Il volume raccoglie ottanta lettere scritte, tra anni trenta e cinquanta, dagli ammiratori di Alida Valli. L’attrice polese (1921-2006) ha avuto una lunghissima carriera, di portata internazionale, ma in gioventù è stata anche la più amata diva del ventennio fascista. Dal 1936 al 1943, dall’esordio in I due sergenti al protagonismo in Apparizione, ultimo film girato a Cinecittà prima dell’8 settembre, la baronessa Von Altenburger ha fatto da icona di bellezza, modello di comportamento e simbolo della nazione per milioni di italiani. La sua storia, come ha scritto Oriana Fallaci, è in fondo anche la nostra: «fascismo e telefoni bianchi, dopoguerra e processo Montesi, sconfitte e fughe in America a cercar nuova vita». Dell’Italia, infatti, parlano direttamente o indirettamente le missive più o meno sgrammaticate inviatele da studenti burloni, innamorati focosi, apprendisti-attori, questuanti alla ricerca di soldi o raccomandazione, soldati bisognosi di rassicurazioni e semplici appassionati, cinefili o collezionisti di fotografie autografate. Queste lettere consentono anzitutto di studiare il fandom, di capire meglio chi fossero, cosa pensassero e cosa facessero gli ammiratori di una delle più grandi attrici italiane di sempre. Ma la fan mail di Valli consente più generalmente di raccontare pure il Paese in una congiuntura decisiva per le sue sorti, svelando continuità e discontinuità materiali e immateriali a cavallo della Seconda guerra mondiale, tra monarchia e repubblica, fascismo e democrazia.
Lettere ad Alida Valli. Il culto di una diva nell’Italia fascista
VITELLA F
2025-01-01
Abstract
Il volume raccoglie ottanta lettere scritte, tra anni trenta e cinquanta, dagli ammiratori di Alida Valli. L’attrice polese (1921-2006) ha avuto una lunghissima carriera, di portata internazionale, ma in gioventù è stata anche la più amata diva del ventennio fascista. Dal 1936 al 1943, dall’esordio in I due sergenti al protagonismo in Apparizione, ultimo film girato a Cinecittà prima dell’8 settembre, la baronessa Von Altenburger ha fatto da icona di bellezza, modello di comportamento e simbolo della nazione per milioni di italiani. La sua storia, come ha scritto Oriana Fallaci, è in fondo anche la nostra: «fascismo e telefoni bianchi, dopoguerra e processo Montesi, sconfitte e fughe in America a cercar nuova vita». Dell’Italia, infatti, parlano direttamente o indirettamente le missive più o meno sgrammaticate inviatele da studenti burloni, innamorati focosi, apprendisti-attori, questuanti alla ricerca di soldi o raccomandazione, soldati bisognosi di rassicurazioni e semplici appassionati, cinefili o collezionisti di fotografie autografate. Queste lettere consentono anzitutto di studiare il fandom, di capire meglio chi fossero, cosa pensassero e cosa facessero gli ammiratori di una delle più grandi attrici italiane di sempre. Ma la fan mail di Valli consente più generalmente di raccontare pure il Paese in una congiuntura decisiva per le sue sorti, svelando continuità e discontinuità materiali e immateriali a cavallo della Seconda guerra mondiale, tra monarchia e repubblica, fascismo e democrazia.Pubblicazioni consigliate
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