Su un corpus di 161 libretti comici, composti da autori perlopiù napoletani e da Carlo Goldoni tra il 1637 e il 1779, si forniscono 117 retrodatazioni di parole e locuzioni e una decina di retrodatazioni di stilemi e topoi. La librettistica buffa costituisce un osservatorio privilegiato, e in gran parte ancora inesplorato, sulla fraseologia del quotidiano. Goldoni si conferma come una figura centrale nel processo di messa a punto di un italiano teatrale in costante interscambio con quello parlato comune, e dunque anche come un antesignano delle soluzioni manzoniane. Il corpus napoletano dei libretti buffi primosettecenteschi, unitamente a talune anticipazioni secentesche, induce tuttavia ad anticipare molte forme e soluzioni poi divenute topiche nel teatro successivo e intercettate sicuramente, grazie all’estrema mobilità dell’opera buffa, dallo stesso Goldoni, per poi essere da lui vigorosamente propagate nell’italiano comune. Se il parlato da palcoscenico (Bühnensprache) goldoniano è già così maturo e talmente simile al parlato-parlato (Umgangssprache) da suonarci ancor oggi così familiare è segno che gli italiani dovevano avere a disposizione già da prima forme di comunicazione orale comune di là dai dialetti. I libretti buffi qui indagati sembrano confermare questa ipotesi.
L’italiano (buffo) pregoldoniano: tra «umgangssprache» e «bühnensprache», con oltre cento retrodatazioni
Fabio Rossi
2021-01-01
Abstract
Su un corpus di 161 libretti comici, composti da autori perlopiù napoletani e da Carlo Goldoni tra il 1637 e il 1779, si forniscono 117 retrodatazioni di parole e locuzioni e una decina di retrodatazioni di stilemi e topoi. La librettistica buffa costituisce un osservatorio privilegiato, e in gran parte ancora inesplorato, sulla fraseologia del quotidiano. Goldoni si conferma come una figura centrale nel processo di messa a punto di un italiano teatrale in costante interscambio con quello parlato comune, e dunque anche come un antesignano delle soluzioni manzoniane. Il corpus napoletano dei libretti buffi primosettecenteschi, unitamente a talune anticipazioni secentesche, induce tuttavia ad anticipare molte forme e soluzioni poi divenute topiche nel teatro successivo e intercettate sicuramente, grazie all’estrema mobilità dell’opera buffa, dallo stesso Goldoni, per poi essere da lui vigorosamente propagate nell’italiano comune. Se il parlato da palcoscenico (Bühnensprache) goldoniano è già così maturo e talmente simile al parlato-parlato (Umgangssprache) da suonarci ancor oggi così familiare è segno che gli italiani dovevano avere a disposizione già da prima forme di comunicazione orale comune di là dai dialetti. I libretti buffi qui indagati sembrano confermare questa ipotesi.File | Dimensione | Formato | |
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