Di recente, diversi studi di neurolinguistica, di neuropragmatica e/o di pragmatica clinica sul discorso schizofrenico hanno cercato di focalizzare l’attenzione sul cosiddetto “dominio del linguaggio”. Alcuni ricercatori di tali ambiti scientifici, infatti, ritengono che i deficit pragmatici schizofrenici non possono essere spiegati completamente facendo riferimento solo a disturbi cognitivi come quelli nelle funzioni esecutive (EF), nella teoria della mente (ToM) e/o nel disturbo formale del pensiero (FTD). Le difficoltà nel linguaggio figurato, nelle espressioni in cui bisogna comprendere e produrre il senso ironico o sarcastico degli enunciati, le scarse capacità nella comprensione delle intenzioni comunicative sincere o ingannevoli e, più in generale, le difficoltà nelle capacità inferenziali dimostrerebbero appunto un deficit specifico delle abilità pragmatiche dei soggetti schizofrenici. Avvalendosi anche di modelli statistici per la lettura dei risultati, una serie di ricerche di pragmatica cognitiva in cui sono state utilizzate interviste semistrutturate, esercizi di lettura e di comprensione di brevi brani, quesiti su frasi presentate sperimentalmente da cui bisogna inferire il significato (letterale, figurato, concreto, astratto), o interpretare vignette e storielle, sembra dimostrare che nel discorso schizofrenico emergerebbero dunque importanti deficit del dominio delle abilità pragmatiche. Tuttavia, per spiegare la mancanza di coerenza, di coesione e/o di pertinenza dell’eloquio schizofrenico o i fallimenti della performance discorsiva dei malati, è necessario recuperare anche il ruolo cognitivo del disturbo formale del pensiero e soprattutto dei deliri e delle allucinazioni. A tal proposito, è ancora utile considerare la prospettiva psicopatologica e in particolare lo studio delle tante produzioni autografe (lettere, querele, memorandum, composizioni narrative, poetiche ecc.) dei malati. L’esame di questi scritti e/o le trascrizioni dei colloqui psichiatrici potrebbero permettere di valutare meglio l’adeguatezza al contesto comunicativo di tali soggetti, e consentire di integrare i loro usi linguistici deliranti e allucinatori. Insomma, da questi studi emergerebbe il ruolo del particolare contesto comunicativo schizofrenico – ovvero del contesto soggettivo, immaginario e inusuale (appunto, delirante e allucinatorio) – che ci sembra necessario per integrare la dimensione pragmatica dei deficit del linguaggio schizofrenico. [Altro abstract in inglese: Recently, several studies of neurolinguistics, neuropragmatics and/or clinical pragmatics on schizophrenic discourse have tried to focus attention on the so-called «domain of language». In fact, some researchers of these scientific fields believe that pragmatic schizophrenic deficits cannot be fully explained by referring only to cognitive disorders such as those in Executive Functions (EF), Theory of Mind (ToM), and/or Formal Thought Disorders (FTD). The difficulties in figurative language, in the expressions in which it is necessary to understand and produce the ironic or sarcastic sense of the sentences, the poor skills in understanding sincere or deceptive communicative intentions and, more generally, the difficulties in inferential skills would demonstrate a specific deficit of the pragmatic abilities of schizophrenic subjects. Using also statistical models for reading the results, a series of cognitive pragmatic research where semi-structured interviews, reading and understanding exercises of short passages, questions on sentences presented experimentally from which the meaning must be inferred (literal, figurative, concrete, abstract), or interpreting illustrations and stories have been used, seems to demonstrate that in schizophrenic discourse important deficits in the domain of pragmatic abilities would emerge. However, to explain the lack of coherence, cohesion and/or relevance of schizophrenic speech, or the failures of the patient’s discursive performance, it is also necessary to recover the cognitive role of the Formal Thought Disorders and above all of the delusions and hallucinations. In this regard, it is still useful to consider the psychopathological perspective, and in particular the study the patients’ many autographed productions (letters, complaint, memorandum, narrative and poetic compositions, etc.). The examination of these writings and/or the transcriptions of the psychiatric interviews could allow us to better evaluate the adequacy to the communicative context of these subjects, and allow us to integrate their delusional and hallucinatory linguistic uses. In short, from these studies the role of the particular schizophrenic communicative context could emerge – or of the subjective, imaginary and unusual context (precisely, delusional and hallucinatory) – which seems necessary to integrate the pragmatic dimension of deficits of schizophrenic language].

Il discorso schizofrenico. Verbigerazione, fraintendimenti, fallimenti comunicativi

Bucca, Antonino
2020-01-01

Abstract

Di recente, diversi studi di neurolinguistica, di neuropragmatica e/o di pragmatica clinica sul discorso schizofrenico hanno cercato di focalizzare l’attenzione sul cosiddetto “dominio del linguaggio”. Alcuni ricercatori di tali ambiti scientifici, infatti, ritengono che i deficit pragmatici schizofrenici non possono essere spiegati completamente facendo riferimento solo a disturbi cognitivi come quelli nelle funzioni esecutive (EF), nella teoria della mente (ToM) e/o nel disturbo formale del pensiero (FTD). Le difficoltà nel linguaggio figurato, nelle espressioni in cui bisogna comprendere e produrre il senso ironico o sarcastico degli enunciati, le scarse capacità nella comprensione delle intenzioni comunicative sincere o ingannevoli e, più in generale, le difficoltà nelle capacità inferenziali dimostrerebbero appunto un deficit specifico delle abilità pragmatiche dei soggetti schizofrenici. Avvalendosi anche di modelli statistici per la lettura dei risultati, una serie di ricerche di pragmatica cognitiva in cui sono state utilizzate interviste semistrutturate, esercizi di lettura e di comprensione di brevi brani, quesiti su frasi presentate sperimentalmente da cui bisogna inferire il significato (letterale, figurato, concreto, astratto), o interpretare vignette e storielle, sembra dimostrare che nel discorso schizofrenico emergerebbero dunque importanti deficit del dominio delle abilità pragmatiche. Tuttavia, per spiegare la mancanza di coerenza, di coesione e/o di pertinenza dell’eloquio schizofrenico o i fallimenti della performance discorsiva dei malati, è necessario recuperare anche il ruolo cognitivo del disturbo formale del pensiero e soprattutto dei deliri e delle allucinazioni. A tal proposito, è ancora utile considerare la prospettiva psicopatologica e in particolare lo studio delle tante produzioni autografe (lettere, querele, memorandum, composizioni narrative, poetiche ecc.) dei malati. L’esame di questi scritti e/o le trascrizioni dei colloqui psichiatrici potrebbero permettere di valutare meglio l’adeguatezza al contesto comunicativo di tali soggetti, e consentire di integrare i loro usi linguistici deliranti e allucinatori. Insomma, da questi studi emergerebbe il ruolo del particolare contesto comunicativo schizofrenico – ovvero del contesto soggettivo, immaginario e inusuale (appunto, delirante e allucinatorio) – che ci sembra necessario per integrare la dimensione pragmatica dei deficit del linguaggio schizofrenico. [Altro abstract in inglese: Recently, several studies of neurolinguistics, neuropragmatics and/or clinical pragmatics on schizophrenic discourse have tried to focus attention on the so-called «domain of language». In fact, some researchers of these scientific fields believe that pragmatic schizophrenic deficits cannot be fully explained by referring only to cognitive disorders such as those in Executive Functions (EF), Theory of Mind (ToM), and/or Formal Thought Disorders (FTD). The difficulties in figurative language, in the expressions in which it is necessary to understand and produce the ironic or sarcastic sense of the sentences, the poor skills in understanding sincere or deceptive communicative intentions and, more generally, the difficulties in inferential skills would demonstrate a specific deficit of the pragmatic abilities of schizophrenic subjects. Using also statistical models for reading the results, a series of cognitive pragmatic research where semi-structured interviews, reading and understanding exercises of short passages, questions on sentences presented experimentally from which the meaning must be inferred (literal, figurative, concrete, abstract), or interpreting illustrations and stories have been used, seems to demonstrate that in schizophrenic discourse important deficits in the domain of pragmatic abilities would emerge. However, to explain the lack of coherence, cohesion and/or relevance of schizophrenic speech, or the failures of the patient’s discursive performance, it is also necessary to recover the cognitive role of the Formal Thought Disorders and above all of the delusions and hallucinations. In this regard, it is still useful to consider the psychopathological perspective, and in particular the study the patients’ many autographed productions (letters, complaint, memorandum, narrative and poetic compositions, etc.). The examination of these writings and/or the transcriptions of the psychiatric interviews could allow us to better evaluate the adequacy to the communicative context of these subjects, and allow us to integrate their delusional and hallucinatory linguistic uses. In short, from these studies the role of the particular schizophrenic communicative context could emerge – or of the subjective, imaginary and unusual context (precisely, delusional and hallucinatory) – which seems necessary to integrate the pragmatic dimension of deficits of schizophrenic language].
2020
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