Secondo il celebre montatore americano Walter Murch, l’introduzione del computer nella fase di postproduzione del film avrebbe marcato una netta soluzione di continuità nella storia del montaggio cinematografico. Così come a suo tempo la moviola sancì il passaggio dall’epoca del montaggio manuale a quella del montaggio meccanico, il cosiddetto desktop editing istituirebbe il tramonto del montaggio meccanico e l’alba di una nuova età: l’epoca del montaggio digitale. La periodizzazione avanzata da Murch non è priva di problemi dal punto di vista storiografico. La tripartizione montaggio manuale-montaggio meccanico-montaggio digitale sottostima altre innovazioni tecnologiche di grande rilevanza come l’incollatrice di pellicola brevettata da Leo Catozzo alla fine degli anni ’50; annulla differenze sostanziali in termini di cultura della produzione, come quella appoggiata all’irriducibile distanza tra moviola “orizzontale” (europea) e moviola “verticale” (americana); taglia brutalmente le “radici” dello stesso montaggio digitale, che di quello analogico, su centralina elettronica, può essere considerato variante e prosecuzione. E tuttavia, facendo la tara a determinismi (giudicare la tecnologia del passato come stabile laddove è mobile e soggetta a cambiamento), semplificazioni (giudicare la tecnologia del passato come omogenea laddove è plurima e conflittuale) e teleologie (giudicare la tecnologia del passato alla luce della tecnologia del presente), l’etichetta interpretativa di Murch ha il merito di porre all’attenzione generale una trasformazione radicale dei modi di (post)produzione passata sottotraccia un po’ ovunque nonostante la sua rapida e universale diffusione.

Introduzione

Vitella Federico
2016-01-01

Abstract

Secondo il celebre montatore americano Walter Murch, l’introduzione del computer nella fase di postproduzione del film avrebbe marcato una netta soluzione di continuità nella storia del montaggio cinematografico. Così come a suo tempo la moviola sancì il passaggio dall’epoca del montaggio manuale a quella del montaggio meccanico, il cosiddetto desktop editing istituirebbe il tramonto del montaggio meccanico e l’alba di una nuova età: l’epoca del montaggio digitale. La periodizzazione avanzata da Murch non è priva di problemi dal punto di vista storiografico. La tripartizione montaggio manuale-montaggio meccanico-montaggio digitale sottostima altre innovazioni tecnologiche di grande rilevanza come l’incollatrice di pellicola brevettata da Leo Catozzo alla fine degli anni ’50; annulla differenze sostanziali in termini di cultura della produzione, come quella appoggiata all’irriducibile distanza tra moviola “orizzontale” (europea) e moviola “verticale” (americana); taglia brutalmente le “radici” dello stesso montaggio digitale, che di quello analogico, su centralina elettronica, può essere considerato variante e prosecuzione. E tuttavia, facendo la tara a determinismi (giudicare la tecnologia del passato come stabile laddove è mobile e soggetta a cambiamento), semplificazioni (giudicare la tecnologia del passato come omogenea laddove è plurima e conflittuale) e teleologie (giudicare la tecnologia del passato alla luce della tecnologia del presente), l’etichetta interpretativa di Murch ha il merito di porre all’attenzione generale una trasformazione radicale dei modi di (post)produzione passata sottotraccia un po’ ovunque nonostante la sua rapida e universale diffusione.
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