Il saggio tratta alcuni aspetti del complesso tema delle commissioni interbancarie sulle operazioni di pagamento mediante carta (c.d. Multilateral Interchange Fees), oggetto del Regolamento UE n. 751/2015, recepito in Italia con d. lgs. n. 218/17. Più in dettaglio, dopo avere ricostruito struttura e ratio delle MIF, sulla scorta della teoria economica dei mercati a più versanti, lo studio si concentra sulle motivazioni, giuridiche ed economiche, poste a base della recente scelta legislativa di imporre un tetto massimo alle commissioni interbancarie, nonché sugli effetti delle nuove disposizioni sulla categoria dei consumatori. Infatti, sebbene dall’introduzione del nuovo quadro normativo siano attesi significativi vantaggi per tali soggetti (ingresso nel mercato di nuovi operatori paneuropei, incremento della concorrenza, riduzione dei costi relativi alla prestazione dei servizi di pagamento, nonché diminuzione dei prezzi al dettaglio dei beni di consumo), recenti studi, condotti soprattutto con riferimento a mercati esteri, sembrano dimostrare che l’imposizione di un cap alle interchange fees si traduca semmai in un aumento dei costi dei servizi bancari (in particolare, per i titolari di carte di pagamento), con complessivo aggravio degli oneri a carico dei consumatori. In tale contesto, posto che, per compensare i minori introiti derivanti dalla compressione delle commissioni interbancarie, anche alcune banche italiane hanno innalzato i costi dei servizi offerti alla clientela, avvalendosi in particolare del c.d. jus variandi, la parte finale del lavoro si concentra specificamente sulla legittimità del ricorso a siffatto strumento, con l’obiettivo di valutare se, in simili circostanze (i.e., adozione di un provvedimento normativo che incide sull’aspetto economico delle interchange fees), possa ritenersi sussistente il necessario requisito del “giustificato motivo”.

La nuova regolamentazione delle Multilateral Interchange Fees. Quali effetti per i consumatori?

francesco ciraolo
2019-01-01

Abstract

Il saggio tratta alcuni aspetti del complesso tema delle commissioni interbancarie sulle operazioni di pagamento mediante carta (c.d. Multilateral Interchange Fees), oggetto del Regolamento UE n. 751/2015, recepito in Italia con d. lgs. n. 218/17. Più in dettaglio, dopo avere ricostruito struttura e ratio delle MIF, sulla scorta della teoria economica dei mercati a più versanti, lo studio si concentra sulle motivazioni, giuridiche ed economiche, poste a base della recente scelta legislativa di imporre un tetto massimo alle commissioni interbancarie, nonché sugli effetti delle nuove disposizioni sulla categoria dei consumatori. Infatti, sebbene dall’introduzione del nuovo quadro normativo siano attesi significativi vantaggi per tali soggetti (ingresso nel mercato di nuovi operatori paneuropei, incremento della concorrenza, riduzione dei costi relativi alla prestazione dei servizi di pagamento, nonché diminuzione dei prezzi al dettaglio dei beni di consumo), recenti studi, condotti soprattutto con riferimento a mercati esteri, sembrano dimostrare che l’imposizione di un cap alle interchange fees si traduca semmai in un aumento dei costi dei servizi bancari (in particolare, per i titolari di carte di pagamento), con complessivo aggravio degli oneri a carico dei consumatori. In tale contesto, posto che, per compensare i minori introiti derivanti dalla compressione delle commissioni interbancarie, anche alcune banche italiane hanno innalzato i costi dei servizi offerti alla clientela, avvalendosi in particolare del c.d. jus variandi, la parte finale del lavoro si concentra specificamente sulla legittimità del ricorso a siffatto strumento, con l’obiettivo di valutare se, in simili circostanze (i.e., adozione di un provvedimento normativo che incide sull’aspetto economico delle interchange fees), possa ritenersi sussistente il necessario requisito del “giustificato motivo”.
2019
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