Il lavoro si propone di esaminare uno dei passi più dibattuti della biografia di Costantino redatta da Eusebio di Cesarea, i.e. De vita Const. 4.24, in cui ricorre la nota autoinvestitura dell’Imperatore al ruolo di vescovo τῶν ἐκτός. Dopo aver rappresentato le due differenti opzioni alla luce delle quali il passaggio può essere inteso, τῶν ἐκτός come genitivo plurale neutro (τὰ ἐκτός) o come genitivo maschile plurale (οἱ ἐκτός), lo studio passa ad esaminare gli argomenti che parrebbero suffragare la scelta di quest’ultima soluzione. Tuttavia, anche una volta ristretto il campo a questa seconda possibilità, i problemi non vengono ridimensionati. Il quadro, infatti, risulta complicato dal fatto che il pubblico dei potenziali destinatari di tale ‘episcopato’ imperiale è stato rappresentato in dottrina in modo assai vario e, nel tempo, con larghezza crescente: dai soli soggetti di fede cristiana a tutti i sudditi dell’Impero (inclusi i gentiles), fino, in modo ancor più indistinto, all’intera οἰκουμένη. La ricerca segnala alcuni dubbi circa la recente tendenza dottrinale volta ad ampliare la portata soggettiva dell’affermazione costantiniana; e mostra, al contrario, come una soluzione più restrittiva riesca a comporre ogni possibile ragione di dissidio tra un’interpretazione soggettiva del dictum costantiniano (τῶν ἐκτός = οἱ ἐκτός) e il titolo dato al relativo κεφάλαιον dall’anonimo editore dell’Index capitum, il quale sembrerebbe, prima facie, fare invece riferimento alle teorie che vedono il βασιλεὺς quale vescovo degli affari al di fuori della Chiesa.
Ancora su Eus., De vita Const. 4.24 e l’‘episcopato’ τῶν ἐκτός di Costantino
CUSMA' PICCIONE, Alessandro
2016-01-01
Abstract
Il lavoro si propone di esaminare uno dei passi più dibattuti della biografia di Costantino redatta da Eusebio di Cesarea, i.e. De vita Const. 4.24, in cui ricorre la nota autoinvestitura dell’Imperatore al ruolo di vescovo τῶν ἐκτός. Dopo aver rappresentato le due differenti opzioni alla luce delle quali il passaggio può essere inteso, τῶν ἐκτός come genitivo plurale neutro (τὰ ἐκτός) o come genitivo maschile plurale (οἱ ἐκτός), lo studio passa ad esaminare gli argomenti che parrebbero suffragare la scelta di quest’ultima soluzione. Tuttavia, anche una volta ristretto il campo a questa seconda possibilità, i problemi non vengono ridimensionati. Il quadro, infatti, risulta complicato dal fatto che il pubblico dei potenziali destinatari di tale ‘episcopato’ imperiale è stato rappresentato in dottrina in modo assai vario e, nel tempo, con larghezza crescente: dai soli soggetti di fede cristiana a tutti i sudditi dell’Impero (inclusi i gentiles), fino, in modo ancor più indistinto, all’intera οἰκουμένη. La ricerca segnala alcuni dubbi circa la recente tendenza dottrinale volta ad ampliare la portata soggettiva dell’affermazione costantiniana; e mostra, al contrario, come una soluzione più restrittiva riesca a comporre ogni possibile ragione di dissidio tra un’interpretazione soggettiva del dictum costantiniano (τῶν ἐκτός = οἱ ἐκτός) e il titolo dato al relativo κεφάλαιον dall’anonimo editore dell’Index capitum, il quale sembrerebbe, prima facie, fare invece riferimento alle teorie che vedono il βασιλεὺς quale vescovo degli affari al di fuori della Chiesa.File | Dimensione | Formato | |
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