Il saggio analizza i problemi sollevati dal nuovo art. 25 septies d.lgs. 231/01. Nucleo essenziale del lavoro è dato dai problemi di compatibilità tra una responsabilità dell’ente per un reato colposo ed i criteri di imputazione (“interesse” e “vantaggio”) fissati dall’art. 5 d.lgs. 231/01. Dopo un attento vaglio critico delle diverse opzioni interpretative prospettate in dottrina, l’autrice arriva alla conclusione della difficile risolvibilità della questione de iure condito. Da qui l’auspicio verso un intervento legislativo che renda compatibile il criterio oggettivo di imputazione del reato all’ente con il nuovo art. 25 septies d.lgs 231/01. In particolare, la soluzione prospettata è quella di un superamento del criterio dell’interesse, in favore di un generico riferimento all’esercizio dell’attività rischiosa tipica dell’ente, ritenuto maggiormente in linea con un’autentica colpa di organizzazione. Nella seconda parte del saggio si affronta il tema dei rapporti tra i modelli organizzativi previsti dal d.lgs. 231/01 e quelli cui fa riferimento il d.lgs. 81 del 2008. Lo studio si conclude con una riflessione circa il mancato raggiungimento dell’obiettivo perseguito dal d.lgs. 231/01, di far attecchire la cultura della legalità nell’impresa italiana e sul ruolo propulsivo che può essere svolto proprio dall’inserimento tra i reati presupposto di quelli in materia di sicurezza del lavoro.
Infortuni sul lavoro e responsabilità degli enti: un difficile equilibrio normativo
VITARELLI, Tiziana
2009-01-01
Abstract
Il saggio analizza i problemi sollevati dal nuovo art. 25 septies d.lgs. 231/01. Nucleo essenziale del lavoro è dato dai problemi di compatibilità tra una responsabilità dell’ente per un reato colposo ed i criteri di imputazione (“interesse” e “vantaggio”) fissati dall’art. 5 d.lgs. 231/01. Dopo un attento vaglio critico delle diverse opzioni interpretative prospettate in dottrina, l’autrice arriva alla conclusione della difficile risolvibilità della questione de iure condito. Da qui l’auspicio verso un intervento legislativo che renda compatibile il criterio oggettivo di imputazione del reato all’ente con il nuovo art. 25 septies d.lgs 231/01. In particolare, la soluzione prospettata è quella di un superamento del criterio dell’interesse, in favore di un generico riferimento all’esercizio dell’attività rischiosa tipica dell’ente, ritenuto maggiormente in linea con un’autentica colpa di organizzazione. Nella seconda parte del saggio si affronta il tema dei rapporti tra i modelli organizzativi previsti dal d.lgs. 231/01 e quelli cui fa riferimento il d.lgs. 81 del 2008. Lo studio si conclude con una riflessione circa il mancato raggiungimento dell’obiettivo perseguito dal d.lgs. 231/01, di far attecchire la cultura della legalità nell’impresa italiana e sul ruolo propulsivo che può essere svolto proprio dall’inserimento tra i reati presupposto di quelli in materia di sicurezza del lavoro.Pubblicazioni consigliate
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