Una tipologia d’uso del nome proprio in funzione allocutiva viene delineata attraverso l’analisi di un ampio campione di libretti d’opera italiani dal Settecento al Novecento. I principi metodologici dell’analisi del discorso, dell’analisi conversazionale, della sociosemiotica e della multimodalità, coniugati con i consueti strumenti della linguistica storica, della stilistica e della retorica, vengono impiegati per far luce sul più generale fenomeno dell’interazione riprodotta nel linguaggio teatrale. Si tiene conto anche del confronto tra i libretti e le loro fonti, soprattutto francesi. Alcuni fenomeni, come l’allocuzione egocentrica e simbolica, dimostrano come spesso l’interazione tra i personaggi operistici sia in realtà una falsa interazione. D’altro canto, rispetto a forme diverse di comunicazione poetica e teatrale, quella operistica sfrutta al massimo grado l’interazione con il pubblico. I nomi propri come allocutivi, prima di Verdi più frequenti nell’opera buffa che nella seria, diventano invece un tratto caratteristico del melodramma romantico in Verdi e in Puccini, con esempi interessanti già in Rossini e in Donizetti. Viene dato rilievo infine ad alcuni usi metateatrali e metatestuali del nome proprio e più in generale dell’interazione a partire dal Rigoletto.
«Mi chiamano Mimì». Presentarsi, salutarsi, chiamarsi per nome e altri fenomeni di interlocuzione nel linguaggio operistico
Rossi, Fabio
2019-01-01
Abstract
Una tipologia d’uso del nome proprio in funzione allocutiva viene delineata attraverso l’analisi di un ampio campione di libretti d’opera italiani dal Settecento al Novecento. I principi metodologici dell’analisi del discorso, dell’analisi conversazionale, della sociosemiotica e della multimodalità, coniugati con i consueti strumenti della linguistica storica, della stilistica e della retorica, vengono impiegati per far luce sul più generale fenomeno dell’interazione riprodotta nel linguaggio teatrale. Si tiene conto anche del confronto tra i libretti e le loro fonti, soprattutto francesi. Alcuni fenomeni, come l’allocuzione egocentrica e simbolica, dimostrano come spesso l’interazione tra i personaggi operistici sia in realtà una falsa interazione. D’altro canto, rispetto a forme diverse di comunicazione poetica e teatrale, quella operistica sfrutta al massimo grado l’interazione con il pubblico. I nomi propri come allocutivi, prima di Verdi più frequenti nell’opera buffa che nella seria, diventano invece un tratto caratteristico del melodramma romantico in Verdi e in Puccini, con esempi interessanti già in Rossini e in Donizetti. Viene dato rilievo infine ad alcuni usi metateatrali e metatestuali del nome proprio e più in generale dell’interazione a partire dal Rigoletto.File | Dimensione | Formato | |
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