Gli Ecatommiti dell’umanista ferrarese Giovan Battista Giraldi Cinzio costituiscono un’opera singolare nel panorama letterario cinquecentesco, per la peculiare integrazione, programmaticamente realizzata dall’autore, tra il genere della novellistica e il genere del trattato dialogico. La fortuna dell’opera fu notevole nel tardo Cinquecento, come attestano non soltanto le edizioni che dopo la princeps (Mondovì 1565) furono realizzate nell’arco di un quarantennio (ben sei edizioni, tutte uscite da tipografie veneziane, tra il 1566 e il 1608), ma anche le traduzioni, che rivelano un interesse di ambito europeo. Nonostante il successo cinquecentesco, la raccolta giraldiana rimase in seguito a lungo nell’ombra. Ristampata nell’Ottocento (nel 1834 e nel 1854) in due edizioni incomplete e filologicamente poco attendibili, la raccolta fu fino a oltre la metà del Novecento oggetto di scarso interesse (fatta eccezione per quelle novelle che costituirono la fonte di famosi drammi shakespeariani, come l’Otello e Misura per misura, o di altri testi del teatro francese e spagnolo), considerata anzi quasi emblema del decadimento del genere novellistico e della scrittura poetica nell’età della Controriforma. Gli studi critici degli ultimi decenni hanno consentito di rilevare l’importanza di quest’opera giraldiana, riconducibile alla volontà dell’autore di rifondazione del genere della novellistica, che, nel suo originale e proficuo incontro con le istanze del trattato dialogico, si presenta come coagulo di esperienze culturali, ideologiche, poetiche e come specchio del vivo dibattito coevo su aspetti e problemi politico-sociali. L’opera, che impegnò Giraldi per oltre un trentennio, riflette inoltre (attraverso le spie di un tormentato percorso elaborativo) le tappe di una coerente maturazione poetica e ideologica dello scrittore. La raccolta, peraltro, si offre come miniera di spunti non soltanto narrativi ed eruditi, ma soprattutto di natura etica, filosofica, politica, sociale, la cui incidenza su altre opere della nostra letteratura rimane ancora oggetto di ricerca. Tutti questi aspetti trovano ora una compiuta definizione in un’edizione critica corredata di tutti i necessari sussidi filologici ed esegetici: un’ampia introduzione, accompagnata da una nota biografica e bibliografica (pp. I-CXXVI), un puntuale commento, che evidenzia i percorsi culturali dell’autore, le fonti, lo stile e le scelte linguistiche, i rapporti intertestuali, gli obiettivi edificanti. L’edizione degli Ecatommiti costituisce pertanto un notevole contributo agli studi sulla letteratura del Rinascimento e dell’età della Controriforma, recuperando nella sua forma autentica (attraverso rigorose e innovative metodologie di restauro filologico illustrate in Appendici e in una minuziosa Nota al testo: pp. 1861-2079) il progetto giraldiano di costruzione di una raccolta di cui già i lettori cinquecenteschi riconobbero il valore.

GIOVAN BATTISTA GIRALDI CINZIO, GLI ECATOMMITI

VILLARI, Susanna
2012-01-01

Abstract

Gli Ecatommiti dell’umanista ferrarese Giovan Battista Giraldi Cinzio costituiscono un’opera singolare nel panorama letterario cinquecentesco, per la peculiare integrazione, programmaticamente realizzata dall’autore, tra il genere della novellistica e il genere del trattato dialogico. La fortuna dell’opera fu notevole nel tardo Cinquecento, come attestano non soltanto le edizioni che dopo la princeps (Mondovì 1565) furono realizzate nell’arco di un quarantennio (ben sei edizioni, tutte uscite da tipografie veneziane, tra il 1566 e il 1608), ma anche le traduzioni, che rivelano un interesse di ambito europeo. Nonostante il successo cinquecentesco, la raccolta giraldiana rimase in seguito a lungo nell’ombra. Ristampata nell’Ottocento (nel 1834 e nel 1854) in due edizioni incomplete e filologicamente poco attendibili, la raccolta fu fino a oltre la metà del Novecento oggetto di scarso interesse (fatta eccezione per quelle novelle che costituirono la fonte di famosi drammi shakespeariani, come l’Otello e Misura per misura, o di altri testi del teatro francese e spagnolo), considerata anzi quasi emblema del decadimento del genere novellistico e della scrittura poetica nell’età della Controriforma. Gli studi critici degli ultimi decenni hanno consentito di rilevare l’importanza di quest’opera giraldiana, riconducibile alla volontà dell’autore di rifondazione del genere della novellistica, che, nel suo originale e proficuo incontro con le istanze del trattato dialogico, si presenta come coagulo di esperienze culturali, ideologiche, poetiche e come specchio del vivo dibattito coevo su aspetti e problemi politico-sociali. L’opera, che impegnò Giraldi per oltre un trentennio, riflette inoltre (attraverso le spie di un tormentato percorso elaborativo) le tappe di una coerente maturazione poetica e ideologica dello scrittore. La raccolta, peraltro, si offre come miniera di spunti non soltanto narrativi ed eruditi, ma soprattutto di natura etica, filosofica, politica, sociale, la cui incidenza su altre opere della nostra letteratura rimane ancora oggetto di ricerca. Tutti questi aspetti trovano ora una compiuta definizione in un’edizione critica corredata di tutti i necessari sussidi filologici ed esegetici: un’ampia introduzione, accompagnata da una nota biografica e bibliografica (pp. I-CXXVI), un puntuale commento, che evidenzia i percorsi culturali dell’autore, le fonti, lo stile e le scelte linguistiche, i rapporti intertestuali, gli obiettivi edificanti. L’edizione degli Ecatommiti costituisce pertanto un notevole contributo agli studi sulla letteratura del Rinascimento e dell’età della Controriforma, recuperando nella sua forma autentica (attraverso rigorose e innovative metodologie di restauro filologico illustrate in Appendici e in una minuziosa Nota al testo: pp. 1861-2079) il progetto giraldiano di costruzione di una raccolta di cui già i lettori cinquecenteschi riconobbero il valore.
2012
I novellieri italiani
9788884027634
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