I veicoli suborbitali si comportano come aeromobili quando volano all’in terno dell’atmosfera bassa e come oggetti spaziali quando si trovano vicino alla «linea di Kármán». Conseguentemente trovano applicazione nei loro confronti sia le norme sulla sicurezza dell’aviazione civile, sia i trattati di diritto spaziale. Per effettuare operazioni di trasporto suborbitale e per l’accesso allo spazio da parte dei relativi veicoli è anzitutto necessario utilizzare quella particolare infrastruttura a terra detta «spazioporto», definito dall’ENAC come «un sito comprendente in frastrutture, edifici, installazioni, impianti ed apparati, nell’insieme atti a consenti re il lancio/decollo, il rientro/atterraggio e le relative operazioni a terra e in volo di un veicolo suborbitale HOTOL (horizontal take-off and horizontal landing)». Il ge store dello spazioporto è il soggetto giuridico cui è affidato, insieme ad altre attivi tà o in via esclusiva, il compito di amministrare e di gestire le infrastrutture e di «coordinare e controllare le attività dei vari operatori presenti» nello scalo. Tale soggetto è titolare di concessione per la progettazione, lo sviluppo, la realizzazio ne, l’adeguamento, la gestione, la manutenzione e l’uso degli impianti e delle in frastrutture dello spazioporto, compresi i beni demaniali concessigli in affidamen to, salve le eventuali responsabilità dell’operatore del veicolo suborbitale nella conduzione delle operazioni di trasporto. È altresì titolato a presentare domanda all’ENAC per ottenere il rilascio del certificato di spazioporto, secondo le dispo sizioni contenute nel reg. Ue n. 139/2014. Di fronte all’attuale lacuna normativa, è auspicabile l’elaborazione di una disciplina uniforme a livello internazionale che si limiti a procedere alla modifica degli allegati ICAO e degli altri documenti tec nici in vigore, tenendo conto delle caratteristiche specifiche dei veicoli e dei parti colari rischi connessi a tali operazioni

VOLI SUBORBITALI

PELLEGRINO F.
2020-01-01

Abstract

I veicoli suborbitali si comportano come aeromobili quando volano all’in terno dell’atmosfera bassa e come oggetti spaziali quando si trovano vicino alla «linea di Kármán». Conseguentemente trovano applicazione nei loro confronti sia le norme sulla sicurezza dell’aviazione civile, sia i trattati di diritto spaziale. Per effettuare operazioni di trasporto suborbitale e per l’accesso allo spazio da parte dei relativi veicoli è anzitutto necessario utilizzare quella particolare infrastruttura a terra detta «spazioporto», definito dall’ENAC come «un sito comprendente in frastrutture, edifici, installazioni, impianti ed apparati, nell’insieme atti a consenti re il lancio/decollo, il rientro/atterraggio e le relative operazioni a terra e in volo di un veicolo suborbitale HOTOL (horizontal take-off and horizontal landing)». Il ge store dello spazioporto è il soggetto giuridico cui è affidato, insieme ad altre attivi tà o in via esclusiva, il compito di amministrare e di gestire le infrastrutture e di «coordinare e controllare le attività dei vari operatori presenti» nello scalo. Tale soggetto è titolare di concessione per la progettazione, lo sviluppo, la realizzazio ne, l’adeguamento, la gestione, la manutenzione e l’uso degli impianti e delle in frastrutture dello spazioporto, compresi i beni demaniali concessigli in affidamen to, salve le eventuali responsabilità dell’operatore del veicolo suborbitale nella conduzione delle operazioni di trasporto. È altresì titolato a presentare domanda all’ENAC per ottenere il rilascio del certificato di spazioporto, secondo le dispo sizioni contenute nel reg. Ue n. 139/2014. Di fronte all’attuale lacuna normativa, è auspicabile l’elaborazione di una disciplina uniforme a livello internazionale che si limiti a procedere alla modifica degli allegati ICAO e degli altri documenti tec nici in vigore, tenendo conto delle caratteristiche specifiche dei veicoli e dei parti colari rischi connessi a tali operazioni
2020
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