Obiettivo del lavoro è quello di evidenziare le caratteristiche salienti ed autonome del modello amministrativo di contenimento della pandemia, così come sta emergendo, in maniera piuttosto frammentaria e disorganica. Man mano che se ne profilano i tratti, di esso, nonostante l’assonanza, è rilevabile un disallineamento rispetto allo schema operativo di tipo emergenziale, oggi raccolto nel Codice di protezione civile. La sua singolarità è data dal forte condizionamento impresso dal meccanismo ancestrale della paura dell’ignoto, connessa all’istinto di sopravvivenza ed irradiata a tutti gli aspetti basilari della vita umana, a causa dello specifico atteggiarsi dell’evento pandemico, per il quale, allo stato, non è data terapia immunizzante: la paura ha una specifica rilevanza giuridica nel nostro caso, costituendo indispensabile strumento di attuazione ed effettività delle misure di contrasto all’emergenza sanitaria, ma anche, allo stesso tempo, oggetto di autonomo contenimento, a presidio dell’ordine pubblico e del senso di sovranità. Lo studio si è, dunque, soffermato sui riflessi della paura sui principi e criteri orientativi dell’azione amministrativa (al di fuori del tema politico gravitante intorno al principio di precauzione) e sulla peculiare modalità decisoria a formazione progressiva, alla cui conformazione ha contribuito l’ulteriore innesto della matrice della paura da responsabilità politica e giuridica, con il suo tasso di potenziale conflittualità interna. Si è, dunque, concentrata l’attenzione sul problema dell’effettività del modello amministrativo e sull’importanza del momento dialettico e collaborativo tra tutte le componenti del sistema, prendendo spunto dal caso limite dell’attraversamento dello Stretto di Messina; ciò anche in prospettiva futura, trattandosi, appunto, di un modello in continua evoluzione ed in considerazione della possibile ciclicità dell’evento pandemico.

Icaro, Perseo e la Gorgone: dal diritto amministrativo dell'emergenza al modello di declinazione della paura da pandemia

Francesco Siciliano
2020-01-01

Abstract

Obiettivo del lavoro è quello di evidenziare le caratteristiche salienti ed autonome del modello amministrativo di contenimento della pandemia, così come sta emergendo, in maniera piuttosto frammentaria e disorganica. Man mano che se ne profilano i tratti, di esso, nonostante l’assonanza, è rilevabile un disallineamento rispetto allo schema operativo di tipo emergenziale, oggi raccolto nel Codice di protezione civile. La sua singolarità è data dal forte condizionamento impresso dal meccanismo ancestrale della paura dell’ignoto, connessa all’istinto di sopravvivenza ed irradiata a tutti gli aspetti basilari della vita umana, a causa dello specifico atteggiarsi dell’evento pandemico, per il quale, allo stato, non è data terapia immunizzante: la paura ha una specifica rilevanza giuridica nel nostro caso, costituendo indispensabile strumento di attuazione ed effettività delle misure di contrasto all’emergenza sanitaria, ma anche, allo stesso tempo, oggetto di autonomo contenimento, a presidio dell’ordine pubblico e del senso di sovranità. Lo studio si è, dunque, soffermato sui riflessi della paura sui principi e criteri orientativi dell’azione amministrativa (al di fuori del tema politico gravitante intorno al principio di precauzione) e sulla peculiare modalità decisoria a formazione progressiva, alla cui conformazione ha contribuito l’ulteriore innesto della matrice della paura da responsabilità politica e giuridica, con il suo tasso di potenziale conflittualità interna. Si è, dunque, concentrata l’attenzione sul problema dell’effettività del modello amministrativo e sull’importanza del momento dialettico e collaborativo tra tutte le componenti del sistema, prendendo spunto dal caso limite dell’attraversamento dello Stretto di Messina; ciò anche in prospettiva futura, trattandosi, appunto, di un modello in continua evoluzione ed in considerazione della possibile ciclicità dell’evento pandemico.
2020
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