L’analisi del tipo monetale della sella curulis quale elemento simboleggiante l’autorità politica, è funzionale ad indagare l’idea del potere attraverso gli elementi che lo connotano sulla monetazione per ricavare come questa idea fosse percepita dai contemporanei, soprattutto per quanto riguarda l’aspirazione all’auctoritas, che caratterizza la tarda Repubblica, in particolare in relazione alla figura di Cesare e al critico momento di passaggio all’età imperiale. Questo seggio rappresenta un tipo principale sui coni di età repubblicana per un periodo non molto ampio (84-40 a.C.), in relazione con la figura del magistrato monetale. Prevale la raffigurazione della sella sul R/ delle monete; in generale sui D/ vediamo una predominanza di divinità e personificazioni (Cibele, Ercole, Cerere, Vesta, Libertas, Roma, Giove, Apollo, Honos, Africa), in relazione con le ascendenze familiari del magistrato monetale o con le tendenze politiche del tempo. Sul finire dell’età repubblicana in abbinamento alla s.c. sull’altro verso della moneta appaiono anche personaggi “pubblici” contemporanei: Ottaviano si presenta in legenda come triumviro Rei Publicae constituendae e quale erede di Cesare di cui egli celebra il ricordo o la divinizzazione attraverso la raffigurazione della sella curule unita alla corona di alloro. Il fenomeno della presenza della sella curule come tipo principale in età imperiale è invece limitato. La sella come elemento denotativo di altri soggetti che vi sono seduti, facente parte di scene complesse, appartiene per la quasi totalità all’età imperiale. In età repubblicana la sella curule appare in un solo caso come seggio di un personaggio, la personificazione del Genius del Popolo Romano, quindi significativamente non in relazione con una figura umana, essendo questo ancora un taboo. La sella curule non compare in connessione con personaggi storici fino a Ottaviano (tra il 29 e il 27 a.C.), che si autorappresenta come il diretto e ormai unico successore di Cesare, in quanto egli stesso con eguali diritti e cariche che passavano proprio dall’uso di questo seggio. Per tutta l’età imperiale vi appaiono seduti gli Imperatori con l’intento di una autorappresentazione, spesso durante cerimonie pubbliche (congiarium, liberalitas …) o in alcuni casi nello schema della divinizzazione. Solo alcune personificazioni femminili occupano questo seggio e sono da leggere come riferimenti alle virtutes imperiali o a Roma nel suo ruolo di “rappresentante” della collettività del popolo governato. A volte la s.c. sembra apparire come segno distintivo del/i legittimo/i erede/i alla successione, essendovi rappresentato/i seduto/i insieme l’Imperatore e il/i cesare/i. Si è potuto osservare come questo emblema del potere venga recuperato in età imperiale con un significato di base in parte mutato rispetto all’età tardo-repubblicana, cioè come attributo peculiare - tramite la figura dell’Imperatore, legittimato attraverso la sua carica di console - del potere imperiale. Se durante la Repubblica non avevano avuto successo le aspirazioni di personalizzazione del potere di un singolo, con Ottaviano si erano poste le basi per questo diverso utilizzo simbolico della s.c. È l’emissione che lo raffigura sulla sella curule con in mano la Vittoria a costituire il “discrimine” fra era repubblicana ed età imperiale essendo egli il primo a sedere sulla s.c. fino a quel momento vuota o emblematicamente occupata soltanto dal Genius Populi Romani, al quale si sostituisce forse a volerne ereditare il ruolo di nume tutelare del popolo romano.
Origine e tradizione iconica di un'immagine monetale: proposta di strutturazione di un lemma. La sella curulis
PUGLISI, Mariangela
2004-01-01
Abstract
L’analisi del tipo monetale della sella curulis quale elemento simboleggiante l’autorità politica, è funzionale ad indagare l’idea del potere attraverso gli elementi che lo connotano sulla monetazione per ricavare come questa idea fosse percepita dai contemporanei, soprattutto per quanto riguarda l’aspirazione all’auctoritas, che caratterizza la tarda Repubblica, in particolare in relazione alla figura di Cesare e al critico momento di passaggio all’età imperiale. Questo seggio rappresenta un tipo principale sui coni di età repubblicana per un periodo non molto ampio (84-40 a.C.), in relazione con la figura del magistrato monetale. Prevale la raffigurazione della sella sul R/ delle monete; in generale sui D/ vediamo una predominanza di divinità e personificazioni (Cibele, Ercole, Cerere, Vesta, Libertas, Roma, Giove, Apollo, Honos, Africa), in relazione con le ascendenze familiari del magistrato monetale o con le tendenze politiche del tempo. Sul finire dell’età repubblicana in abbinamento alla s.c. sull’altro verso della moneta appaiono anche personaggi “pubblici” contemporanei: Ottaviano si presenta in legenda come triumviro Rei Publicae constituendae e quale erede di Cesare di cui egli celebra il ricordo o la divinizzazione attraverso la raffigurazione della sella curule unita alla corona di alloro. Il fenomeno della presenza della sella curule come tipo principale in età imperiale è invece limitato. La sella come elemento denotativo di altri soggetti che vi sono seduti, facente parte di scene complesse, appartiene per la quasi totalità all’età imperiale. In età repubblicana la sella curule appare in un solo caso come seggio di un personaggio, la personificazione del Genius del Popolo Romano, quindi significativamente non in relazione con una figura umana, essendo questo ancora un taboo. La sella curule non compare in connessione con personaggi storici fino a Ottaviano (tra il 29 e il 27 a.C.), che si autorappresenta come il diretto e ormai unico successore di Cesare, in quanto egli stesso con eguali diritti e cariche che passavano proprio dall’uso di questo seggio. Per tutta l’età imperiale vi appaiono seduti gli Imperatori con l’intento di una autorappresentazione, spesso durante cerimonie pubbliche (congiarium, liberalitas …) o in alcuni casi nello schema della divinizzazione. Solo alcune personificazioni femminili occupano questo seggio e sono da leggere come riferimenti alle virtutes imperiali o a Roma nel suo ruolo di “rappresentante” della collettività del popolo governato. A volte la s.c. sembra apparire come segno distintivo del/i legittimo/i erede/i alla successione, essendovi rappresentato/i seduto/i insieme l’Imperatore e il/i cesare/i. Si è potuto osservare come questo emblema del potere venga recuperato in età imperiale con un significato di base in parte mutato rispetto all’età tardo-repubblicana, cioè come attributo peculiare - tramite la figura dell’Imperatore, legittimato attraverso la sua carica di console - del potere imperiale. Se durante la Repubblica non avevano avuto successo le aspirazioni di personalizzazione del potere di un singolo, con Ottaviano si erano poste le basi per questo diverso utilizzo simbolico della s.c. È l’emissione che lo raffigura sulla sella curule con in mano la Vittoria a costituire il “discrimine” fra era repubblicana ed età imperiale essendo egli il primo a sedere sulla s.c. fino a quel momento vuota o emblematicamente occupata soltanto dal Genius Populi Romani, al quale si sostituisce forse a volerne ereditare il ruolo di nume tutelare del popolo romano.Pubblicazioni consigliate
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