Il concetto di “rieducazione” dell’adulto detenuto si configura sempre di più in termini problematici nel quadro del progetto trattamentale individuale che gli stituti penitenziari sono chiamati a predisporre e monitorare. La normativa indica che la strada trattamentale prioritaria in carcere passa dalle attività di istruzione, di formazione professionale e attività di educazione non formale, più comunemente conosciute come “attività culturali”. Il diritto allo studio, alla lettura e alle attività culturali, ricreative ed educative in carcere rappresenta parte di un progetto valoriale, potremo dire della mission dell’Istituto penitenziario, ma corrisponde, del resto, anche ad un reale bisogno dei soggetti reclusi: bisogno di riorientamento e riprogettazione delle proprie traiettorie esistenziali. Il “trattamento” in ambito penitenziario è, infatti, inteso sempre di più come un percorso di crescita globale della persona detenuta. Questa globalità dell’esperienza formativa richiama quanto in ambito pedagogico è possibile ricondurre alla categoria di “processo formativo”. Il volume presenta un’esperienza di ricerca azione realizzata presso l’Istituto penitenziario di Prato. Un progetto che nasce da un’esigenza molto specifica: migliorare l’accesso e la fruizione di attività culturali e di studio in carcere attraverso la riorganizzazione del servizio di biblioteca. Tale occasione si è trasformata in esperienza formativa per un gruppo di detenuti e ha offerto la possibilità di sperimentare un modello di educazione non formale degli adulti, il circolo di studio, per la progettazione di un servizio

Ri-educare all’esercizio della cittadinanza attiva e alla partecipazione democratica nella gestione della ‘cosa pubblica’: un’esperienza di ricerca azione partecipativa per la biblioteca nell’istituto penitenziario ‘La Dogaia’ di Prato.

BENELLI, Caterina;
2012-01-01

Abstract

Il concetto di “rieducazione” dell’adulto detenuto si configura sempre di più in termini problematici nel quadro del progetto trattamentale individuale che gli stituti penitenziari sono chiamati a predisporre e monitorare. La normativa indica che la strada trattamentale prioritaria in carcere passa dalle attività di istruzione, di formazione professionale e attività di educazione non formale, più comunemente conosciute come “attività culturali”. Il diritto allo studio, alla lettura e alle attività culturali, ricreative ed educative in carcere rappresenta parte di un progetto valoriale, potremo dire della mission dell’Istituto penitenziario, ma corrisponde, del resto, anche ad un reale bisogno dei soggetti reclusi: bisogno di riorientamento e riprogettazione delle proprie traiettorie esistenziali. Il “trattamento” in ambito penitenziario è, infatti, inteso sempre di più come un percorso di crescita globale della persona detenuta. Questa globalità dell’esperienza formativa richiama quanto in ambito pedagogico è possibile ricondurre alla categoria di “processo formativo”. Il volume presenta un’esperienza di ricerca azione realizzata presso l’Istituto penitenziario di Prato. Un progetto che nasce da un’esigenza molto specifica: migliorare l’accesso e la fruizione di attività culturali e di studio in carcere attraverso la riorganizzazione del servizio di biblioteca. Tale occasione si è trasformata in esperienza formativa per un gruppo di detenuti e ha offerto la possibilità di sperimentare un modello di educazione non formale degli adulti, il circolo di studio, per la progettazione di un servizio
2012
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