Dopo una premessa metodologica, volta ad individuare il percorso dell'indagine, viene dapprima ricostruito il quadro normativo, internazionale e comunitario, relativo ai tre pilastri della sicurezza (safety, security e tutela dell'ambiente marino), incentrando l'attenzione soprattutto sulla tutela della safety, perseguita agendo sulle tre componenti: uomo, macchina e ambiente. Dopo un'ampia panoramica sulle origini della normativa internazionale in materia di sicurezza marittima e di salvaguardia della vita umana in mare, che prende le mosse dal naufragio del Titanic e dalla conseguente elaborazione della Convenzione SOLAS (Safety of Life at Sea), la cui prima versione risale al 1914, viene seguita la complessa evoluzione normativa fino al testo della stessa Convenzione del 1974, e successive modifiche, attualmente vigente. Detta Convenzione viene esaminata con riguardo all'ambito di applicazione, via via ampliato. La disciplina in essa contenuta viene esaminata in maniera dettagliata, con riferimento alle visite ispettive, specie con riferimento alle navi che trasportano merci pericolose. L'indagine si concentra quindi sulle misure applicabili o in corso di elaborazione in sede IMO e UE quale reazione al disastro della Concordia, agendo su tre fronti: misure più severe, adottate su base volontaria dalle compagnie di navigazione; misure cogenti che derivano da nuove norme in via di elaborazione (fase ascendente); vigilanza sull'applicazione delle regole vigenti (fase discendente). Si procede quindi all'analisi dell'attuale normativa per individuare i fini e i valori sottostanti. Da tale indagine emerge che la disciplina vigente, accomunata dal fine della sicurezza del fatto tecnico della navigazione, oltre a presentarsi frammentaria, sembra ispirarsi ad un concetto "tecnico" di sicurezza, intesa quale condizione nella quale il rischio di incidenti o danni deve essere mantenuto ad un livello socialmente accettabile. In una logica di regolazione del mercato, la disciplina deve tuttavia essere sempre più improntata ad uno sviluppo sostenibile del settore marittimo, in grado di contemperare il profilo economico (della crescita e competitività) con quello sociale (sicurezza ed equità) ed ambientale, in termini di vivibilità.

LA SICUREZZA MARITTIMA PRIMA E DOPO IL NAUFRAGIO DELLA CONCORDIA

PELLEGRINO, Francesca
2014-01-01

Abstract

Dopo una premessa metodologica, volta ad individuare il percorso dell'indagine, viene dapprima ricostruito il quadro normativo, internazionale e comunitario, relativo ai tre pilastri della sicurezza (safety, security e tutela dell'ambiente marino), incentrando l'attenzione soprattutto sulla tutela della safety, perseguita agendo sulle tre componenti: uomo, macchina e ambiente. Dopo un'ampia panoramica sulle origini della normativa internazionale in materia di sicurezza marittima e di salvaguardia della vita umana in mare, che prende le mosse dal naufragio del Titanic e dalla conseguente elaborazione della Convenzione SOLAS (Safety of Life at Sea), la cui prima versione risale al 1914, viene seguita la complessa evoluzione normativa fino al testo della stessa Convenzione del 1974, e successive modifiche, attualmente vigente. Detta Convenzione viene esaminata con riguardo all'ambito di applicazione, via via ampliato. La disciplina in essa contenuta viene esaminata in maniera dettagliata, con riferimento alle visite ispettive, specie con riferimento alle navi che trasportano merci pericolose. L'indagine si concentra quindi sulle misure applicabili o in corso di elaborazione in sede IMO e UE quale reazione al disastro della Concordia, agendo su tre fronti: misure più severe, adottate su base volontaria dalle compagnie di navigazione; misure cogenti che derivano da nuove norme in via di elaborazione (fase ascendente); vigilanza sull'applicazione delle regole vigenti (fase discendente). Si procede quindi all'analisi dell'attuale normativa per individuare i fini e i valori sottostanti. Da tale indagine emerge che la disciplina vigente, accomunata dal fine della sicurezza del fatto tecnico della navigazione, oltre a presentarsi frammentaria, sembra ispirarsi ad un concetto "tecnico" di sicurezza, intesa quale condizione nella quale il rischio di incidenti o danni deve essere mantenuto ad un livello socialmente accettabile. In una logica di regolazione del mercato, la disciplina deve tuttavia essere sempre più improntata ad uno sviluppo sostenibile del settore marittimo, in grado di contemperare il profilo economico (della crescita e competitività) con quello sociale (sicurezza ed equità) ed ambientale, in termini di vivibilità.
2014
File in questo prodotto:
Non ci sono file associati a questo prodotto.
Pubblicazioni consigliate

I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.

Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11570/2766968
 Attenzione

Attenzione! I dati visualizzati non sono stati sottoposti a validazione da parte dell'ateneo

Citazioni
  • ???jsp.display-item.citation.pmc??? ND
  • Scopus ND
  • ???jsp.display-item.citation.isi??? ND
social impact