In una ideale galleria di ritratti della classe politica siciliana del secondo dopoguerra, D’Antoni si colloca in posizione più defilata rispetto a figure di intellettuali e politiche di spicco come Giuseppe Alessi, Salvatore Aldisio, Enrico La Loggia, Girolamo Li Causi e Silvio Milazzo. Tuttavia Paolo D’Antoni diede un contributo di notevole importanza all’affermazione dell’autonomia speciale siciliana, soprattutto dai banchi dell’Assemblea Regionale Siciliana in cui sedette dalla I alla IV legislatura. Egli si formò politicamente frequentando da giovanissimo il movimento della Democrazia Sociale trapanese, fondato da Nunzio Nasi, ex sindaco di Trapani e due volte ministro nei governi liberali in età giolittiana. La sua carriera politica iniziò durante l’occupazione alleata della Sicilia, nel 1943-44, ricoprendo la carica di prefetto di Trapani; carica che gli venne confermata dopo la consegna della Sicilia al governo provvisorio dell’Italia. Nel 1947 fu eletto all’Assemblea regionale siciliana e rimase parlamentare siciliano fino alla IV legislatura. Già da prefetto e poi da parlamentare, venuto a contatto con le contraddizioni economiche e sociali del popolo siciliano maturò il suo impegno militante in favore della ricostruzione in chiave autonomistica e federalista della Sicilia. Egli associava la battaglia per l’autonomia siciliana a quello per uno sviluppo economico autonomo ed autocentrato, da costruire soprattutto mediante l’uso produttivo delle materie prime e delle risorse naturali dell’isola. Per raggiungere questo obiettivo e per superare l’ostilità e le resistenza delle classi egemoni nazionali la tendenza centralista e assistenzialista dello Stato centrale, D’Antoni propose la formazione di un “governo di unità siciliana” da parte di tutte le forze politiche autenticamente autonomiste, per il tempo necessario a difendere le prerogative dello Statuto speciale e impostare una politica di sviluppo economico-industriale. Paolo D’Antoni ha partecipato in posizione critica all’operazione Milazzo, l’ultimo tentativo, in ordine di tempo di mettere in minoranza all’interno del parlamento e del governo regionale, le forze economiche e politiche anti-autonomistiche. L’articolo intende contribuire a dimostrare che si può essere politici a tempo pieno senza pere questo trasformare la politica in appoggio di un élite di politici di mestiere.
Paolo D'Antoni, autonomista e politico gentiluomo
ANASTASI, Antonino
2012-01-01
Abstract
In una ideale galleria di ritratti della classe politica siciliana del secondo dopoguerra, D’Antoni si colloca in posizione più defilata rispetto a figure di intellettuali e politiche di spicco come Giuseppe Alessi, Salvatore Aldisio, Enrico La Loggia, Girolamo Li Causi e Silvio Milazzo. Tuttavia Paolo D’Antoni diede un contributo di notevole importanza all’affermazione dell’autonomia speciale siciliana, soprattutto dai banchi dell’Assemblea Regionale Siciliana in cui sedette dalla I alla IV legislatura. Egli si formò politicamente frequentando da giovanissimo il movimento della Democrazia Sociale trapanese, fondato da Nunzio Nasi, ex sindaco di Trapani e due volte ministro nei governi liberali in età giolittiana. La sua carriera politica iniziò durante l’occupazione alleata della Sicilia, nel 1943-44, ricoprendo la carica di prefetto di Trapani; carica che gli venne confermata dopo la consegna della Sicilia al governo provvisorio dell’Italia. Nel 1947 fu eletto all’Assemblea regionale siciliana e rimase parlamentare siciliano fino alla IV legislatura. Già da prefetto e poi da parlamentare, venuto a contatto con le contraddizioni economiche e sociali del popolo siciliano maturò il suo impegno militante in favore della ricostruzione in chiave autonomistica e federalista della Sicilia. Egli associava la battaglia per l’autonomia siciliana a quello per uno sviluppo economico autonomo ed autocentrato, da costruire soprattutto mediante l’uso produttivo delle materie prime e delle risorse naturali dell’isola. Per raggiungere questo obiettivo e per superare l’ostilità e le resistenza delle classi egemoni nazionali la tendenza centralista e assistenzialista dello Stato centrale, D’Antoni propose la formazione di un “governo di unità siciliana” da parte di tutte le forze politiche autenticamente autonomiste, per il tempo necessario a difendere le prerogative dello Statuto speciale e impostare una politica di sviluppo economico-industriale. Paolo D’Antoni ha partecipato in posizione critica all’operazione Milazzo, l’ultimo tentativo, in ordine di tempo di mettere in minoranza all’interno del parlamento e del governo regionale, le forze economiche e politiche anti-autonomistiche. L’articolo intende contribuire a dimostrare che si può essere politici a tempo pieno senza pere questo trasformare la politica in appoggio di un élite di politici di mestiere.Pubblicazioni consigliate
I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.