Oggi consumare e scegliere sono diventati un culto, un obbligo presentato come conquista di libertà: costituiscono fattori determinanti per il raggiungimento di quella felicità “usa e getta” diventata fortemente frustrante se non la si ottiene nel qui-e-ora e in determinate modalità. Ma, paradossalmente, quanto più aumentano le possibilità di consumo e di scelta, tanto più crescono il mal di vivere, l’insoddisfazione, il consumo (compreso il consumo di sé) e le nuove dipendenze. L’individuo sperimenta una vita più consumata che vissuta pienamente, riempita di “cose” inutili e sempre più svuotata di senso. Saper leggere questi vissuti come segnali di disagio e, contemporaneamente, come richieste di sostegno consente ai professionisti delle relazioni di aiuto di fornire a questi interlocutori gli strumenti necessari per riattivare percorsi riflessivi di crescita personale e capacità di risposta critica di fronte ai subdoli processi di condizionamento in atto. Nowadays consuming and choosing have become a cult, an obligation presented as a conquest of freedom and as a determining factor for achieving that “disposable” happiness that has become highly frustrating if someone does not get it in the here-and-now and in certain ways. But, paradoxically, the more the possibilities of consumption and choice increase, the more the pain of living, dissatisfaction, consumption (including self-consumption) and new addictions increase. The individual experiences a life more consumed than fully lived, filled with useless “things” and increasingly emptied of meaning. Knowing how to read these experiences as signs of discomfort and, at the same time, requests for support allows professionals in helping relationships to provide these interlocutors with the tools necessary to reactivate reflexive paths of personal growth and the ability to respond critically to the ongoing conditioning processes.

L’insoddisfazione del consumatore tra tirannia della scelta e nuove dipendenze

rosa romano
2019-01-01

Abstract

Oggi consumare e scegliere sono diventati un culto, un obbligo presentato come conquista di libertà: costituiscono fattori determinanti per il raggiungimento di quella felicità “usa e getta” diventata fortemente frustrante se non la si ottiene nel qui-e-ora e in determinate modalità. Ma, paradossalmente, quanto più aumentano le possibilità di consumo e di scelta, tanto più crescono il mal di vivere, l’insoddisfazione, il consumo (compreso il consumo di sé) e le nuove dipendenze. L’individuo sperimenta una vita più consumata che vissuta pienamente, riempita di “cose” inutili e sempre più svuotata di senso. Saper leggere questi vissuti come segnali di disagio e, contemporaneamente, come richieste di sostegno consente ai professionisti delle relazioni di aiuto di fornire a questi interlocutori gli strumenti necessari per riattivare percorsi riflessivi di crescita personale e capacità di risposta critica di fronte ai subdoli processi di condizionamento in atto. Nowadays consuming and choosing have become a cult, an obligation presented as a conquest of freedom and as a determining factor for achieving that “disposable” happiness that has become highly frustrating if someone does not get it in the here-and-now and in certain ways. But, paradoxically, the more the possibilities of consumption and choice increase, the more the pain of living, dissatisfaction, consumption (including self-consumption) and new addictions increase. The individual experiences a life more consumed than fully lived, filled with useless “things” and increasingly emptied of meaning. Knowing how to read these experiences as signs of discomfort and, at the same time, requests for support allows professionals in helping relationships to provide these interlocutors with the tools necessary to reactivate reflexive paths of personal growth and the ability to respond critically to the ongoing conditioning processes.
2019
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