Il presente lavoro, basandosi sulle applicazioni della value relevance analysis, mira a stimare con riferimento alle banche quotate italiane la relevance per gli investitori delle due principali categorie di crediti deteriorati: sofferenze e inadempienze probabili (già incagli). La crisi economico-finanziaria esplosa nel 2008 ha determinato, tra le altre conseguenze, un incremento esponenziale dei crediti deteriorati nei bilanci bancari. Le svalutazioni di tali attività iscritte a conto economico hanno eroso i risultati reddituali dei vari esercizi, mentre la parte non coperta – costituita dai valori netti iscritti nell’attivo dello stato patrimoniale – ha rappresentato, di anno in anno, un potenziale fattore di riduzione dei redditi futuri comunicato in bilancio ai terzi. Conseguentemente, si è largamente diffusa l’opinione che tali partite abbiano costituito (unitamente agli altri fattori di mercato o specifici di ciascuna banca) una variabile che ha inciso sul crollo delle quotazioni di borsa dei titoli bancari in Italia. Non sono state, tuttavia, proposte indagini volte a testare sul piano analitico tale relazione negli anni della crisi. I risultati dell’indagine mostrano l’esistenza di una significativa relazione statistica e consentono di affermare, sul piano aziendale, che la maggiore o minore capacità dimostrata dalle banche italiane nella gestione del rischio di credito ha avuto indubbi riflessi sul valore di mercato dei titoli.
La value relevance delle informazioni di bilancio sui crediti deteriorati: il caso delle banche italiane
Ricca, BrunoCo-primo
2016-01-01
Abstract
Il presente lavoro, basandosi sulle applicazioni della value relevance analysis, mira a stimare con riferimento alle banche quotate italiane la relevance per gli investitori delle due principali categorie di crediti deteriorati: sofferenze e inadempienze probabili (già incagli). La crisi economico-finanziaria esplosa nel 2008 ha determinato, tra le altre conseguenze, un incremento esponenziale dei crediti deteriorati nei bilanci bancari. Le svalutazioni di tali attività iscritte a conto economico hanno eroso i risultati reddituali dei vari esercizi, mentre la parte non coperta – costituita dai valori netti iscritti nell’attivo dello stato patrimoniale – ha rappresentato, di anno in anno, un potenziale fattore di riduzione dei redditi futuri comunicato in bilancio ai terzi. Conseguentemente, si è largamente diffusa l’opinione che tali partite abbiano costituito (unitamente agli altri fattori di mercato o specifici di ciascuna banca) una variabile che ha inciso sul crollo delle quotazioni di borsa dei titoli bancari in Italia. Non sono state, tuttavia, proposte indagini volte a testare sul piano analitico tale relazione negli anni della crisi. I risultati dell’indagine mostrano l’esistenza di una significativa relazione statistica e consentono di affermare, sul piano aziendale, che la maggiore o minore capacità dimostrata dalle banche italiane nella gestione del rischio di credito ha avuto indubbi riflessi sul valore di mercato dei titoli.File | Dimensione | Formato | |
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