All’esito di una lunga e non poco travagliata gestazione, la riforma delle autonomie locali in Sicilia rimane ad oggi in attesa del proprio (invero tutt’altro che scontato) completamento. Senz’altro un unicum nell’attuale panorama istituzionale, essa prende corpo nel doppio binario rappresentato, rispettivamente, dai liberi Consorzi Comunali ex art. 15 St. SI e dalle Città metropolitane. Tra le altre, peculiare appare sicuramente la previsione, per così dire, “a geometria variabile” dei previsti enti consortili (ai singoli Comuni essendo data la possibilità di aderire ad essi a ben precise condizioni sostanziali e procedurali). Ciononostante, la controversa previsione del Consorzio comunale quale ente intermedio di secondo grado e la persistente incertezza circa le funzioni di area vasta che ad esso andrebbero ancora riconosciute rimangono probabilmente il più evidente (e, forse, imperdonabile) peccato di una riforma pure assai ambiziosa ma, allo stato, non ancora idonea a far compiere alla Regione Siciliana l’auspicato salto di qualità rispetto alle originarie Province regionali.
Tra scarsa fantasia della politica e non rimosse esigenze di riforma delle autonomie locali siciliane: l’imperdonabile peccato dei liberi Consorzi di Comuni
AGOSTA, STEFANO
2015-01-01
Abstract
All’esito di una lunga e non poco travagliata gestazione, la riforma delle autonomie locali in Sicilia rimane ad oggi in attesa del proprio (invero tutt’altro che scontato) completamento. Senz’altro un unicum nell’attuale panorama istituzionale, essa prende corpo nel doppio binario rappresentato, rispettivamente, dai liberi Consorzi Comunali ex art. 15 St. SI e dalle Città metropolitane. Tra le altre, peculiare appare sicuramente la previsione, per così dire, “a geometria variabile” dei previsti enti consortili (ai singoli Comuni essendo data la possibilità di aderire ad essi a ben precise condizioni sostanziali e procedurali). Ciononostante, la controversa previsione del Consorzio comunale quale ente intermedio di secondo grado e la persistente incertezza circa le funzioni di area vasta che ad esso andrebbero ancora riconosciute rimangono probabilmente il più evidente (e, forse, imperdonabile) peccato di una riforma pure assai ambiziosa ma, allo stato, non ancora idonea a far compiere alla Regione Siciliana l’auspicato salto di qualità rispetto alle originarie Province regionali.File | Dimensione | Formato | |
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