L’autore, dopo avere individuato i presupposti della globalizzazione economica ed averne indicato i limiti, contesta la tesi secondo cui la mondializzazione (anche giuridica) sarebbe una sorta di destino inevitabile. Sottolinea altresì che il fenomeno in realtà è ancora circoscritto, risultando generalmente riconnesso ai modi di essere e di operare delle multinazionali, le quali riescono a imporre proprie politiche commerciali, a indurre bisogni nella popolazione mondiale, a suggerire e rendere operativi meccanismi giuridici sopranazionali a supporto dei commerci globali e per la soluzione dei conflitti. Si è parlato così di una nuova lex mercatoria e sono stati celebrati gli apporti costruttivi della World Trade Organisation, della normativa Unidroit e di quanti (enti sopranazionali e grandi studi legali, i cc.dd. mercanti del diritto) hanno operato al fine di costruire un modello efficiente di diritto globale. Sennonché, la realtà ha mostrato e mostra come in effetti il nesso tra disciplina giuridica degli affari e diritto nazionale sia tutt’altro che superato o negletto. Al contrario, si registrano sempre nuovi localismi e il diritto nazionale resta sempre punto di riferimento obbligato, specie per la miriade di rapporti che non raggiungono la dimensione sopranazionale. Ecco perché l’epoca attuale viene frequentemente designata non già in termini di globalizzazione quanto piuttosto di “glocalizzazione”. La strada per una effettiva mondializzazione dell’economia e del diritto si presenta insomma ancora lunga e costellata di difficoltà e di incertezze, specie se ci si ponga come obiettivo il superamento dei punti di debolezza di quella che è stata definita come una globalizzazione che non ha funzionato e si voglia quindi lavorare per una mondializzazione che funzioni: a garanzia degli interessi generali e a tutela dei più deboli. In definitiva, residua ancora ampio spazio per i diritti locali. In particolare, l’ordinamento italiano mantiene valore e mostra una grande capacità di adattamento pur in presenza delle spinte globali. Nella seconda parte del volume l’autore ripropone alcune riflessioni (risalenti) sui tempi necessari per una mondializzazione efficace ed efficiente e sulla necessità di guardare a una disciplina sopranazionale allorché si abbia a che fare con fenomeni per loro natura destinati a una proiezione multinazionale o universale, come ad esempio le biotecnologie e la biomedicina. Suggerisce poi una serie di letture originali su temi molto controversi del diritto dell’impresa e degli affari, recentemente arricchiti di interessanti spunti a seguito delle sollecitazioni connesse alla globalizzazione: la nuova governance delle società in Italia, i sistemi di misurazione interna e internazionale della competitività, il c.d. shopping giuridico, il diritto delle possibilità e l’autonomia nella scelta del regime giuridico delle società, le ristrutturazioni e la funzione dei mercanti del diritto. Il volume si conclude, non casualmente, con qualche considerazione sui paradossi insiti nell'idea e nel concetto di “diritto universale” in un’epoca in cui il “local” convive abitualmente col "global" ed anzi molto frequentemente prevale su quest'ultimo.
MERCATO GLOBALE E DIRITTO DELL'IMPRESA
ALAGNA, Sergio
2009-01-01
Abstract
L’autore, dopo avere individuato i presupposti della globalizzazione economica ed averne indicato i limiti, contesta la tesi secondo cui la mondializzazione (anche giuridica) sarebbe una sorta di destino inevitabile. Sottolinea altresì che il fenomeno in realtà è ancora circoscritto, risultando generalmente riconnesso ai modi di essere e di operare delle multinazionali, le quali riescono a imporre proprie politiche commerciali, a indurre bisogni nella popolazione mondiale, a suggerire e rendere operativi meccanismi giuridici sopranazionali a supporto dei commerci globali e per la soluzione dei conflitti. Si è parlato così di una nuova lex mercatoria e sono stati celebrati gli apporti costruttivi della World Trade Organisation, della normativa Unidroit e di quanti (enti sopranazionali e grandi studi legali, i cc.dd. mercanti del diritto) hanno operato al fine di costruire un modello efficiente di diritto globale. Sennonché, la realtà ha mostrato e mostra come in effetti il nesso tra disciplina giuridica degli affari e diritto nazionale sia tutt’altro che superato o negletto. Al contrario, si registrano sempre nuovi localismi e il diritto nazionale resta sempre punto di riferimento obbligato, specie per la miriade di rapporti che non raggiungono la dimensione sopranazionale. Ecco perché l’epoca attuale viene frequentemente designata non già in termini di globalizzazione quanto piuttosto di “glocalizzazione”. La strada per una effettiva mondializzazione dell’economia e del diritto si presenta insomma ancora lunga e costellata di difficoltà e di incertezze, specie se ci si ponga come obiettivo il superamento dei punti di debolezza di quella che è stata definita come una globalizzazione che non ha funzionato e si voglia quindi lavorare per una mondializzazione che funzioni: a garanzia degli interessi generali e a tutela dei più deboli. In definitiva, residua ancora ampio spazio per i diritti locali. In particolare, l’ordinamento italiano mantiene valore e mostra una grande capacità di adattamento pur in presenza delle spinte globali. Nella seconda parte del volume l’autore ripropone alcune riflessioni (risalenti) sui tempi necessari per una mondializzazione efficace ed efficiente e sulla necessità di guardare a una disciplina sopranazionale allorché si abbia a che fare con fenomeni per loro natura destinati a una proiezione multinazionale o universale, come ad esempio le biotecnologie e la biomedicina. Suggerisce poi una serie di letture originali su temi molto controversi del diritto dell’impresa e degli affari, recentemente arricchiti di interessanti spunti a seguito delle sollecitazioni connesse alla globalizzazione: la nuova governance delle società in Italia, i sistemi di misurazione interna e internazionale della competitività, il c.d. shopping giuridico, il diritto delle possibilità e l’autonomia nella scelta del regime giuridico delle società, le ristrutturazioni e la funzione dei mercanti del diritto. Il volume si conclude, non casualmente, con qualche considerazione sui paradossi insiti nell'idea e nel concetto di “diritto universale” in un’epoca in cui il “local” convive abitualmente col "global" ed anzi molto frequentemente prevale su quest'ultimo.Pubblicazioni consigliate
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