A fronte del perdurante contrasto tra la normativa italiana in tema di rinnovo delle concessioni demaniali marittime di cui all’art. 01 del d.l. n. 400/1993 e la disciplina europea di cui agli artt. 49 TFUE (libertà di stabilimento) e 12 della direttiva 2006/123/CE (c.d. “Bolkestein”), nonché della nuova procedura di infrazione avviata dalla Commissione Europea contro il nostro Paese, il potere giudiziario è stato ancora una volta delegato a fare le veci del legislatore per garantire uniformità e certezza del diritto. L’Adunanza Plenaria del Consiglio di Stato, nelle due recentissime pronunce del 9 novembre 2021, nn. 17 e 18, ha infatti evidenziato un contrasto della disciplina nazionale sulla proroga automatica delle concessioni demaniali marittime per finalità turistico-ricreative con le richiamate disposizioni europee. Conseguentemente ha ritenuto che detta disciplina non debba essere applicata né dai giudici, né dalla pubblica amministrazione. Al riguardo, secondo i giudici, non rilevano i poteri di autotutela decisoria della pubblica amministrazione in quanto la mancata applicazione della legge de qua comporta che gli effetti da essa prodotti sulle concessioni già rilasciate debbano considerarsi tamquam non esset, escludendo il diritto alla prosecuzione del rapporto in capo agli attuali concessionari. Tuttavia, legittimi dubbi permangono circa la decisione del supremo giudice amministrativo di riconoscere natura self-executing alla direttiva 2006/123/CE, nonché di estendere il potere di disapplicazione della norma interna in contrasto con quella europea, di regola appannaggio esclusivo del giudice nazionale, anche alla pubblica amministrazione. Peraltro, il tentativo di contenere gli effetti dirompenti della statuizione, che si riscontra nella scelta di estendere la validità delle concessioni in essere fino al dicembre 2023, è destinato a fallire, in quanto inevitabilmente si andrà incontro a quel “terremoto” economico e sociale che si è tentato di evitare. Il legislatore è, quindi, oggi più di allora, chiamato ad intervenire tempestivamente per introdurre una disciplina che sia in linea con la normativa europea in materia di concorrenza. – In the face of the persisting contrast between the Italian legislation on the delay of the marine state property concessions (art. 01 of law-decree n. 400/1993) and the European provisions contained in artt. 49 TFEU (freedom of establishment) and 12 of the so-called "Bolkestein" directive 2006/123/EC, as well as a new infringement procedure, initiated by the European Commission against Italy, the judiciary was once again delegated to replace the Legislator in order to ensure legal uniformity and certainty. Indeed, the Plenary Assembly of the State Council, in two very recent rulings of 9 November 2021, No 17 and No 18, highlighted a contrast between the national legislation on the automatic delay of the marine state property concessions for tourist-recreational purposes and the aforementioned European provisions. Consequently, it considered that this legislation should not be applied by judges and public administration. In this regard – according to the judges – powers of decision-making selfprotection of public administration can not be exercised. The failure to enforce this legislation implies that its effects on the marine concessions already released must be considered tamquam non esset, excluding the right of the current concessionaires to continue the concession arrangements. However, legitimate doubts remain from the point of view of recognizing, by the supreme administrative court, the self-executing nature of directive 2006/123/EC, as well as to extend to public administration the power of non application of the internal legislation in contrast with the European legislation. In fact, this power is usually exercised only by the national judge. Moreover, the effort to contain the disruptive effects of this judgment by extending the duration of (not yet expired) concessions to December 2023, is doomed to fail and to produce an inevitable bomb-effect from an economic and social point of view. Therefore, nowadays, more than before, the legislator must act promptly in order to introduce a new law in line with European competition law

Le concessioni demaniali marittime con finalità turistico-ricreative alla luce dei recenti arresti giurisprudenziali: la questione può dirsi conclusa?

mariagiulia previti
2022-01-01

Abstract

A fronte del perdurante contrasto tra la normativa italiana in tema di rinnovo delle concessioni demaniali marittime di cui all’art. 01 del d.l. n. 400/1993 e la disciplina europea di cui agli artt. 49 TFUE (libertà di stabilimento) e 12 della direttiva 2006/123/CE (c.d. “Bolkestein”), nonché della nuova procedura di infrazione avviata dalla Commissione Europea contro il nostro Paese, il potere giudiziario è stato ancora una volta delegato a fare le veci del legislatore per garantire uniformità e certezza del diritto. L’Adunanza Plenaria del Consiglio di Stato, nelle due recentissime pronunce del 9 novembre 2021, nn. 17 e 18, ha infatti evidenziato un contrasto della disciplina nazionale sulla proroga automatica delle concessioni demaniali marittime per finalità turistico-ricreative con le richiamate disposizioni europee. Conseguentemente ha ritenuto che detta disciplina non debba essere applicata né dai giudici, né dalla pubblica amministrazione. Al riguardo, secondo i giudici, non rilevano i poteri di autotutela decisoria della pubblica amministrazione in quanto la mancata applicazione della legge de qua comporta che gli effetti da essa prodotti sulle concessioni già rilasciate debbano considerarsi tamquam non esset, escludendo il diritto alla prosecuzione del rapporto in capo agli attuali concessionari. Tuttavia, legittimi dubbi permangono circa la decisione del supremo giudice amministrativo di riconoscere natura self-executing alla direttiva 2006/123/CE, nonché di estendere il potere di disapplicazione della norma interna in contrasto con quella europea, di regola appannaggio esclusivo del giudice nazionale, anche alla pubblica amministrazione. Peraltro, il tentativo di contenere gli effetti dirompenti della statuizione, che si riscontra nella scelta di estendere la validità delle concessioni in essere fino al dicembre 2023, è destinato a fallire, in quanto inevitabilmente si andrà incontro a quel “terremoto” economico e sociale che si è tentato di evitare. Il legislatore è, quindi, oggi più di allora, chiamato ad intervenire tempestivamente per introdurre una disciplina che sia in linea con la normativa europea in materia di concorrenza. – In the face of the persisting contrast between the Italian legislation on the delay of the marine state property concessions (art. 01 of law-decree n. 400/1993) and the European provisions contained in artt. 49 TFEU (freedom of establishment) and 12 of the so-called "Bolkestein" directive 2006/123/EC, as well as a new infringement procedure, initiated by the European Commission against Italy, the judiciary was once again delegated to replace the Legislator in order to ensure legal uniformity and certainty. Indeed, the Plenary Assembly of the State Council, in two very recent rulings of 9 November 2021, No 17 and No 18, highlighted a contrast between the national legislation on the automatic delay of the marine state property concessions for tourist-recreational purposes and the aforementioned European provisions. Consequently, it considered that this legislation should not be applied by judges and public administration. In this regard – according to the judges – powers of decision-making selfprotection of public administration can not be exercised. The failure to enforce this legislation implies that its effects on the marine concessions already released must be considered tamquam non esset, excluding the right of the current concessionaires to continue the concession arrangements. However, legitimate doubts remain from the point of view of recognizing, by the supreme administrative court, the self-executing nature of directive 2006/123/EC, as well as to extend to public administration the power of non application of the internal legislation in contrast with the European legislation. In fact, this power is usually exercised only by the national judge. Moreover, the effort to contain the disruptive effects of this judgment by extending the duration of (not yet expired) concessions to December 2023, is doomed to fail and to produce an inevitable bomb-effect from an economic and social point of view. Therefore, nowadays, more than before, the legislator must act promptly in order to introduce a new law in line with European competition law
2022
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