Il saggio prende avvio da una valutazione dello stato dei rapporti italo-ungheresi alla vigilia della Prima guerra mondiale. Tali rapporti, tradizionalmente amichevoli durante gli anni del Risorgimento e diventati ancora più stretti dopo l'adesione dell'Italia alla Triplice Alleanza, subiscono una brusca interruzione in seguito al ribaltamento delle alleanze e all'entrata in guerra dell'Italia contro l'Austria-Ungheria e la Germania. A guerra conclusa tuttavia, e durante la Conferenza di Pace di Parigi, la diplomazia italiana non svolgerà un ruolo di aperta ostilità nei confronti dell'Ungheria sconfitta; anzi cercherà di opporsi, attraverso un atteggiamento diplomatico sostanzialmente moderato ed equidistante, alle mire egemoniche degli Alleati sul paese danubiano, stremato dagli esiti del conflitto e dai rivolgimenti politici interni. Particolare importanza rivestirà, in questa convulsa fase postbellica, la missione militare italiana a Budapest guidata dal tenente colonnello Guido Romanelli, la cui opera di mediazione tra le parti sarà molto apprezzata dall'intera popolazione ungherese e dai suoi dirigenti politici. Sullo sfondo di questi eventi si collocano le cronache e i giudizi della stampa italiana sul delicato momento vissuto dall'Ungheria nella transizione dal vecchio regime alla nuova realtà postbellica, prima nel corso della breve esperienza della "Repubblica dei Consigli", e poi, nei mesi successivi, con l'ascesa/ritorno al potere delle forze conservatrici tradizionali, le quali troveranno nell'ammiraglio Horthy il “garante” in grado di gestire con polso fermo la difficile situazione determinatasi nel paese in seguito alla firma del "Diktat" imposto dai vincitori all’Ungheria col trattato di pace del Trianon.

Dalla Grande Ungheria all'Ungheria del Trianon: il dramma di una nazione nei riflessi della diplomazia e della stampa italiane

FORNARO, Pasquale
2014-01-01

Abstract

Il saggio prende avvio da una valutazione dello stato dei rapporti italo-ungheresi alla vigilia della Prima guerra mondiale. Tali rapporti, tradizionalmente amichevoli durante gli anni del Risorgimento e diventati ancora più stretti dopo l'adesione dell'Italia alla Triplice Alleanza, subiscono una brusca interruzione in seguito al ribaltamento delle alleanze e all'entrata in guerra dell'Italia contro l'Austria-Ungheria e la Germania. A guerra conclusa tuttavia, e durante la Conferenza di Pace di Parigi, la diplomazia italiana non svolgerà un ruolo di aperta ostilità nei confronti dell'Ungheria sconfitta; anzi cercherà di opporsi, attraverso un atteggiamento diplomatico sostanzialmente moderato ed equidistante, alle mire egemoniche degli Alleati sul paese danubiano, stremato dagli esiti del conflitto e dai rivolgimenti politici interni. Particolare importanza rivestirà, in questa convulsa fase postbellica, la missione militare italiana a Budapest guidata dal tenente colonnello Guido Romanelli, la cui opera di mediazione tra le parti sarà molto apprezzata dall'intera popolazione ungherese e dai suoi dirigenti politici. Sullo sfondo di questi eventi si collocano le cronache e i giudizi della stampa italiana sul delicato momento vissuto dall'Ungheria nella transizione dal vecchio regime alla nuova realtà postbellica, prima nel corso della breve esperienza della "Repubblica dei Consigli", e poi, nei mesi successivi, con l'ascesa/ritorno al potere delle forze conservatrici tradizionali, le quali troveranno nell'ammiraglio Horthy il “garante” in grado di gestire con polso fermo la difficile situazione determinatasi nel paese in seguito alla firma del "Diktat" imposto dai vincitori all’Ungheria col trattato di pace del Trianon.
2014
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