La mental practice o “motor imagery” (MI) è una tecnica di training basata sull’immaginazione motoria, definita come la rappresentazione mentale di un movimento in assenza della sua reale esecuzione1,2. Studi di cronometria mentale hanno evidenziato che il tempo impiegato ad immaginare un movimento è strettamente correlato al tempo necessario a eseguirlo fisicamente, suggerendo che i movimenti reali e quelli immaginati sono funzionalmente simili3. Negli ultimi anni, alcuni esperimenti condotti attraverso fMRI ed EEG4,5 hanno dimostrato che la rappresentazione mentale degli eventi motori (“motor imagery ”) coinvolge le stesse aree corticali che sono attivate durante l’esecuzione dei movimenti. Secondo i risultati di alcuni studi la combinazione della pratica fisica e mentale di un movimento determina una performance di apprendimento superiore rispetto alla sola pratica fisica6,7. Partendo da queste premesse, sono stati effettuati tentativi di utilizzare la mental practice nella riabilitazione del movimento post-ictus con incoraggianti risultati8. Diversi studi dimostravano che pazienti con esiti di ictus possono ulteriormente migliorare le loro capacità funzionali motorie mediante training mentale9. Anche in ambito ortopedico sono stati studiati gli effetti di “Motor Imagery10. Alcuni studi hanno valutato gli effetti che l’esercizio mentale produceva in pazienti con infortuni alla caviglia al fine di prevenire l’ ipotrofia muscolare legata a immobilità11. L’obiettivo di questo studio è stato quello di valutare gli effetti prodotti da tale esercizio mentale sul muscolo quadricipite femorale in termini sia di incremento di forza sia di miglioramento del trofismo muscolare, rispetto all’esecuzione di contrazioni muscolari isometriche a bassa intensità e rispetto alla non esecuzione di alcun tipo di esercizio. Sono stati reclutati 45 pazienti suddivisi a random in tre gruppi. Il primo gruppo eseguiva esercizi immaginativi; il secondo effettuava delle contrazioni isometriche del quadricipite femorale ed il terzo gruppo non eseguiva alcun tipo di esercizio.
L’esercizio immaginativo: effetti sull’incremento di forza delquadricipite femorale
TERRANOVA, AURELIO;VERMIGLIO, Mario
2009-01-01
Abstract
La mental practice o “motor imagery” (MI) è una tecnica di training basata sull’immaginazione motoria, definita come la rappresentazione mentale di un movimento in assenza della sua reale esecuzione1,2. Studi di cronometria mentale hanno evidenziato che il tempo impiegato ad immaginare un movimento è strettamente correlato al tempo necessario a eseguirlo fisicamente, suggerendo che i movimenti reali e quelli immaginati sono funzionalmente simili3. Negli ultimi anni, alcuni esperimenti condotti attraverso fMRI ed EEG4,5 hanno dimostrato che la rappresentazione mentale degli eventi motori (“motor imagery ”) coinvolge le stesse aree corticali che sono attivate durante l’esecuzione dei movimenti. Secondo i risultati di alcuni studi la combinazione della pratica fisica e mentale di un movimento determina una performance di apprendimento superiore rispetto alla sola pratica fisica6,7. Partendo da queste premesse, sono stati effettuati tentativi di utilizzare la mental practice nella riabilitazione del movimento post-ictus con incoraggianti risultati8. Diversi studi dimostravano che pazienti con esiti di ictus possono ulteriormente migliorare le loro capacità funzionali motorie mediante training mentale9. Anche in ambito ortopedico sono stati studiati gli effetti di “Motor Imagery10. Alcuni studi hanno valutato gli effetti che l’esercizio mentale produceva in pazienti con infortuni alla caviglia al fine di prevenire l’ ipotrofia muscolare legata a immobilità11. L’obiettivo di questo studio è stato quello di valutare gli effetti prodotti da tale esercizio mentale sul muscolo quadricipite femorale in termini sia di incremento di forza sia di miglioramento del trofismo muscolare, rispetto all’esecuzione di contrazioni muscolari isometriche a bassa intensità e rispetto alla non esecuzione di alcun tipo di esercizio. Sono stati reclutati 45 pazienti suddivisi a random in tre gruppi. Il primo gruppo eseguiva esercizi immaginativi; il secondo effettuava delle contrazioni isometriche del quadricipite femorale ed il terzo gruppo non eseguiva alcun tipo di esercizio.Pubblicazioni consigliate
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