Abstract: The jurist from Palermo, Tommaso Natale di Monterosato wrote his Riflessioni Politiche in 1759 while in Naples: much earlier, he had recommended, that the wise system of Mr. Beccaria on crime and punishment be published. Through this remark he left to posterity an anecdote destined to be repeated over the centuries by Sicilian historians. While Tommaso Natale and Cesare Beccaria were united in condemning criminal law procedure of the time, their views diverged considerably regarding punishment; right from their ideas concerning proportionality and applicability of a judgment. According to Natale, punishment had to be based on social class. Like Beccaria, he seems to be against torture as an inquisitive instrument, but approves of it as a punishment. He supported political and civil education addressing the reform of the judicial system and criminal codes. This issue was common to the two theories; but Natale remains within the natural law doctrine that still imbues Sicilian juridical culture. His strategy for penal reform, is firmly rooted in Roman law, with the perfection of its legal constructs; thus he remains immune to the impact of the bourgeoisie and the changes brought about by this emerging social class. However, both these two aristocrats paid scant regard to the common people, who remain very much in the background. The ‘enlightened’, repositories of shared knowledge among the chosen few were still alienated from the idea that the law can evolve spontaneously and come from the grassroots. Riassunto: Il giurista palermitano Tommaso Natale di Monterosato scrive le sue Riflessioni Politiche mentre si trova a Napoli, nel 1759, molto prima, a suo dire, «che fosse pubblicato il saggio sistema del Signor Beccaria intorno a’ delitti e alle pene». Con questa nota regala ai posteri un aneddoto destinato a essere ripetuto nei secoli dagli storici siciliani. Il marchese siciliano e il marchese lombardo esprimono la medesima condanna delle pratiche penali del tempo, ma le loro pagine presentano forti dissonanze, a partire dalle idee di proporzionalità e di applicabilità della pena. Per il Natale le sanzioni devono essere scandite in base all’appartenenza cetuale; sembra, come Beccaria, avverso alla tortura quale strumento inquisitivo, ma la approva come castigo. Propone un principio attivo che indirizzi alle azioni virtuose: l’educazione politica e civile, che rimanda alla riforma dei codici del sistema giudiziario. È un dato comune alle due teorie; ma Natale rimane nell’ambito del tardo giusnaturalismo di deriva leibniziane che intride ancora la cultura siciliana, anche quando, ormai maturo, revisiona la sua opera. Nella sua strategia di riforma criminale lascia intuire equilibri preesistenti, resta protetto dal continuo evocare il mondo romano con la perfezione delle sue costruzioni giuridiche; c’è il vuoto degli effetti della borghesia e dei cambiamenti che questa sta altrove apportando. Tuttavia, una visione è comune ai due Autori, aristocratici e colti: quella di un popolo che rimane sullo sfondo. Gli illuminati, depositari di un sapere condiviso fra eletti, sono ancora alieni dall’idea che il diritto possa nascere spontaneamente e ‘dal basso’. Table of contents: Una premessa: dall’«arsenale di spavento» delle pene alla «pratica quotidiana della penalità»; Delitti e castighi. La razionalità penale del capolavoro di Beccaria; Le Riflessioni di un giurista palermitano sull’efficacia del sistema penale; Le Riflessioni politiche nel dibattito storiografico siciliano ottocentesco; La soverchia equità di Beccaria e le necessarissime pene del Natale; Una proposta di riforma; Conclusioni.

Il «saggio sistema del signor Beccaria». Riflessioni politiche di un marchese siciliano del Settecento sul diritto penale

ALIBRANDI, Rosamaria
2015-01-01

Abstract

Abstract: The jurist from Palermo, Tommaso Natale di Monterosato wrote his Riflessioni Politiche in 1759 while in Naples: much earlier, he had recommended, that the wise system of Mr. Beccaria on crime and punishment be published. Through this remark he left to posterity an anecdote destined to be repeated over the centuries by Sicilian historians. While Tommaso Natale and Cesare Beccaria were united in condemning criminal law procedure of the time, their views diverged considerably regarding punishment; right from their ideas concerning proportionality and applicability of a judgment. According to Natale, punishment had to be based on social class. Like Beccaria, he seems to be against torture as an inquisitive instrument, but approves of it as a punishment. He supported political and civil education addressing the reform of the judicial system and criminal codes. This issue was common to the two theories; but Natale remains within the natural law doctrine that still imbues Sicilian juridical culture. His strategy for penal reform, is firmly rooted in Roman law, with the perfection of its legal constructs; thus he remains immune to the impact of the bourgeoisie and the changes brought about by this emerging social class. However, both these two aristocrats paid scant regard to the common people, who remain very much in the background. The ‘enlightened’, repositories of shared knowledge among the chosen few were still alienated from the idea that the law can evolve spontaneously and come from the grassroots. Riassunto: Il giurista palermitano Tommaso Natale di Monterosato scrive le sue Riflessioni Politiche mentre si trova a Napoli, nel 1759, molto prima, a suo dire, «che fosse pubblicato il saggio sistema del Signor Beccaria intorno a’ delitti e alle pene». Con questa nota regala ai posteri un aneddoto destinato a essere ripetuto nei secoli dagli storici siciliani. Il marchese siciliano e il marchese lombardo esprimono la medesima condanna delle pratiche penali del tempo, ma le loro pagine presentano forti dissonanze, a partire dalle idee di proporzionalità e di applicabilità della pena. Per il Natale le sanzioni devono essere scandite in base all’appartenenza cetuale; sembra, come Beccaria, avverso alla tortura quale strumento inquisitivo, ma la approva come castigo. Propone un principio attivo che indirizzi alle azioni virtuose: l’educazione politica e civile, che rimanda alla riforma dei codici del sistema giudiziario. È un dato comune alle due teorie; ma Natale rimane nell’ambito del tardo giusnaturalismo di deriva leibniziane che intride ancora la cultura siciliana, anche quando, ormai maturo, revisiona la sua opera. Nella sua strategia di riforma criminale lascia intuire equilibri preesistenti, resta protetto dal continuo evocare il mondo romano con la perfezione delle sue costruzioni giuridiche; c’è il vuoto degli effetti della borghesia e dei cambiamenti che questa sta altrove apportando. Tuttavia, una visione è comune ai due Autori, aristocratici e colti: quella di un popolo che rimane sullo sfondo. Gli illuminati, depositari di un sapere condiviso fra eletti, sono ancora alieni dall’idea che il diritto possa nascere spontaneamente e ‘dal basso’. Table of contents: Una premessa: dall’«arsenale di spavento» delle pene alla «pratica quotidiana della penalità»; Delitti e castighi. La razionalità penale del capolavoro di Beccaria; Le Riflessioni di un giurista palermitano sull’efficacia del sistema penale; Le Riflessioni politiche nel dibattito storiografico siciliano ottocentesco; La soverchia equità di Beccaria e le necessarissime pene del Natale; Una proposta di riforma; Conclusioni.
2015
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