Ho di recente curato l'edizione del diario di viaggio di un pellegrino, il prete Michele da Figline, partito dal Valdarno nel 1489 alla volta di Venezia e poi dell'Egitto e della Terrasanta, per rientrare a casa l'anno successivo, nel 1490 . Al Cairo, Michele e il suo compagno di viaggio incontrano Luigi di messer Agnolo Della Stufa, che con il suo seguito aveva lasciato la Toscana nel 1488 in veste di ambasciatore della Repubblica di Firenze presso il sultano d’Egitto, e che da lì avrebbe proseguito il cammino verso la Terrasanta: per questo viaggio abbiamo la sintetica testimonianza di Zanobi da Lavacchio – che a volte è stata confusa con quella di Michele. Analizzando il testo, fra i diversi motivi di interesse, uno ha spesso attratto la mia attenzione: la difficoltà di ricostruire la toponomastica e la geografia dei luoghi visitati. Una difficoltà che si accresce man mano che i diari si arricchiscono di indicazioni; e il pellegrino Michele, per quanto non di cultura elevata, è un buon osservatore che cerca di annotare i nomi e – dove possibile – descrivere ciò che vede. Il problema è che la toponomastica della Terrasanta (della quale soprattutto ci occuperemo, dopo alcuni cenni all'Egitto) ha subito in due millenni continue trasformazioni: dalla distruzione di Gerusalemme e la costruzione di Aelia fino all'obliterazione dei villaggi arabi nel 1948; inoltre, la geografia sacra – in particolare di Gerusalemme – si è edificata inventando e accorpando luoghi e tradizioni differenti, con risultati che ingenerano confusione nei pellegrini bassomedievali quanto nel lettore moderno. I pellegrini, inoltre, non parlavano gli idiomi locali; si servivano di indicazioni e traduzioni fornite loro da guide e turcimanni, con esiti non sempre felici. Offriremo qui alcune esemplificazioni tutt'altro che esaustive; per farlo, vista la differenza di percorsi e di esperienze dei diversi diaristi, abbiamo seguito il testo di Michele da Figline, che metteremo a confronto con altre fonti antecedenti, coeve e successive, allo scopo di valutarne il grado di interesse quali testimonianze degli assetti del Vicino Oriente.

Invenzioni, obliterazioni e accorpamenti. Geografia e toponomastica tra Egitto e Terrasanta nei diari dei pellegrini italiani basso medievali

MONTESANO, Marina
2011-01-01

Abstract

Ho di recente curato l'edizione del diario di viaggio di un pellegrino, il prete Michele da Figline, partito dal Valdarno nel 1489 alla volta di Venezia e poi dell'Egitto e della Terrasanta, per rientrare a casa l'anno successivo, nel 1490 . Al Cairo, Michele e il suo compagno di viaggio incontrano Luigi di messer Agnolo Della Stufa, che con il suo seguito aveva lasciato la Toscana nel 1488 in veste di ambasciatore della Repubblica di Firenze presso il sultano d’Egitto, e che da lì avrebbe proseguito il cammino verso la Terrasanta: per questo viaggio abbiamo la sintetica testimonianza di Zanobi da Lavacchio – che a volte è stata confusa con quella di Michele. Analizzando il testo, fra i diversi motivi di interesse, uno ha spesso attratto la mia attenzione: la difficoltà di ricostruire la toponomastica e la geografia dei luoghi visitati. Una difficoltà che si accresce man mano che i diari si arricchiscono di indicazioni; e il pellegrino Michele, per quanto non di cultura elevata, è un buon osservatore che cerca di annotare i nomi e – dove possibile – descrivere ciò che vede. Il problema è che la toponomastica della Terrasanta (della quale soprattutto ci occuperemo, dopo alcuni cenni all'Egitto) ha subito in due millenni continue trasformazioni: dalla distruzione di Gerusalemme e la costruzione di Aelia fino all'obliterazione dei villaggi arabi nel 1948; inoltre, la geografia sacra – in particolare di Gerusalemme – si è edificata inventando e accorpando luoghi e tradizioni differenti, con risultati che ingenerano confusione nei pellegrini bassomedievali quanto nel lettore moderno. I pellegrini, inoltre, non parlavano gli idiomi locali; si servivano di indicazioni e traduzioni fornite loro da guide e turcimanni, con esiti non sempre felici. Offriremo qui alcune esemplificazioni tutt'altro che esaustive; per farlo, vista la differenza di percorsi e di esperienze dei diversi diaristi, abbiamo seguito il testo di Michele da Figline, che metteremo a confronto con altre fonti antecedenti, coeve e successive, allo scopo di valutarne il grado di interesse quali testimonianze degli assetti del Vicino Oriente.
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