Il contributo analizza alcune caratteristiche linguistiche, testuali, compositive, culturali delle cicalate di Pippo Romeo, accademico dei Peloritani messinese operante nella seconda metà del Settecento. La lingua di Romeo risulta un impasto ben congegniato di italiano, dialetto messinese, dialetto napoletano, spagnolo, latino, pseudolingue che dimostra la capacità dell'autore di passare con disinvoltura dal codice linguistico letterario al dialetto alle altre lingue a lui note a scopi mimetico-espressivi. Proprio la facilità con cui Romeo poteva passare da un codice a un altro fa risaltare la scelta, che caratterizza la sua produzione più tarda, di comporre totalmente in dialetto. Tale scelta va inquadrata nell'ideologia aristocratica di Romeo, gelosa dei privilegi dei suoi pari, tra cui la padronanza dell’italiano era il più distintivo, e contraria alle istanze egualitarie diffuse dall’Illuminismo e dalla Rivoluzione francese. Romeo rifiuta la "moda" degli strati sociali più bassi di parlare italiano, finendo per esaltare, per reazione, la naturalità del dialetto contro la lingua italiana che pure conosce e usa con tanta perizia.
LE CICALATE DI DON PIPPO ROMEO, ACCADEMICO PELORITANO
Fabio Ruggiano
2018-01-01
Abstract
Il contributo analizza alcune caratteristiche linguistiche, testuali, compositive, culturali delle cicalate di Pippo Romeo, accademico dei Peloritani messinese operante nella seconda metà del Settecento. La lingua di Romeo risulta un impasto ben congegniato di italiano, dialetto messinese, dialetto napoletano, spagnolo, latino, pseudolingue che dimostra la capacità dell'autore di passare con disinvoltura dal codice linguistico letterario al dialetto alle altre lingue a lui note a scopi mimetico-espressivi. Proprio la facilità con cui Romeo poteva passare da un codice a un altro fa risaltare la scelta, che caratterizza la sua produzione più tarda, di comporre totalmente in dialetto. Tale scelta va inquadrata nell'ideologia aristocratica di Romeo, gelosa dei privilegi dei suoi pari, tra cui la padronanza dell’italiano era il più distintivo, e contraria alle istanze egualitarie diffuse dall’Illuminismo e dalla Rivoluzione francese. Romeo rifiuta la "moda" degli strati sociali più bassi di parlare italiano, finendo per esaltare, per reazione, la naturalità del dialetto contro la lingua italiana che pure conosce e usa con tanta perizia.File | Dimensione | Formato | |
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