Nel contributo l’autrice si propone di rivedere l’opinione, divenuta ormai un caposaldo in dottrina, secondo cui la Parafrasi non sarebbe stata redatta personalmente da Teofilo, né da questi pubblicata, ma deriverebbe da una raccolta delle lezioni del professore che uno studente avrebbe trascritto curandone poi la pubblicazione. Questa ricostruzione non sembra infatti innanzi tutto compatibile con le conoscenze linguistiche e culturali degli studenti bizantini e, soprattutto, con i sistemi di scrittura ed i metodi di insegnamento del tempo. Inoltre, un attento confronto con le altre opere istituzionali evidenzia come quelli che sono stati considerati chiari indizi di un’esposizione orale (lo stile colloquiale, le ripetizioni, le ricapitolazioni, le interrogative, etc.) non siano in realtà peculiarità della Parafrasi, ma caratterizzino, sia pure in misura diversa, tutta la letteratura isagogica romana. Se a ciò si aggiunge poi la considerazione della destinazione puramente didattica dell’opera, della sostanziale coincidenza temporale tra il corso tenuto da Teofilo ed i mesi in cui la Parafrasi venne presumibilmente concepita ed ultimata e della circostanza per cui la pubblicazione delle Institutiones imperiali costrinse l’antecessor, avvezzo da tempo ad insegnare sulle Istituzioni di Gaio, a reimpostare ex novo il proprio corso di lezioni, sembra maggiormente verosimile la congettura per cui sia stato appunto lo stesso Teofilo a fissare, sia pure frettolosamente, in un canovaccio i contenuti dell’insegnamento che andava conducendo sulle nuove Institutiones, pubblicandoli poi alla fine del corso allo scopo di assicurare agli studenti un primo testo base su cui orientarsi nello studio del manuale appena ultimato.

Theophilus and the student publischer: a resolved issue?

RUSSO, Carmela
2014-01-01

Abstract

Nel contributo l’autrice si propone di rivedere l’opinione, divenuta ormai un caposaldo in dottrina, secondo cui la Parafrasi non sarebbe stata redatta personalmente da Teofilo, né da questi pubblicata, ma deriverebbe da una raccolta delle lezioni del professore che uno studente avrebbe trascritto curandone poi la pubblicazione. Questa ricostruzione non sembra infatti innanzi tutto compatibile con le conoscenze linguistiche e culturali degli studenti bizantini e, soprattutto, con i sistemi di scrittura ed i metodi di insegnamento del tempo. Inoltre, un attento confronto con le altre opere istituzionali evidenzia come quelli che sono stati considerati chiari indizi di un’esposizione orale (lo stile colloquiale, le ripetizioni, le ricapitolazioni, le interrogative, etc.) non siano in realtà peculiarità della Parafrasi, ma caratterizzino, sia pure in misura diversa, tutta la letteratura isagogica romana. Se a ciò si aggiunge poi la considerazione della destinazione puramente didattica dell’opera, della sostanziale coincidenza temporale tra il corso tenuto da Teofilo ed i mesi in cui la Parafrasi venne presumibilmente concepita ed ultimata e della circostanza per cui la pubblicazione delle Institutiones imperiali costrinse l’antecessor, avvezzo da tempo ad insegnare sulle Istituzioni di Gaio, a reimpostare ex novo il proprio corso di lezioni, sembra maggiormente verosimile la congettura per cui sia stato appunto lo stesso Teofilo a fissare, sia pure frettolosamente, in un canovaccio i contenuti dell’insegnamento che andava conducendo sulle nuove Institutiones, pubblicandoli poi alla fine del corso allo scopo di assicurare agli studenti un primo testo base su cui orientarsi nello studio del manuale appena ultimato.
2014
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