Proporre alcune considerazioni sulla libertà non vuole, e non può, essere la ricerca di risposte definitive ma lo stimolo ad assumere sempre maggiore consapevolezza intelligente dell’assenza di certezze assolute. Può sembrare che la nostra “libertà decisionale” sia limitata dai risultati delle analisi alla base delle scelte, ma un processo di progettazione si evolve in modo ciclico, con verifiche ed aggiustamenti, quindi quelli che sono i dati di partenza del progetto in realtà sono frutto di studi e di approfondimenti di una conoscenza già orientata dalla nostra volontà di prendere delle decisioni. In particolare, se nella pianificazione di un territorio si ritiene di dover tener conto dei valori culturali del patrimonio in esso presente, si operano delle scelte progettuali che non prescindono da tale presenza e questo potrebbe, erroneamente, sembrare una limitazione della libertà progettuale. Nella pianificazione, urbana e territoriale, normalmente ci si rapporta a luoghi già antropizzati, le città nelle quali si è chiamati a programmare un assetto urbanistico sono edificate nell’arco di diversi secoli, cresciute a volte secondo piani prestabiliti, più spesso assecondando esigenze economiche e fisico-geografiche; in ogni caso si ha a che fare con luoghi con una precisa identità che è necessario provare ad interpretare. Urbanistica e pianificazione territoriale devono lavorare alla costruzione del progetto di territorio come progetto del futuro delle comunità locali, coniugando col giusto equilibrio utilità, sicurezza, qualità ambientale. Si tratta di un delicato incontro tra saperi tecnici e conoscenze contestuali messe insieme per costruire visioni identitarie . La condizione principale perché una politica di questo tipo acquisti senso e coerenza – perché non si corra il rischio di rappresentare e soddisfare gli interessi solo degli attori che si mobilitano – è che si sviluppi una coerente mappa strategica della quale sia dimostrabile l’utilità sociale è per cui le azioni previste si collochino entro una vision condivisa e di lungo periodo .

La valorizzazione dei beni culturali come atto di libertà responsabile

ARENA, Marina
Primo
;
2008-01-01

Abstract

Proporre alcune considerazioni sulla libertà non vuole, e non può, essere la ricerca di risposte definitive ma lo stimolo ad assumere sempre maggiore consapevolezza intelligente dell’assenza di certezze assolute. Può sembrare che la nostra “libertà decisionale” sia limitata dai risultati delle analisi alla base delle scelte, ma un processo di progettazione si evolve in modo ciclico, con verifiche ed aggiustamenti, quindi quelli che sono i dati di partenza del progetto in realtà sono frutto di studi e di approfondimenti di una conoscenza già orientata dalla nostra volontà di prendere delle decisioni. In particolare, se nella pianificazione di un territorio si ritiene di dover tener conto dei valori culturali del patrimonio in esso presente, si operano delle scelte progettuali che non prescindono da tale presenza e questo potrebbe, erroneamente, sembrare una limitazione della libertà progettuale. Nella pianificazione, urbana e territoriale, normalmente ci si rapporta a luoghi già antropizzati, le città nelle quali si è chiamati a programmare un assetto urbanistico sono edificate nell’arco di diversi secoli, cresciute a volte secondo piani prestabiliti, più spesso assecondando esigenze economiche e fisico-geografiche; in ogni caso si ha a che fare con luoghi con una precisa identità che è necessario provare ad interpretare. Urbanistica e pianificazione territoriale devono lavorare alla costruzione del progetto di territorio come progetto del futuro delle comunità locali, coniugando col giusto equilibrio utilità, sicurezza, qualità ambientale. Si tratta di un delicato incontro tra saperi tecnici e conoscenze contestuali messe insieme per costruire visioni identitarie . La condizione principale perché una politica di questo tipo acquisti senso e coerenza – perché non si corra il rischio di rappresentare e soddisfare gli interessi solo degli attori che si mobilitano – è che si sviluppi una coerente mappa strategica della quale sia dimostrabile l’utilità sociale è per cui le azioni previste si collochino entro una vision condivisa e di lungo periodo .
2008
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