L’attribuzione della traduzione medievale greco-latina del commento di Galeno agli «Aforismi» di Ippocrate si è finora fondata sull’autorità del ms. Vindobonensis 2328, a. 1314, secondo cui la prima parte del testo ‘usque ad tertianam veram’ (il riferimento è da intendersi al lemma di IV 59) sarebbe stata tradotta da Burgundio da Pisa e la seconda parte, fino alla fine, da Niccolò da Reggio. Sebbene non sia stata messa in discussione fino a tempi recenti, questa attribuzione è però contraddetta dal ms. Vat. Lat. 2369, sec. XIV, che assegna l’intera traduzione a Niccolò da Reggio, mentre non è confermata da altri testimoni, nei quali la versione è tramandata anonima. L’autrice si propone di studiare la questione attraverso un’analisi linguistico-stilistica, condotta secondo il metodo che Lorenzo Minio Paluello ha elaborato per fare chiarezza nel corpus dell’Aristotele latino e che Richard Durling ha applicato per primo alle traduzioni greco-latine medievali di Galeno. Attraverso l’esame di undici parti sincategorematiche del discorso, la cui resa è indagata su quattro manoscritti e messa a confronto con le scelte traduttive di Burgundio e Niccolò, viene confermata e suffragata la testimonianza del Vindobonensis; inoltre, l’individuazione, nel corso di IV 59, di un equivalente inatteso dell’aggettivo akribés, peculiare del sistema di equivalenze di Burgundio, consente di precisare l’indicazione del manoscritto a proposito del punto in cui a Burgundio è subentrato Niccolò. La specificità di alcune corrispondenze fornisce anche un’indicazione cronologica orientativa per la versione di Burgundio, suggerendo di annoverarla tra quelle del cosiddetto secondo periodo, successivo alla traduzione del ‘De fide orthodoxa’ di Giovanni Damasceno. Un risultato analogo non si ottiene per la versione di Niccolò, che la datazione del manoscritto colloca di per sé nei primi anni dell’attività del traduttore, attivo a partire dal 1308: piuttosto, proprio per la ristrettezza della forbice cronologica, essa appare ora, una volta confermata l’attribuzione a Niccolò, una fonte di particolare rilievo per la conoscenza dell’evoluzione del suo stile.

Burgundio, Niccolò e il Vind. lat. 2328: un confronto stilistico sulla traduzione del commento di Galeno ad Aforismi

URSO, Anna Maria
2012-01-01

Abstract

L’attribuzione della traduzione medievale greco-latina del commento di Galeno agli «Aforismi» di Ippocrate si è finora fondata sull’autorità del ms. Vindobonensis 2328, a. 1314, secondo cui la prima parte del testo ‘usque ad tertianam veram’ (il riferimento è da intendersi al lemma di IV 59) sarebbe stata tradotta da Burgundio da Pisa e la seconda parte, fino alla fine, da Niccolò da Reggio. Sebbene non sia stata messa in discussione fino a tempi recenti, questa attribuzione è però contraddetta dal ms. Vat. Lat. 2369, sec. XIV, che assegna l’intera traduzione a Niccolò da Reggio, mentre non è confermata da altri testimoni, nei quali la versione è tramandata anonima. L’autrice si propone di studiare la questione attraverso un’analisi linguistico-stilistica, condotta secondo il metodo che Lorenzo Minio Paluello ha elaborato per fare chiarezza nel corpus dell’Aristotele latino e che Richard Durling ha applicato per primo alle traduzioni greco-latine medievali di Galeno. Attraverso l’esame di undici parti sincategorematiche del discorso, la cui resa è indagata su quattro manoscritti e messa a confronto con le scelte traduttive di Burgundio e Niccolò, viene confermata e suffragata la testimonianza del Vindobonensis; inoltre, l’individuazione, nel corso di IV 59, di un equivalente inatteso dell’aggettivo akribés, peculiare del sistema di equivalenze di Burgundio, consente di precisare l’indicazione del manoscritto a proposito del punto in cui a Burgundio è subentrato Niccolò. La specificità di alcune corrispondenze fornisce anche un’indicazione cronologica orientativa per la versione di Burgundio, suggerendo di annoverarla tra quelle del cosiddetto secondo periodo, successivo alla traduzione del ‘De fide orthodoxa’ di Giovanni Damasceno. Un risultato analogo non si ottiene per la versione di Niccolò, che la datazione del manoscritto colloca di per sé nei primi anni dell’attività del traduttore, attivo a partire dal 1308: piuttosto, proprio per la ristrettezza della forbice cronologica, essa appare ora, una volta confermata l’attribuzione a Niccolò, una fonte di particolare rilievo per la conoscenza dell’evoluzione del suo stile.
2012
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