Background: La sincope rappresenta una causa comune di ricovero, costituendo circa il 7% degli accessi al dipartimento di emergenza. L’inquadramento diagnostico e la gestione dei pazienti con sincope richiedono un dispendio notevole di risorse, ma spesso la genesi rimane imprecisata. L’Head up tilting-test (HUTT), sia in condizioni basali che dopo potenziamento mediante vasodilatatori, riveste un ruolo fondamentale nella valutazione della risposta cardiovascolare alle variazioni posturali del paziente. L’induzione di sincope è comunque un evento sgradito al paziente. Per tale ragione sono stati proposti predittori di sincope durante i primi minuti del test, come le variazioni della pressione arteriosa (PA) e della frequenza cardiaca, la durata e l’asse dell’onda P all’ECG di superficie, che evitino l’induzione dell’evento per porre diagnosi. In questo studio, abbiamo valutato se il voltaggio dell’onda P (VOP) e le relative variazioni durante HUTT possano essere predittivi di sincope. Metodi: 49 pazienti con storia di sincope di origine sconosciuta, 31 donne, età media 40±19 anni, sono stati sottoposti a HUTT secondo il protocollo italiano. Nessun paziente era iperteso né in terapia con farmaci attivi sull’apparato cardiovascolare; la presenza di eventuali cardiopatie organiche è stata preliminarmente esclusa mediante ECG ed ecocardiogramma. Durante il test è stato effettuato un monitoraggio continuo dell’ECG e della PA. Il VOP è stato misurato nella derivazione inferiore D2, in condizioni basali (posizione supina), a 15 minuti dall’assunzione della posizione eretta (60°) e al picco di frequenza cardiaca dopo somministrazione di nitroglicerina sublinguale. Risultati: 17 pazienti (35%) hanno presentato sincope durante il test (gruppo S), mentre 32 sono rimasti asintomatici (gruppo NS). In condizioni basali, non sono emerse differenze significative riguardo a PA, frequenza cardiaca e durata dell’onda P. Al contrario, il VOP era maggiore nel gruppo S (0.146±0.041 vs 0.113±0.037 mV nel gruppo NS; p<0.05) ed ha mostrato un incremento del 40±37% nel gruppo S rispetto all’85±60% nel gruppo NS (p<0.05) nei primi 15 minuti di HUTT. Questo dato è stato confermato anche nelle misurazioni all’acme della frequenza cardiaca (61±52% vs 104±76%, rispettivamente, p<0.01). Un VOP>0.150 mV all’ECG basale ed un incremento relativo <60% rispetto al basale (nei primi 15 minuti) hanno mostrato una sensibilità di 0.59 e 0.71 ed una specificità di 0.72 e 0.69, rispettivamente, nel predire la sincope. Conlusioni: i dati di questo studio indicano che il VOP basale e le relative modificazioni durante HUTT possono discriminare i pazienti che andranno (o non) incontro a sincope durante il test. Il substrato fisiopatologico di questo dato potrebbe risiedere in una ridotta riserva funzionale dell’atrio destro nei pazienti predisposti alla sincope neuromediata

Un elevato voltaggio dell’onda P associato al mancato incremento durante i primi minuti del tilt-test potenziato può predire l’induzione di sincope neuromediata.

ZAGARI, DOMENICO;SPERANZA, GIAMPIERO;ACRI, EDVIGE;COGLITORE, Sebastiano;DE GREGORIO, Cesare
2012-01-01

Abstract

Background: La sincope rappresenta una causa comune di ricovero, costituendo circa il 7% degli accessi al dipartimento di emergenza. L’inquadramento diagnostico e la gestione dei pazienti con sincope richiedono un dispendio notevole di risorse, ma spesso la genesi rimane imprecisata. L’Head up tilting-test (HUTT), sia in condizioni basali che dopo potenziamento mediante vasodilatatori, riveste un ruolo fondamentale nella valutazione della risposta cardiovascolare alle variazioni posturali del paziente. L’induzione di sincope è comunque un evento sgradito al paziente. Per tale ragione sono stati proposti predittori di sincope durante i primi minuti del test, come le variazioni della pressione arteriosa (PA) e della frequenza cardiaca, la durata e l’asse dell’onda P all’ECG di superficie, che evitino l’induzione dell’evento per porre diagnosi. In questo studio, abbiamo valutato se il voltaggio dell’onda P (VOP) e le relative variazioni durante HUTT possano essere predittivi di sincope. Metodi: 49 pazienti con storia di sincope di origine sconosciuta, 31 donne, età media 40±19 anni, sono stati sottoposti a HUTT secondo il protocollo italiano. Nessun paziente era iperteso né in terapia con farmaci attivi sull’apparato cardiovascolare; la presenza di eventuali cardiopatie organiche è stata preliminarmente esclusa mediante ECG ed ecocardiogramma. Durante il test è stato effettuato un monitoraggio continuo dell’ECG e della PA. Il VOP è stato misurato nella derivazione inferiore D2, in condizioni basali (posizione supina), a 15 minuti dall’assunzione della posizione eretta (60°) e al picco di frequenza cardiaca dopo somministrazione di nitroglicerina sublinguale. Risultati: 17 pazienti (35%) hanno presentato sincope durante il test (gruppo S), mentre 32 sono rimasti asintomatici (gruppo NS). In condizioni basali, non sono emerse differenze significative riguardo a PA, frequenza cardiaca e durata dell’onda P. Al contrario, il VOP era maggiore nel gruppo S (0.146±0.041 vs 0.113±0.037 mV nel gruppo NS; p<0.05) ed ha mostrato un incremento del 40±37% nel gruppo S rispetto all’85±60% nel gruppo NS (p<0.05) nei primi 15 minuti di HUTT. Questo dato è stato confermato anche nelle misurazioni all’acme della frequenza cardiaca (61±52% vs 104±76%, rispettivamente, p<0.01). Un VOP>0.150 mV all’ECG basale ed un incremento relativo <60% rispetto al basale (nei primi 15 minuti) hanno mostrato una sensibilità di 0.59 e 0.71 ed una specificità di 0.72 e 0.69, rispettivamente, nel predire la sincope. Conlusioni: i dati di questo studio indicano che il VOP basale e le relative modificazioni durante HUTT possono discriminare i pazienti che andranno (o non) incontro a sincope durante il test. Il substrato fisiopatologico di questo dato potrebbe risiedere in una ridotta riserva funzionale dell’atrio destro nei pazienti predisposti alla sincope neuromediata
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