Il presente lavoro intende prendere in esame alcune novelle musicali di autori che consapevolmente si pongono in opposizione a strutture sociali, ideologie e mode imperanti tra Otto e Novecento: gli scapigliati Camillo Boito, Luigi Gualdo, Carlo Dossi, l’antidannunziano Ugo Fleres. La musica nelle loro opere assume una funzione centrale e modellizzante, determinando i contenuti, caratterizzando i personaggi, definendo in alcuni casi la stessa struttura testuale. Ma l’oggetto sonoro è posto come altro dal reale, perché prodotto da ossessioni, incubi, apparizioni fantasmatiche, stati di alienazione mentale; segno della difficile sopravvivenza di saperi e pratiche musicali in una società ormai mercificata, che dalla seconda metà dell’Ottocento si avvia a una trasformazione in senso capitalistico. Onirica, soprannaturale, irrazionale, questa musica si situa ai margini di un universo culturale mutevole e disarmonico, rivelandone pulsioni nascoste e aspirazioni profonde. Le “scritture sonore” presenti in La canzone di Weber e Allucinazione (Luigi Gualdo), Il maestro di setticlavio (Camillo Boito), La principessa di Pimpirimpara (Carlo Dossi), Ariel (Ugo Fleres) possono quindi essere interpretate, sulla scorta delle indicazioni di Roberto Favaro, Assunta Claudia Scotto di Carlo, Roberto Russi, come indici di una fase di transizione - e di difficile approdo alla modernità - dell’esperienza musicale italiana ed europea. Ma esse testimoniano anche un interesse, che sarà poi dominante nel Novecento, per le zone d’ombra della psiche, per un inconscio che è insieme letterario e musicale.

La crisi della musica come arte nella società borghese: Sogni, deliri e allucinazioni musicali in testi di Camillo Boito, Luigi Gualdo, Carlo Dossi e Ugo Fleres

BOMBARA, DANIELA
2015-01-01

Abstract

Il presente lavoro intende prendere in esame alcune novelle musicali di autori che consapevolmente si pongono in opposizione a strutture sociali, ideologie e mode imperanti tra Otto e Novecento: gli scapigliati Camillo Boito, Luigi Gualdo, Carlo Dossi, l’antidannunziano Ugo Fleres. La musica nelle loro opere assume una funzione centrale e modellizzante, determinando i contenuti, caratterizzando i personaggi, definendo in alcuni casi la stessa struttura testuale. Ma l’oggetto sonoro è posto come altro dal reale, perché prodotto da ossessioni, incubi, apparizioni fantasmatiche, stati di alienazione mentale; segno della difficile sopravvivenza di saperi e pratiche musicali in una società ormai mercificata, che dalla seconda metà dell’Ottocento si avvia a una trasformazione in senso capitalistico. Onirica, soprannaturale, irrazionale, questa musica si situa ai margini di un universo culturale mutevole e disarmonico, rivelandone pulsioni nascoste e aspirazioni profonde. Le “scritture sonore” presenti in La canzone di Weber e Allucinazione (Luigi Gualdo), Il maestro di setticlavio (Camillo Boito), La principessa di Pimpirimpara (Carlo Dossi), Ariel (Ugo Fleres) possono quindi essere interpretate, sulla scorta delle indicazioni di Roberto Favaro, Assunta Claudia Scotto di Carlo, Roberto Russi, come indici di una fase di transizione - e di difficile approdo alla modernità - dell’esperienza musicale italiana ed europea. Ma esse testimoniano anche un interesse, che sarà poi dominante nel Novecento, per le zone d’ombra della psiche, per un inconscio che è insieme letterario e musicale.
2015
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