Horcynus Orca di Stefano D’Arrigo non racconta solo le peripezie di un ritorno a casa dalla guerra, ma è un viaggio alle radici indistinte della vita dove l’animale guarda indicibilmente l’uomo e l’uomo guarda l’animale cercando di nominarlo, di dominarlo con la parola, di classificarlo in un libro sacro. Il libro dissacrante di D’Arrigo si propone di esplorare la cesura tra uomo e animale avvalendosi di una lingua deforme che ha rinunciato al privilegio di ordinare e gerarchizzare la vita. Prendendo in considerazione anche alcuni racconti giovanili sull’animalità (Il mio amico lupomannaro, La coda di Edoardo, 5 appunti sul mio cane), il saggio intende esaminare il rapporto fra uomo, animale e linguaggio in Horcynus Orca come spazio problematico per indagare la realtà della guerra e la violenza della storia umana in un «viaggio di conoscenza» sul limite dell’essere e della morte. Stefano D’Arrigo’s Horcynus Orca does not just recount the vicissitudes of returning home from war, but is a journey to the indistinct roots of life where the animal looks unspeakably at man and man looks at the animal trying to name it, to dominate it by the words, to classify it in a sacred book. D’Arrigo’s desecrating book aims to explore the caesura between man and animal using a deformed language that has given up the privilege of ordering and hierarchizing life. Considering also some early stories on animality (Il mio amico lupomannaro, La coda di Edoardo, 5 appunti sul mio cane), the essay intends to examine the relationship between man, animal and language in Horcynus Orca as a problematic space to investigate the dimension of war and the violence of human history in a «journey of knowledge» on the limit of being and death.
«Come se l’animale si risvegliasse dalla parola scritta sulla sabbia». Parole e animali in «Horcynus Orca» di Stefano D’Arrigo
Giorgio Forni
2022-01-01
Abstract
Horcynus Orca di Stefano D’Arrigo non racconta solo le peripezie di un ritorno a casa dalla guerra, ma è un viaggio alle radici indistinte della vita dove l’animale guarda indicibilmente l’uomo e l’uomo guarda l’animale cercando di nominarlo, di dominarlo con la parola, di classificarlo in un libro sacro. Il libro dissacrante di D’Arrigo si propone di esplorare la cesura tra uomo e animale avvalendosi di una lingua deforme che ha rinunciato al privilegio di ordinare e gerarchizzare la vita. Prendendo in considerazione anche alcuni racconti giovanili sull’animalità (Il mio amico lupomannaro, La coda di Edoardo, 5 appunti sul mio cane), il saggio intende esaminare il rapporto fra uomo, animale e linguaggio in Horcynus Orca come spazio problematico per indagare la realtà della guerra e la violenza della storia umana in un «viaggio di conoscenza» sul limite dell’essere e della morte. Stefano D’Arrigo’s Horcynus Orca does not just recount the vicissitudes of returning home from war, but is a journey to the indistinct roots of life where the animal looks unspeakably at man and man looks at the animal trying to name it, to dominate it by the words, to classify it in a sacred book. D’Arrigo’s desecrating book aims to explore the caesura between man and animal using a deformed language that has given up the privilege of ordering and hierarchizing life. Considering also some early stories on animality (Il mio amico lupomannaro, La coda di Edoardo, 5 appunti sul mio cane), the essay intends to examine the relationship between man, animal and language in Horcynus Orca as a problematic space to investigate the dimension of war and the violence of human history in a «journey of knowledge» on the limit of being and death.File | Dimensione | Formato | |
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