L’analisi della disciplina sulle indagini e sulle decisioni concernenti l’esercizio dell’azione penale nei procedimenti di com¬petenza della nuova Procura europea rivela un quadro complesso nel quale nuovi meccanismi processuali s’intrecciano a soluzioni largamente collaudate. Proiettate sul piano sovranazionale, tali combinazioni risultano peraltro foriere di nuovi problemi. Così la struttura composita del nuovo organo e le dinamiche che contraddistinguono i suoi rapporti con le autorità nazionali e con le altre istituzioni dell’Unione si coagulano in una regolamentazione che appronta strumenti di controllo sull’operato dei titolari delle indagini interni all’apparato dell’EPPO. L’indipendenza della Procura europea, su cui insiste il Regolamento, si accompagna alla riproposizione di formule antiche, come quella del pubblico ministero quale parte imparziale, funzionalmente deputata a svolgere indagini sia contro il presunto reo che a suo favore. Il presente studio affronta la disciplina su indagini e azione della Procura europea mediante un’analisi orientata ai diritti della persona. L’adozione di questa prospettiva consente d’individuare non poche deficienze nella recente normativa sulla fase investigativa della Procura europea. In effetti, il Regolamento EPPO non solo ha considerevolmente trascurato le garanzie partecipative nella fase preprocessuale, ma affida inoltre a un organo interno all’apparato della Procura europea (le Camere permanenti) delicatissime decisioni, quali quelle relative all’avvio della fase investigativa e alla formulazione dell’addebito investigativo, senza offrire un adeguato controllo da parte di un organo indipendente. In questo quadro le enormi attribuzioni decisorie riconosciute alle Camere permanenti e i criteri di selezione delle stesse suscitano peraltro interrogativi di non facile risposta con riguardo alla definizione della competenza investigativa della Procura europea in procedimenti transfrontalieri e ai poteri archiviativi dell’EPPO. Ciò pone difficili problemi di compatibilità col diritto costituzionale, nonché con la Convenzione europea e con lo stesso diritto dell’Unione europea. Un corretto approccio a tali problematiche nell’ottica dell’human rights law sospinge verso un’impostazione in grado di combinare virtuosamente la prospettiva del diritto costituzionale con quelle del diritto internazionale, del diritto dell’Unione europea e del diritto penale sostanziale e processuale, mettendo in luce le nuove sfide che per il cittadino europeo pongono oggi principi fondamentali come quello di legalità e di obbligatorietà dell’azione penale.

Indagini e azione penale nei procedimenti di competenza della nuova procura europea

Stefano Ruggeri
2018-01-01

Abstract

L’analisi della disciplina sulle indagini e sulle decisioni concernenti l’esercizio dell’azione penale nei procedimenti di com¬petenza della nuova Procura europea rivela un quadro complesso nel quale nuovi meccanismi processuali s’intrecciano a soluzioni largamente collaudate. Proiettate sul piano sovranazionale, tali combinazioni risultano peraltro foriere di nuovi problemi. Così la struttura composita del nuovo organo e le dinamiche che contraddistinguono i suoi rapporti con le autorità nazionali e con le altre istituzioni dell’Unione si coagulano in una regolamentazione che appronta strumenti di controllo sull’operato dei titolari delle indagini interni all’apparato dell’EPPO. L’indipendenza della Procura europea, su cui insiste il Regolamento, si accompagna alla riproposizione di formule antiche, come quella del pubblico ministero quale parte imparziale, funzionalmente deputata a svolgere indagini sia contro il presunto reo che a suo favore. Il presente studio affronta la disciplina su indagini e azione della Procura europea mediante un’analisi orientata ai diritti della persona. L’adozione di questa prospettiva consente d’individuare non poche deficienze nella recente normativa sulla fase investigativa della Procura europea. In effetti, il Regolamento EPPO non solo ha considerevolmente trascurato le garanzie partecipative nella fase preprocessuale, ma affida inoltre a un organo interno all’apparato della Procura europea (le Camere permanenti) delicatissime decisioni, quali quelle relative all’avvio della fase investigativa e alla formulazione dell’addebito investigativo, senza offrire un adeguato controllo da parte di un organo indipendente. In questo quadro le enormi attribuzioni decisorie riconosciute alle Camere permanenti e i criteri di selezione delle stesse suscitano peraltro interrogativi di non facile risposta con riguardo alla definizione della competenza investigativa della Procura europea in procedimenti transfrontalieri e ai poteri archiviativi dell’EPPO. Ciò pone difficili problemi di compatibilità col diritto costituzionale, nonché con la Convenzione europea e con lo stesso diritto dell’Unione europea. Un corretto approccio a tali problematiche nell’ottica dell’human rights law sospinge verso un’impostazione in grado di combinare virtuosamente la prospettiva del diritto costituzionale con quelle del diritto internazionale, del diritto dell’Unione europea e del diritto penale sostanziale e processuale, mettendo in luce le nuove sfide che per il cittadino europeo pongono oggi principi fondamentali come quello di legalità e di obbligatorietà dell’azione penale.
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