Erano sinora passati inosservati i carmi traditi dal ms. Berlinese, Phill. 1605, zibaldone autografo dell’umanista Raffaele Regio, che si è rivelato una preziosa cava di materiali poetici connessi con l’Accademia di Pomponio Leto, nella Roma di Sisto IV. Si tratta di epigrammi connotati in senso anticuriale (tra i quali spicca un libellus In Cardinales di acuminata vis demistificatrice), in gran parte ascritti alla penna corrosiva di Giovan Battista Capranica, vescovo di Fermo e sodale pomponiano con lo pseudonimo di Flavio Pantagato. La biografia culturale del vescovo umanista acquista così una inedita angolatura, andando ad accrescere non solo la documentazione inerente il filone satirico-politico della poesia umanistica, ma soprattutto consentendo di caratterizzare in termini meno convenzionali la portata ideologica della seconda Accademia romana, solitamente inquadrata nella storiografia letteraria come organica al contesto ecclesiastico. Si definisce così una linea di collegamento sinora insospettata con la cronachistica di denuncia espressa da Stefano Infessura e con certe inclinazioni iconoclaste dell’opera di Bartolomeo Platina. Dei carmi vengono sviscerate tutta la carica allusiva e le stratificazioni del repertorio stilistico-espressivo, nonché la rete dei riferimenti prosopografici e storici. L’allestimento del testo critico si misura col problema metodologico posto dalla peculiarità di una tradizione molto mobile, caratterizzata da ‘debolezza’ strutturale dei prodotti, che sono esposti a riaggregazioni, avvio orale della trasmissione, perdita nelle sillogi dell’attestazione distintiva della rubrica; esso pertanto costituisce anche una proposta sperimentale nell’ambito dell’ecdotica della poesia umanistica.
Letteratura antisistina. Nuovi epigrammi di Flavio Pantagato
MALTA, Caterina
2004-01-01
Abstract
Erano sinora passati inosservati i carmi traditi dal ms. Berlinese, Phill. 1605, zibaldone autografo dell’umanista Raffaele Regio, che si è rivelato una preziosa cava di materiali poetici connessi con l’Accademia di Pomponio Leto, nella Roma di Sisto IV. Si tratta di epigrammi connotati in senso anticuriale (tra i quali spicca un libellus In Cardinales di acuminata vis demistificatrice), in gran parte ascritti alla penna corrosiva di Giovan Battista Capranica, vescovo di Fermo e sodale pomponiano con lo pseudonimo di Flavio Pantagato. La biografia culturale del vescovo umanista acquista così una inedita angolatura, andando ad accrescere non solo la documentazione inerente il filone satirico-politico della poesia umanistica, ma soprattutto consentendo di caratterizzare in termini meno convenzionali la portata ideologica della seconda Accademia romana, solitamente inquadrata nella storiografia letteraria come organica al contesto ecclesiastico. Si definisce così una linea di collegamento sinora insospettata con la cronachistica di denuncia espressa da Stefano Infessura e con certe inclinazioni iconoclaste dell’opera di Bartolomeo Platina. Dei carmi vengono sviscerate tutta la carica allusiva e le stratificazioni del repertorio stilistico-espressivo, nonché la rete dei riferimenti prosopografici e storici. L’allestimento del testo critico si misura col problema metodologico posto dalla peculiarità di una tradizione molto mobile, caratterizzata da ‘debolezza’ strutturale dei prodotti, che sono esposti a riaggregazioni, avvio orale della trasmissione, perdita nelle sillogi dell’attestazione distintiva della rubrica; esso pertanto costituisce anche una proposta sperimentale nell’ambito dell’ecdotica della poesia umanistica.Pubblicazioni consigliate
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