Analisi dei tipi e dei motivi retorici e simbolici presenti nel corpus fotografico realizzato da Francesco Tagliarini in Albania, dal 1939 al 1942. Le immagini prodotte nell’ambito dell’attività giornalistica, documentaria, promozionale svolta da Francesco Tagliarini si inscrivono nelle logiche specifiche della committenza istituzionale che le commissionò: quel Ministero della cultura popolare per il quale Tagliarini fu nominato segretario e assegnato presso la Presidenza del consiglio d’Albania e la Direzione generale per la stampa, la propaganda e il turismo, a Tirana, quale consulente per il turismo albanese. Il loro valore è certo quello etnografico che documenta dettagliatamente la realtà socioculturale del tempo; ma è anche quello che testimonia l’esercizio di uno sguardo turistico maturato entro i programmi coloniali, culturali e ministeriali dell’Italia come dell’Albania mussoliniana. È, quindi, testimonianza di un’Albania sui generis, costruita attraverso una negoziazione di immagini, stereotipie, serie, simboli (dai monti ai costumi popolari, dai ponti all’esaltazione della stirpe) che dovevano essere compresi, accettati, condivisi e quindi goduti, in un particolare orizzonte d’esotismo e d’edonismo tra l’al di qua e l’al di là dell’Adriatico. L’articolo passa in rassegna i “tipi” e i “motivi” ricorrenti nell’immaginario scaturito dall’esperienza di Tagliarini, sollecitandone possibili, antropologiche problematizzazioni, al fine di avere una prima panoramica degli oggetti e soggetti messi sul campo visivo dall’équipe di fotografi e pittori (tra cui Luigi Piffero e Fadil Pëllumbi) cui fu affidata la costruzione di un’Albania adatta al turismo d’allora, al suo pubblico, alle sue aspettative.

La costruzione di un immaginario albanese: tipi e motivi antropologici dell’Archivio fotografico Tagliarini

Geraci M.
2018-01-01

Abstract

Analisi dei tipi e dei motivi retorici e simbolici presenti nel corpus fotografico realizzato da Francesco Tagliarini in Albania, dal 1939 al 1942. Le immagini prodotte nell’ambito dell’attività giornalistica, documentaria, promozionale svolta da Francesco Tagliarini si inscrivono nelle logiche specifiche della committenza istituzionale che le commissionò: quel Ministero della cultura popolare per il quale Tagliarini fu nominato segretario e assegnato presso la Presidenza del consiglio d’Albania e la Direzione generale per la stampa, la propaganda e il turismo, a Tirana, quale consulente per il turismo albanese. Il loro valore è certo quello etnografico che documenta dettagliatamente la realtà socioculturale del tempo; ma è anche quello che testimonia l’esercizio di uno sguardo turistico maturato entro i programmi coloniali, culturali e ministeriali dell’Italia come dell’Albania mussoliniana. È, quindi, testimonianza di un’Albania sui generis, costruita attraverso una negoziazione di immagini, stereotipie, serie, simboli (dai monti ai costumi popolari, dai ponti all’esaltazione della stirpe) che dovevano essere compresi, accettati, condivisi e quindi goduti, in un particolare orizzonte d’esotismo e d’edonismo tra l’al di qua e l’al di là dell’Adriatico. L’articolo passa in rassegna i “tipi” e i “motivi” ricorrenti nell’immaginario scaturito dall’esperienza di Tagliarini, sollecitandone possibili, antropologiche problematizzazioni, al fine di avere una prima panoramica degli oggetti e soggetti messi sul campo visivo dall’équipe di fotografi e pittori (tra cui Luigi Piffero e Fadil Pëllumbi) cui fu affidata la costruzione di un’Albania adatta al turismo d’allora, al suo pubblico, alle sue aspettative.
2018
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