Fin dai suoi primi passi, il pensiero di Derrida ingaggia un serrato confronto con la fenomenologia husserliana, per prendere le distanze da essa. La tesi che si vuole avanzare è che, al di là di una rivendicata “fedeltà” al metodo fenomenologico, il pensiero derridiano della différance abbia come suo obbiettivo critico privilegiato proprio la fenomenologia, intesa come pensiero del presente vivente, della presenza e dell’evidenza. A partire da questo assunto, la decostruzione può essere intesa innanzitutto come decostruzione della fenomenologia. Essa rivela l’irriducibilità del non-fenomenologico, che ogni fenomenologia tenta di occultare come suo proprio limite, come mostrano esemplarmente le trattazioni che Derrida ha riservato al dono e al segreto, le quali si iscrivono all’interno di quel pensiero della sopra-vivenza che rivela la morte – il non fenomenologico per eccellenza – al cuore della vita.
Jacques Derrida e il non fenomenologico
Caterina Resta
2018-01-01
Abstract
Fin dai suoi primi passi, il pensiero di Derrida ingaggia un serrato confronto con la fenomenologia husserliana, per prendere le distanze da essa. La tesi che si vuole avanzare è che, al di là di una rivendicata “fedeltà” al metodo fenomenologico, il pensiero derridiano della différance abbia come suo obbiettivo critico privilegiato proprio la fenomenologia, intesa come pensiero del presente vivente, della presenza e dell’evidenza. A partire da questo assunto, la decostruzione può essere intesa innanzitutto come decostruzione della fenomenologia. Essa rivela l’irriducibilità del non-fenomenologico, che ogni fenomenologia tenta di occultare come suo proprio limite, come mostrano esemplarmente le trattazioni che Derrida ha riservato al dono e al segreto, le quali si iscrivono all’interno di quel pensiero della sopra-vivenza che rivela la morte – il non fenomenologico per eccellenza – al cuore della vita.File | Dimensione | Formato | |
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