Agnes Heller, filosofa ungherese che ha lucidamente percorso il Novecento, sostando spesso sui buchi neri che ha prodotto, come il Gulag e la Shoah, ha da sempre coniugato riflessione filosofica e vocazione a “comprendere il proprio tempo”, nella ferma consapevolezza che alla barbarie intellettuale e morale bisogna contrapporre il dovere della costruzione, alla reticenza la testimonianza. Per questo si è spesso soffermata a riflettere sulla categoria di “tempo”, come ha fatto molta produzione filosofica novecentesca, nella convinzione che più si tenta di comprenderlo con gli strumenti che la ragione offre, più lo si percepisce come assurdo, aporetico, sconnesso, o, come ama ripetere Heller citando Amleto di Shakespeare, più si riflette su di esso, più the time is out of joint. Eppure di fronte a questa aporia del tempo che la postmodernità sembra acuire, il pensiero “deve” imparare a sostare nella frattura ma per sollevarsi utopisticamente “altrove”, nella convinzione che se non si comprende il tempo in cui si vive non è possibile neanche progettare un “altro tempo”: quello che appartiene a una comunità di uomini che responsabilmente se ne sono presi il carico per traghettarlo, partecipato e vitale, ai loro eredi.
«The time is out of joint»: Agnes Heller e l’ossessione postmoderna per il tempo
COSTANZO, Giovanna
2013-01-01
Abstract
Agnes Heller, filosofa ungherese che ha lucidamente percorso il Novecento, sostando spesso sui buchi neri che ha prodotto, come il Gulag e la Shoah, ha da sempre coniugato riflessione filosofica e vocazione a “comprendere il proprio tempo”, nella ferma consapevolezza che alla barbarie intellettuale e morale bisogna contrapporre il dovere della costruzione, alla reticenza la testimonianza. Per questo si è spesso soffermata a riflettere sulla categoria di “tempo”, come ha fatto molta produzione filosofica novecentesca, nella convinzione che più si tenta di comprenderlo con gli strumenti che la ragione offre, più lo si percepisce come assurdo, aporetico, sconnesso, o, come ama ripetere Heller citando Amleto di Shakespeare, più si riflette su di esso, più the time is out of joint. Eppure di fronte a questa aporia del tempo che la postmodernità sembra acuire, il pensiero “deve” imparare a sostare nella frattura ma per sollevarsi utopisticamente “altrove”, nella convinzione che se non si comprende il tempo in cui si vive non è possibile neanche progettare un “altro tempo”: quello che appartiene a una comunità di uomini che responsabilmente se ne sono presi il carico per traghettarlo, partecipato e vitale, ai loro eredi.Pubblicazioni consigliate
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