L’editio Rovilliana di Celio Aureliano, pubblicata anonima a Lione per la prima volta da Guillame Rouillé e collegabile ormai con certezza all’attività emendatoria ed esegetica di Jacques Dalechamps, è di grande valore per la constitutio textus delle Passione celeres e delle Passiones tardae. Essa presenta un testo spesso migliore di quello delle editiones principes e contiene nei margini ulteriori buone lezioni. Sebbene il frontespizio e l’epistola al lettore dichiarino che il revisore ha utilizzato tradizione manoscritta, gli studiosi del testo celiano, da Amman in poi, concordano nel ritenere congetture tutte le sue lezioni peculiari, senza impegnarsi, con l’eccezione di Pierre Schmid, in una rivisitazione personale del problema. E ciò, anche se questo risulta cruciale in considerazione della peculiarità della tradizione del testo, per il quale i testimoni manoscritti si riducono a tre fogli di un codice di IX secolo conservati a Zwickau, che trasmettono alcuni capitoli delle Passiones tardae. Sulla scorta delle ricerche da lei condotte in precedenza sulla Rovilliana, che, avendo permesso di riconoscere in questa edizione l’attività critico esegetica di Dalechamps, hanno restituito credibilità alle dichiarazioni editoriali con cui si attribuisce l’emendatio a un medico excellentissimus et literatissimus, l’autrice torna a interrogarsi sulla questione, giungendo a conclusioni nuove. Dopo avere rimesso in discussione le argomentazioni formulate a suo tempo da Schmid, l’autrice esamina una campionatura di lezioni marginali, per lo più non registrate negli apparati delle edizioni moderne, che per la loro stessa natura di vox nihili, volgarismo, errore evidente, glossa di lezione genuina poi corrottasi, difficilmente possono essere ritenute congetture. Casi come questi non permettono di escludere che la Rovilliana conservi tracce di tradizione perduta, mentre impongono di guardare a questa edizione con occhio più attento e problematico.
Possibili varianti di trasmissione nei margini dell'editio Rovilliana di Celio Aureliano
URSO, Anna Maria
2010-01-01
Abstract
L’editio Rovilliana di Celio Aureliano, pubblicata anonima a Lione per la prima volta da Guillame Rouillé e collegabile ormai con certezza all’attività emendatoria ed esegetica di Jacques Dalechamps, è di grande valore per la constitutio textus delle Passione celeres e delle Passiones tardae. Essa presenta un testo spesso migliore di quello delle editiones principes e contiene nei margini ulteriori buone lezioni. Sebbene il frontespizio e l’epistola al lettore dichiarino che il revisore ha utilizzato tradizione manoscritta, gli studiosi del testo celiano, da Amman in poi, concordano nel ritenere congetture tutte le sue lezioni peculiari, senza impegnarsi, con l’eccezione di Pierre Schmid, in una rivisitazione personale del problema. E ciò, anche se questo risulta cruciale in considerazione della peculiarità della tradizione del testo, per il quale i testimoni manoscritti si riducono a tre fogli di un codice di IX secolo conservati a Zwickau, che trasmettono alcuni capitoli delle Passiones tardae. Sulla scorta delle ricerche da lei condotte in precedenza sulla Rovilliana, che, avendo permesso di riconoscere in questa edizione l’attività critico esegetica di Dalechamps, hanno restituito credibilità alle dichiarazioni editoriali con cui si attribuisce l’emendatio a un medico excellentissimus et literatissimus, l’autrice torna a interrogarsi sulla questione, giungendo a conclusioni nuove. Dopo avere rimesso in discussione le argomentazioni formulate a suo tempo da Schmid, l’autrice esamina una campionatura di lezioni marginali, per lo più non registrate negli apparati delle edizioni moderne, che per la loro stessa natura di vox nihili, volgarismo, errore evidente, glossa di lezione genuina poi corrottasi, difficilmente possono essere ritenute congetture. Casi come questi non permettono di escludere che la Rovilliana conservi tracce di tradizione perduta, mentre impongono di guardare a questa edizione con occhio più attento e problematico.Pubblicazioni consigliate
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