Gli approcci anteriori alla porzione anteriore della giunzione cranio-cervicale sono procedure che possono essere necessarie in caso di patologie congenite, come l’impressione basilare, malattie infiammatorie croniche, quali l’artrite reumatoide, traumi, neoplasie, etc. L’approccio transorale è comunemente utilizzato per il trattamento di detti disordini, sia extradurali sia anche intradurali. A dispetto di ovvi vantaggi quali quello di offrire una via diretta al processo odontoideo, la via transorale presenta anche alcuni svantaggi, come la profondità del campo operatorio, la necessità, talvolta, dello splitting del palato molle, il rischio di danno ai denti e/o alla lingua, infezione, rischio di dovere ricorrere a una tracheotomia temporanea, etc. Negli ultimi anni si sta sempre più diffondendo l’approccio endonasale endoscopico anche per le patologie anteriori della giunzione cranio-cervicale, sia per lesioni tumorali sia per la rimozione del dente dell’epistrofeo. Prersentiamo la nostra esperienza di approccio endoscopico endonasale alla giunzione cranio- cervicale su due casi operati presso le Divisioni di Neurochirurgia dell’Università degli Studi di Messina e dell’Università degli Studi di Napoli Federico II. Il primo caso riguarda un uomo di 37 anni affetto da condrosarcoma della regione del condilo occipitale e interessante l’intera articolazione occipito-atlantoidea di destra, il forame giugulare e la porzione laterale del forame magno, che aveva provocato una sofferenza dei nervi cranici inferiori. Il secondo caso è relativo a una donna di 62 anni affetta da artrite reumatoide e presenza di una patologia infiammatoria a carico del dente dell’epistrofeo (panno articolare) con compressione sulla giunzione bulbo-midollare con conseguente mielopatia. In entrambi i casi è stato impiegato un approccio endonasale con l’ausilio del neuronavigatore esteso al III inferiore del clivus ed all’arco anteriore della prima vertebra cervicale fino alla porzione superiore del corpo di C2. Nel caso del condrosarcoma, si è altresì proceduto a identificare anche il forame giugulare. In entrambi i casi si è poi proceduto all’intervento di stabilizzazione occipito-cervicale per via posteriore, per il trattamento dell’instabilità creata. La nostra esperienza, anche confrontata con quella di altri centri che utilizzano la stessa strategia operatoria e con i dati presenti in letteratura, permette di affermare che la via endonasale endoscopica, integrata con l’uso del neuronavigatore e strumenti dedicati, è una valida alternativa al classico approccio transorale. Con la via endonasale il rischio di dovere ricorrere ad una tracheotomia temporanea è minore, così come minore è anche la necessità di incidere il palato molle e/o il velopendulo.

Approccio endoscopico endonasale alla giunzione cranio-cervicale: nostra esperienza

ESPOSITO, FELICE;ANGILERI, Filippo;LA TORRE, Domenico;GERMANO', Antonino Francesco;TOMASELLO, Francesco
2014-01-01

Abstract

Gli approcci anteriori alla porzione anteriore della giunzione cranio-cervicale sono procedure che possono essere necessarie in caso di patologie congenite, come l’impressione basilare, malattie infiammatorie croniche, quali l’artrite reumatoide, traumi, neoplasie, etc. L’approccio transorale è comunemente utilizzato per il trattamento di detti disordini, sia extradurali sia anche intradurali. A dispetto di ovvi vantaggi quali quello di offrire una via diretta al processo odontoideo, la via transorale presenta anche alcuni svantaggi, come la profondità del campo operatorio, la necessità, talvolta, dello splitting del palato molle, il rischio di danno ai denti e/o alla lingua, infezione, rischio di dovere ricorrere a una tracheotomia temporanea, etc. Negli ultimi anni si sta sempre più diffondendo l’approccio endonasale endoscopico anche per le patologie anteriori della giunzione cranio-cervicale, sia per lesioni tumorali sia per la rimozione del dente dell’epistrofeo. Prersentiamo la nostra esperienza di approccio endoscopico endonasale alla giunzione cranio- cervicale su due casi operati presso le Divisioni di Neurochirurgia dell’Università degli Studi di Messina e dell’Università degli Studi di Napoli Federico II. Il primo caso riguarda un uomo di 37 anni affetto da condrosarcoma della regione del condilo occipitale e interessante l’intera articolazione occipito-atlantoidea di destra, il forame giugulare e la porzione laterale del forame magno, che aveva provocato una sofferenza dei nervi cranici inferiori. Il secondo caso è relativo a una donna di 62 anni affetta da artrite reumatoide e presenza di una patologia infiammatoria a carico del dente dell’epistrofeo (panno articolare) con compressione sulla giunzione bulbo-midollare con conseguente mielopatia. In entrambi i casi è stato impiegato un approccio endonasale con l’ausilio del neuronavigatore esteso al III inferiore del clivus ed all’arco anteriore della prima vertebra cervicale fino alla porzione superiore del corpo di C2. Nel caso del condrosarcoma, si è altresì proceduto a identificare anche il forame giugulare. In entrambi i casi si è poi proceduto all’intervento di stabilizzazione occipito-cervicale per via posteriore, per il trattamento dell’instabilità creata. La nostra esperienza, anche confrontata con quella di altri centri che utilizzano la stessa strategia operatoria e con i dati presenti in letteratura, permette di affermare che la via endonasale endoscopica, integrata con l’uso del neuronavigatore e strumenti dedicati, è una valida alternativa al classico approccio transorale. Con la via endonasale il rischio di dovere ricorrere ad una tracheotomia temporanea è minore, così come minore è anche la necessità di incidere il palato molle e/o il velopendulo.
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