Obiettivo di questo breve saggio sarà quello di focalizzare l'attenzione sui più recenti approdi della giurisprudenza della Corte costituzionale italiana relativamente ai rapporti, di non facile definizione, e invero ancora oggi in continua evoluzione, tra ordinamenti e Corti deputate alla garanzia della corretta applicazione dei presupposti normativi dei sistemi giuridici di propria pertinenza. Si tratta, in particolare delle sentenze nn. 20 e 63 del 2019, che rappresentano di certo una significativa evoluzione della precedente pronuncia n. 269 del 2017 della Consulta, già oggetto di svariate prese di posizione – spesso in chiave critica – della dottrina, non solo costituzionalistica. E ciò principalmente perchè, a mezzo in verità di tutte le pronunce citate – sebbene con una diversità di accenti e di intensità che si metterà in rilievo – il giudice comune ha subito un ridimensionamento del ruolo, conquistato nel tempo, di “primo” interprete delle Carte dei diritti: della Costituzione, a mezzo dell'interpretazione costituzionalmente orientata dei testi normativi; del diritto dell'Unione, in ragione del potere di disapplicazione delle norme interne contrastanti con norme dell'Unione direttamente applicabili ovvero produttive di effetti diretti, tra le quali oggi non possono se non rientrare anche molte delle disposizioni della Carta di Nizza.

I recenti approdi della Consulta sui rapporti tra Carte e Corti. Brevi considerazioni sulle sentenze nn. 20 e 63 del 2019 della Corte costituzionale

Grazia Vitale
2019-01-01

Abstract

Obiettivo di questo breve saggio sarà quello di focalizzare l'attenzione sui più recenti approdi della giurisprudenza della Corte costituzionale italiana relativamente ai rapporti, di non facile definizione, e invero ancora oggi in continua evoluzione, tra ordinamenti e Corti deputate alla garanzia della corretta applicazione dei presupposti normativi dei sistemi giuridici di propria pertinenza. Si tratta, in particolare delle sentenze nn. 20 e 63 del 2019, che rappresentano di certo una significativa evoluzione della precedente pronuncia n. 269 del 2017 della Consulta, già oggetto di svariate prese di posizione – spesso in chiave critica – della dottrina, non solo costituzionalistica. E ciò principalmente perchè, a mezzo in verità di tutte le pronunce citate – sebbene con una diversità di accenti e di intensità che si metterà in rilievo – il giudice comune ha subito un ridimensionamento del ruolo, conquistato nel tempo, di “primo” interprete delle Carte dei diritti: della Costituzione, a mezzo dell'interpretazione costituzionalmente orientata dei testi normativi; del diritto dell'Unione, in ragione del potere di disapplicazione delle norme interne contrastanti con norme dell'Unione direttamente applicabili ovvero produttive di effetti diretti, tra le quali oggi non possono se non rientrare anche molte delle disposizioni della Carta di Nizza.
2019
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