Lo studio ha come punto di partenza un’indagine comparata, nell’ambito delle principali democrazie del mondo occidentale, tesa ad identificare le articolate caratteristiche del bipolarismo. Di esso viene proposta una possibile tipologia fondata sulle norme di “ingegneria costituzionale” o “elettorale” che tendono a “costruirlo” (il bipolarismo “naturale”, vale a dire capace di imporsi “per forza propria” in assenza di regole che ne favoriscano la nascita, è infatti una vera rarità), oltre che sull’indagine (anche storica), sulla realtà vivente di tali norme nell’ambito dei sistemi di partito effettivamente esistenti. Si passa poi al caso italiano, esaminando le due leggi elettorali parzialmente maggioritarie (approvate nel 1993 e nel 2005) e il funzionamento del nostro sistema politico istituzionale nel periodo della loro rispettiva vigenza (dalla XII alla XVI legislatura), formulando infine un giudizio fortemente critico sul bipolarismo italiano: sopravvivenza del multipartitismo estremo, coalizioni “forzate” dal sistema e, di conseguenza, assolutamente non omogenee, trasformismo di dimensioni sconcertanti, polarizzazione estrema con schieramenti fortemente contrapposti che hanno prodotto un clima di tensione ulteriormente “gonfiato” dalla propaganda per motivi elettoralistici; elementi, questi, che hanno messo a dura prova la stessa legittimazione del sistema democratico. Si conclude con l’auspicio della nascita di un nuovo bipolarismo con regole rinnovate, che possa restituire al Paese la serenità, nel quadro di una rinascita all’insegna della democrazia e della legalità.

Il bipolarismo fra mito e realtà. Che cosa non ha funzionato nel "caso italiano"?

RUSSO, Alberto
2011-01-01

Abstract

Lo studio ha come punto di partenza un’indagine comparata, nell’ambito delle principali democrazie del mondo occidentale, tesa ad identificare le articolate caratteristiche del bipolarismo. Di esso viene proposta una possibile tipologia fondata sulle norme di “ingegneria costituzionale” o “elettorale” che tendono a “costruirlo” (il bipolarismo “naturale”, vale a dire capace di imporsi “per forza propria” in assenza di regole che ne favoriscano la nascita, è infatti una vera rarità), oltre che sull’indagine (anche storica), sulla realtà vivente di tali norme nell’ambito dei sistemi di partito effettivamente esistenti. Si passa poi al caso italiano, esaminando le due leggi elettorali parzialmente maggioritarie (approvate nel 1993 e nel 2005) e il funzionamento del nostro sistema politico istituzionale nel periodo della loro rispettiva vigenza (dalla XII alla XVI legislatura), formulando infine un giudizio fortemente critico sul bipolarismo italiano: sopravvivenza del multipartitismo estremo, coalizioni “forzate” dal sistema e, di conseguenza, assolutamente non omogenee, trasformismo di dimensioni sconcertanti, polarizzazione estrema con schieramenti fortemente contrapposti che hanno prodotto un clima di tensione ulteriormente “gonfiato” dalla propaganda per motivi elettoralistici; elementi, questi, che hanno messo a dura prova la stessa legittimazione del sistema democratico. Si conclude con l’auspicio della nascita di un nuovo bipolarismo con regole rinnovate, che possa restituire al Paese la serenità, nel quadro di una rinascita all’insegna della democrazia e della legalità.
2011
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