurarsi con i capisaldi di un contesto ordinamentale profondamente mutato rispetto al passato. In tale direzione si muovono anche i più recenti orientamenti dottrinali che propongono di rileggere l’intero sistema dei beni e delle forme giuridiche di appartenenza alla luce delle linee evolutive del diritto civile, profondamente inciso nei suoi presupposti e nei suoi fini dalla gerarchia dei valori delineata dal dettato costituzionale e da un costante processo di «depatrimonializzazione». Pertanto, in uno scenario fortemente caratterizzato dalla costante propensione delle istituzioni pubbliche e private al soddisfacimento dei diritti fondamentali della persona, non può passare sottotraccia la rilevanza giuridica di risorse destinate al godimento collettivo ed alla conservazione intergenerazionale, in quanto funzionali alla realizzazione delle predette istanze di tutela. In questa sede, muovendo dall’analisi delle varie classi di beni connotate dalla destinazione al godimento collettivo ed alla trasmissione alle generazioni future, ci si propone di verificare l’esistenza di forme giuridiche di appartenenza preordinate al soddisfacimento di interessi collettivi e diffusi tra tutti i consociati. Più precisamente, sulla base di un preventivo esame della teoria dei commons e della secolare esperienza degli assetti fondiari collettivi, condotto attraverso uno studio critico dei dati offerti dai diversi formanti dell’ordinamento italiano4, si tenterà di dimostrare come l’esigenza di ricostruire la teoria dei beni anche in funzione della salvaguardia dei diritti fondamentali della persona conduca inevitabilmente al definitivo riconoscimento di paradigmi proprietari nuovi, orientati al godimento generalizzato ed al trapasso intergenerazionale di determinate risorse. Da questa prospettiva, i beni comuni e i beni collettivi potrebbero essere considerati come punti di riferimento oggettivo di situazioni giuridiche di appartenenza intergenerazionale, le quali si tradurrebbero, sul piano normativo, in statuti giuridici congegnati in funzione delle utilità espresse da tali entità e conformati, pertanto, da quello che potrebbe essere definito come un «vincolo di sostenibilità».| File | Dimensione | Formato | |
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