“Fratellanza” è una parola dai chiari rimandi al lessico religioso e che ha conosciuto discontinui successi come categoria politica senza riuscire mai a tradursi in una efficace ed inclusiva azione sociale. È una parola che non è stata così incisiva tale da scalfire le derive dell’individualismo esasperato, dell’indifferentismo etico, della crisi delle trame relazionali come di progetti politici inclusivi e comunitari. Se il racconto di Genesi “Giuseppe e i suoi fratelli” svela il “dramma” della negazione della fratellanza, il contrappunto offerto dalla riflessione del filosofo ebreo di lingua tedesca Martin Buber la presenta come il principio regolatore della libertà e della uguaglianza. Se vissuta fraternamente, la libertà non diventa l’arbitrio del più forte e l’uguaglianza non degenera in un egualitarismo opprimente. Quindi è un principio che tanto più è stato dimenticato, tanto più si rivela come essenziale a realizzare il progetto mancato della modernità, ovvero di un sistema politico inclusivo e democraticamente aperto alle istanze del singolo e di ciascuno. Pensare la fratellanza come l’ethos di una comunità permette di rintracciare le modalità attraverso cui la disposizione verso l’altro come prossimo e come fratello può ri-convertire odii e conflitti, grazie all’arte della mediazione e della reciproca solidarietà, creando prassi e modalità di convivenza estendibili anche oltre il cerchio della “naturalità” dei rapporti familiari e parentali.

Per un'etica della fratellanza fra utopia e riscatto

G. Costanzo
2021-01-01

Abstract

“Fratellanza” è una parola dai chiari rimandi al lessico religioso e che ha conosciuto discontinui successi come categoria politica senza riuscire mai a tradursi in una efficace ed inclusiva azione sociale. È una parola che non è stata così incisiva tale da scalfire le derive dell’individualismo esasperato, dell’indifferentismo etico, della crisi delle trame relazionali come di progetti politici inclusivi e comunitari. Se il racconto di Genesi “Giuseppe e i suoi fratelli” svela il “dramma” della negazione della fratellanza, il contrappunto offerto dalla riflessione del filosofo ebreo di lingua tedesca Martin Buber la presenta come il principio regolatore della libertà e della uguaglianza. Se vissuta fraternamente, la libertà non diventa l’arbitrio del più forte e l’uguaglianza non degenera in un egualitarismo opprimente. Quindi è un principio che tanto più è stato dimenticato, tanto più si rivela come essenziale a realizzare il progetto mancato della modernità, ovvero di un sistema politico inclusivo e democraticamente aperto alle istanze del singolo e di ciascuno. Pensare la fratellanza come l’ethos di una comunità permette di rintracciare le modalità attraverso cui la disposizione verso l’altro come prossimo e come fratello può ri-convertire odii e conflitti, grazie all’arte della mediazione e della reciproca solidarietà, creando prassi e modalità di convivenza estendibili anche oltre il cerchio della “naturalità” dei rapporti familiari e parentali.
2021
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