Il saggio si propone di rilevare e di approfondire i problemi sollevati dal fenomeno dei flussi migratori. L’indagine, prendendo le mosse dall’esame delle novità introdotte con il D.L. 17 febbraio 2017, n. 13 (Disposizioni urgenti per l’accelerazione dei procedimenti in materia di protezione internazionale, nonché per il contrasto dell’immigrazione illegale), ed altre che sono state apportate dal testo della legge di conversione n. 46 dello scorso 13 aprile, analizza il ruolo che l’amministrazione ha (o dovrebbe avere) nel riconoscere in capo ai soggetti migranti, anche irregolari, la dignità di ogni persona nelle varie e complesse declinazioni della loro ‘umanità’. In un contesto segnato da un deficit di tutela, che solo in parte il legislatore è riuscito a colmare, si rileva, comunque sia, che alcune situazioni giuridiche soggettive, in specie riconducibili alla comprensiva categoria del substancial due process of law, conformate in forza di un principio, quale quello dell’humanitas, strettamente legato alla impreteribile condizione esistenziale del soggetto in quanto persona, non possono non essere estese allo straniero irregolare. Si tratta, infatti, di situazioni — come, ad esempio, i diritti all’informazione ed alla partecipazione — funzionali ad un trattamento personalizzato, che trovano (o meglio: dovrebbe trovare) nelle correlate sedi di esercizio del potere amministrativo (non solo procedimentale, ma anche organizzativo e ‘prestazionale’), il luogo elettivo della loro soddisfazione.

L’humanitas e la fondamentalità del diritto: il ‘trattamento’ degli immigrati irregolari

Vittoria Berlingò
2017-01-01

Abstract

Il saggio si propone di rilevare e di approfondire i problemi sollevati dal fenomeno dei flussi migratori. L’indagine, prendendo le mosse dall’esame delle novità introdotte con il D.L. 17 febbraio 2017, n. 13 (Disposizioni urgenti per l’accelerazione dei procedimenti in materia di protezione internazionale, nonché per il contrasto dell’immigrazione illegale), ed altre che sono state apportate dal testo della legge di conversione n. 46 dello scorso 13 aprile, analizza il ruolo che l’amministrazione ha (o dovrebbe avere) nel riconoscere in capo ai soggetti migranti, anche irregolari, la dignità di ogni persona nelle varie e complesse declinazioni della loro ‘umanità’. In un contesto segnato da un deficit di tutela, che solo in parte il legislatore è riuscito a colmare, si rileva, comunque sia, che alcune situazioni giuridiche soggettive, in specie riconducibili alla comprensiva categoria del substancial due process of law, conformate in forza di un principio, quale quello dell’humanitas, strettamente legato alla impreteribile condizione esistenziale del soggetto in quanto persona, non possono non essere estese allo straniero irregolare. Si tratta, infatti, di situazioni — come, ad esempio, i diritti all’informazione ed alla partecipazione — funzionali ad un trattamento personalizzato, che trovano (o meglio: dovrebbe trovare) nelle correlate sedi di esercizio del potere amministrativo (non solo procedimentale, ma anche organizzativo e ‘prestazionale’), il luogo elettivo della loro soddisfazione.
2017
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