L’era elettrica ha stravolto il mondo nel breve volgere di qualche decennio. L’apice di questo processo di trasformazione può essere ben sintetizzato dai nuovi standard percettivi e cognitivi riferibili al concetto di cybercezione coniato da Ascott (1994), che esprime la portata e gli effetti della transizione dell’essere umano dalla realtà empirica a quella virtuale, grazie all’utilizzo di tecnologie che rivestono la funzione di protesi della mente. In questo scenario, reinventato dall’information processing, sono mutati i linguaggi, le modalità percettive e relazionali; è cambiato il processo di acquisizione delle informazioni, ma anche la dotazione “tecnologica” propedeutica alla costruzione dei significati nell’interazione con l’ambiente empirico. E, quindi, anche le modalità di formazione del pensiero e dell’opinione. Il concetto stesso di mediazione ha subito un decisivo mutamento, dando vita a una dinamica dalle molteplici sfaccettature ed in continua evoluzione: fino a qualche anno fa, appariva dominante il tema della ri-mediazione, per indicare la capacità dei media di agire secondo una doppia logica, in cui, per un verso, riuscivano ad assumere una dimensione di “trasparenza” e, per l’altro, erano capaci di manifestarsi in tutta la loro capacità tecnica (Bolter e Grusin, 1999). Oggi quella dicotomia trova una controparte strutturale nella premediazione (Grusin, 2004): una logica delle mediazioni mirate a disegnare una serie di scenari possibili, prefigurando (premeditando, appunto) i futuri possibili. In questo contesto, la nostra analisi si sviluppa all'interno di una cornice critico-prospettica destinata a rimodulare profondamente gli orizzonti comunicativi della politica, del segmento pubblico e in particolare di quello istituzionale. Diventa centrale il concetto di fast politics, perfettamente descrittivo dello scenario che scandisce le dinamiche di comunicazione many to many e di autocomunicazione di massa in ambito mediatico-politico-istituzionale. Un passaggio chiave, che delinea un clima comunicativo da campagna elettorale perenne. L'agire comunicativo della Lega e del suo leader Matteo Salvini rappresenta, a nostro avviso, una valida esemplificazione di quanto detto, poichè aiuta a comprendere come la linea di demarcazione tra comunicazione politica di stampo propagandistico e comunicazione istituzionale tout court si sia fortemente assottigliata – e nel caso in questione sia del tutto sparita – in un rapporto di evidente subordinazione della seconda rispetto alla prima.

La costruzione dell’influenza nel cyberspazio: la seconda vita della Lega (Nord)

Marco Centorrino
;
2019-01-01

Abstract

L’era elettrica ha stravolto il mondo nel breve volgere di qualche decennio. L’apice di questo processo di trasformazione può essere ben sintetizzato dai nuovi standard percettivi e cognitivi riferibili al concetto di cybercezione coniato da Ascott (1994), che esprime la portata e gli effetti della transizione dell’essere umano dalla realtà empirica a quella virtuale, grazie all’utilizzo di tecnologie che rivestono la funzione di protesi della mente. In questo scenario, reinventato dall’information processing, sono mutati i linguaggi, le modalità percettive e relazionali; è cambiato il processo di acquisizione delle informazioni, ma anche la dotazione “tecnologica” propedeutica alla costruzione dei significati nell’interazione con l’ambiente empirico. E, quindi, anche le modalità di formazione del pensiero e dell’opinione. Il concetto stesso di mediazione ha subito un decisivo mutamento, dando vita a una dinamica dalle molteplici sfaccettature ed in continua evoluzione: fino a qualche anno fa, appariva dominante il tema della ri-mediazione, per indicare la capacità dei media di agire secondo una doppia logica, in cui, per un verso, riuscivano ad assumere una dimensione di “trasparenza” e, per l’altro, erano capaci di manifestarsi in tutta la loro capacità tecnica (Bolter e Grusin, 1999). Oggi quella dicotomia trova una controparte strutturale nella premediazione (Grusin, 2004): una logica delle mediazioni mirate a disegnare una serie di scenari possibili, prefigurando (premeditando, appunto) i futuri possibili. In questo contesto, la nostra analisi si sviluppa all'interno di una cornice critico-prospettica destinata a rimodulare profondamente gli orizzonti comunicativi della politica, del segmento pubblico e in particolare di quello istituzionale. Diventa centrale il concetto di fast politics, perfettamente descrittivo dello scenario che scandisce le dinamiche di comunicazione many to many e di autocomunicazione di massa in ambito mediatico-politico-istituzionale. Un passaggio chiave, che delinea un clima comunicativo da campagna elettorale perenne. L'agire comunicativo della Lega e del suo leader Matteo Salvini rappresenta, a nostro avviso, una valida esemplificazione di quanto detto, poichè aiuta a comprendere come la linea di demarcazione tra comunicazione politica di stampo propagandistico e comunicazione istituzionale tout court si sia fortemente assottigliata – e nel caso in questione sia del tutto sparita – in un rapporto di evidente subordinazione della seconda rispetto alla prima.
2019
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