La questione della prevalenza di una ideologia della pena sull’altra è quanto mai attuale. Se vi è chi sostiene che il diritto penale possa giustificarsi solo in quanto utile, parte della dottrina ritiene inappropriato che il sistema si ponga dei fini altri rispetto alla mera retribuzione del reato. Ancor oggi vi sono istituti che causano nei fatti lo scardinamento tra reato e pena, e, poiché la sanzione penale deve essere effettiva, appare un disequilibrio di fondo tra le previsioni sanzionatorie che rende sempre più difficile trovare dei valori univoci di riferimento. Il confronto si è declinato, a tratti, fra la prevalenza del ragionamento ideologico teso ad utilizzare il concetto di pena, generale ed astratto, al fine di destrutturare e ricostruire l’esistente storico, e la sua recessione, che ha talora indotto la scienza penalistica a non occuparsi dei fini della pena. Con l’apporto di Beccaria, la teoria del diritto penale (partendo da Hobbes, che assegna alla pena una funzione di prevenzione generale del delitto, in opposizione al retribuzionismo della filosofia classica e cristiana, che considerava la pena la punizione per il male compiuto dal reo), viene condensata in tre fasi: la pena è un male; la merita chi trasgredisce unalegge vigente, a prescindere dal fatto che la legge sia o meno giusta; il suo scopo è condizionare «la volontà degli uomini all’obbedienza». Fondamento di questa teoria è l’idea dell’utilità. Nella cultura giuridica irrompe il «principio della modernità, costituito dalla separazione radicale tra la sfera della moralità, della giuridicità.e della politicità». Sulla stessa linea si muove sostanzialmente l’interesse illuminista ai temi del penale.

La questione criminale nell’Illuminismo giuridico. Il grande sogno della giustizia

ALIBRANDI, Rosamaria
2016-01-01

Abstract

La questione della prevalenza di una ideologia della pena sull’altra è quanto mai attuale. Se vi è chi sostiene che il diritto penale possa giustificarsi solo in quanto utile, parte della dottrina ritiene inappropriato che il sistema si ponga dei fini altri rispetto alla mera retribuzione del reato. Ancor oggi vi sono istituti che causano nei fatti lo scardinamento tra reato e pena, e, poiché la sanzione penale deve essere effettiva, appare un disequilibrio di fondo tra le previsioni sanzionatorie che rende sempre più difficile trovare dei valori univoci di riferimento. Il confronto si è declinato, a tratti, fra la prevalenza del ragionamento ideologico teso ad utilizzare il concetto di pena, generale ed astratto, al fine di destrutturare e ricostruire l’esistente storico, e la sua recessione, che ha talora indotto la scienza penalistica a non occuparsi dei fini della pena. Con l’apporto di Beccaria, la teoria del diritto penale (partendo da Hobbes, che assegna alla pena una funzione di prevenzione generale del delitto, in opposizione al retribuzionismo della filosofia classica e cristiana, che considerava la pena la punizione per il male compiuto dal reo), viene condensata in tre fasi: la pena è un male; la merita chi trasgredisce unalegge vigente, a prescindere dal fatto che la legge sia o meno giusta; il suo scopo è condizionare «la volontà degli uomini all’obbedienza». Fondamento di questa teoria è l’idea dell’utilità. Nella cultura giuridica irrompe il «principio della modernità, costituito dalla separazione radicale tra la sfera della moralità, della giuridicità.e della politicità». Sulla stessa linea si muove sostanzialmente l’interesse illuminista ai temi del penale.
2016
File in questo prodotto:
Non ci sono file associati a questo prodotto.
Pubblicazioni consigliate

I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.

Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11570/3084594
 Attenzione

Attenzione! I dati visualizzati non sono stati sottoposti a validazione da parte dell'ateneo

Citazioni
  • ???jsp.display-item.citation.pmc??? ND
  • Scopus ND
  • ???jsp.display-item.citation.isi??? ND
social impact