Accompagnare il morente nel territorio incerto e difficile della morte e del morire (Kubler-Ross) è particolarmente complesso, specie in Oncologia. La ricerca costante ed esasperata di una spiegazione razionale a qualsiasi aspetto della vita e l'annullamento del senso del mistero, hanno prodotto una maggiore angoscia del "vivere" e una maggiore paura del viaggio finale e, dunque, della morte. La morte, che San Francesco chiamava "Sorella Morte", da compagna onnipresente nella vita umana, ha assunto sempre più nel tempo i connotati di un duro fantasma, che deve essere cancellato, anzi, mai nominato. L'esperienza della morte sappiamo che è estremamente drammatica per i pazienti, i familiari e gli operatori sanitari, coinvol-gendo tutti gli aspetti della vita. Particolare attenzione dovrebbe essere rivolta ai morenti con la necessità di riorientare la fine della vita verso la ricerca di nuovi significati e di spiritualità. La dignità più alta della morte allora sembra essere quella di poterla "vivere", interpretandola come coronamento, vertice di tutta la vita, al di là dell'età biologica dell'individuo. Per far questo occorre vivere comunque in confidenza con la morte per tutta la vita, cercando di trovare il senso dell'esistenza senza prescindere dalla morte e il senso di questa, nella vita stessa (Funghi). Così, meditare sulla morte e prendersi cura di chi muore sono modi per affermare la vita. Dobbiamo aprire, dunque, il dia-logo non solo sulla morte, ma con la morte, restituendo ad essa la sacralità che le spetta. Nell'assistenza ai morenti, il sostegno spirituale diviene fondamentale e di pari importanza di una terapia del dolore adeguata o del controllo sui sintomi (Borasio). Sostegno spiri-tuale significa entrare in rapporto con la vita, aiutare l'altro a scoprire la propria verità, anche se potremmo non condividerla, restare presenti nel territorio del mistero e delle domande senza risposta. Morire è così un atto sacro, un momento di abbandono e di trasformazione, e morire è quindi un'opportunità per scoprire ciò che è nascosto, cioè la verità di ciò che era già lì da sempre (Ostaseski). Due Autori (Smith e Randall Curtis), hanno identificato dei parametri, costituiti da alcuni principi, che sono necessari per una buona mor-te, costruendo un questionario a 31 voci, la "Quality of Dying and Death" (QODD), al fine di esplorare le variabili ed i processi che intervengono nel fine vita con lo scopo di ottimizzare le cure e gli interventi per i pazienti terminali e le loro famiglie in ambito medico, spirituale e psicologico. Sono stati estrapolati due singoli item, sulla qualità della vita durante l'ultima settimana e la qualità della morte, che spiegano il 38% della va-rianza nel punteggio totale della QODD. Il lavoro negli stati ordinari di coscienza, che si basa sui processi quali memoria, percezione, attenzione, emozioni, ci permette indubbiamente di muoverci nel nostro ambiente, di de-codificare la realtà sociale esterna, nonché le esperienze ed i valori che ne sono alla base, ma spesso è carente nelle situazioni limite quali il morire. Invece, numerose evidenze suggeriscono l'utilità dell'approccio transpersonale, nella fase di incertezza della morte e del morire come momento fondante di un percorso di realizzazione psico-spirituale (Gros-sman). Questo è un approccio che si occupa anche della cultura della spiritualità e delle esperienze spi-rituali, soprattutto per la possibilità di oltrepassare i confini del corpo, delle emozioni, della personalità e della mente, enfatizzando la dimensione spirituale ..

Qualità della morte e Psiconcologia Transpersonale in Hospice

Marcello Aragona
Primo
;
MAISANO BRANCA, Giuliana
Ultimo
2017-01-01

Abstract

Accompagnare il morente nel territorio incerto e difficile della morte e del morire (Kubler-Ross) è particolarmente complesso, specie in Oncologia. La ricerca costante ed esasperata di una spiegazione razionale a qualsiasi aspetto della vita e l'annullamento del senso del mistero, hanno prodotto una maggiore angoscia del "vivere" e una maggiore paura del viaggio finale e, dunque, della morte. La morte, che San Francesco chiamava "Sorella Morte", da compagna onnipresente nella vita umana, ha assunto sempre più nel tempo i connotati di un duro fantasma, che deve essere cancellato, anzi, mai nominato. L'esperienza della morte sappiamo che è estremamente drammatica per i pazienti, i familiari e gli operatori sanitari, coinvol-gendo tutti gli aspetti della vita. Particolare attenzione dovrebbe essere rivolta ai morenti con la necessità di riorientare la fine della vita verso la ricerca di nuovi significati e di spiritualità. La dignità più alta della morte allora sembra essere quella di poterla "vivere", interpretandola come coronamento, vertice di tutta la vita, al di là dell'età biologica dell'individuo. Per far questo occorre vivere comunque in confidenza con la morte per tutta la vita, cercando di trovare il senso dell'esistenza senza prescindere dalla morte e il senso di questa, nella vita stessa (Funghi). Così, meditare sulla morte e prendersi cura di chi muore sono modi per affermare la vita. Dobbiamo aprire, dunque, il dia-logo non solo sulla morte, ma con la morte, restituendo ad essa la sacralità che le spetta. Nell'assistenza ai morenti, il sostegno spirituale diviene fondamentale e di pari importanza di una terapia del dolore adeguata o del controllo sui sintomi (Borasio). Sostegno spiri-tuale significa entrare in rapporto con la vita, aiutare l'altro a scoprire la propria verità, anche se potremmo non condividerla, restare presenti nel territorio del mistero e delle domande senza risposta. Morire è così un atto sacro, un momento di abbandono e di trasformazione, e morire è quindi un'opportunità per scoprire ciò che è nascosto, cioè la verità di ciò che era già lì da sempre (Ostaseski). Due Autori (Smith e Randall Curtis), hanno identificato dei parametri, costituiti da alcuni principi, che sono necessari per una buona mor-te, costruendo un questionario a 31 voci, la "Quality of Dying and Death" (QODD), al fine di esplorare le variabili ed i processi che intervengono nel fine vita con lo scopo di ottimizzare le cure e gli interventi per i pazienti terminali e le loro famiglie in ambito medico, spirituale e psicologico. Sono stati estrapolati due singoli item, sulla qualità della vita durante l'ultima settimana e la qualità della morte, che spiegano il 38% della va-rianza nel punteggio totale della QODD. Il lavoro negli stati ordinari di coscienza, che si basa sui processi quali memoria, percezione, attenzione, emozioni, ci permette indubbiamente di muoverci nel nostro ambiente, di de-codificare la realtà sociale esterna, nonché le esperienze ed i valori che ne sono alla base, ma spesso è carente nelle situazioni limite quali il morire. Invece, numerose evidenze suggeriscono l'utilità dell'approccio transpersonale, nella fase di incertezza della morte e del morire come momento fondante di un percorso di realizzazione psico-spirituale (Gros-sman). Questo è un approccio che si occupa anche della cultura della spiritualità e delle esperienze spi-rituali, soprattutto per la possibilità di oltrepassare i confini del corpo, delle emozioni, della personalità e della mente, enfatizzando la dimensione spirituale ..
2017
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11570/3140836
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