Il contributo si interroga sulla dimensione collettiva – ed etimologicamente politica – che il rapporto tra teatro ed educazione ha assunto nel caso del “Delivery Theatre”: una forma inedita di “teatro a domicilio” che, a partire da una proposta di Ippolito Chiarello, fondatore della rete internazionale “USCA - Unità Speciali di Continuità Artistica”, è stata attivata da artisti di diverse città durante la prima chiusura dei teatri dovuta alla pandemia da Covid-19. Il modello è stato declinato a Messina dalla compagnia Carullo-Minasi come occasione di incontro tra l’azione teatrale e i luoghi – quindi i cittadini – che troppo spesso ne sono esclusi, nel segno di una “curatela performativa” della città in linea con la ricerca poetica e politica della compagnia. Analizzando le modalità di questo incontro, nella prima parte del contributo, a cura di Katia Trifirò, si indaga su come la performance teatrale possa partecipare ad un processo educativo destinato a ridefinire e ricontestualizzare le funzioni del pubblico e dell’arte nello spazio urbano, con l’obiettivo di intercettare nuovi spettatori, che da pubblico mancato tornano ad essere protagonisti attivi, e di riconnettere il teatro non al suo luogo istituzionale, ma alla sua funzione primigenia. Nella seconda parte del contributo, a cura di Cristiana Minasi, promotrice del progetto messinese del “Delivery Theatre” insieme a Giuseppe Carullo, vengono discussi gli esiti di tale processo. Tra questi, c’è la riscoperta della natura popolare delle pratiche performative e dell’originaria identità “nomade” dell’attore, che, guardando alle circostanze e alle necessità, scava nelle radici più lontane della performance teatrale e, in un momento di emergenza globale, reinventa le forme e le funzioni della propria arte, con una molteplicità di obiettivi: uscire dal teatro per tornare al teatro; acquisire nuove competenze da mettere al servizio della comunità; promuovere una forma di partecipazione che unisce e accomuna attore e spettatore, in luogo della tradizionale divisione che li separa, ribadendo il valore, anche terapeutico, dell’“altro” da sé. [Altro abstract in inglese: This paper aims to investigate the relationship between theatre and education in the experience of “Delivery Theatre”, realized in different cities during the first closure of the theatres due to the Covid-19 pandemic. From an idea of the actor Ippolito Chiarello, founder of the international network “USCA - Special Units of Artistic Continuity”, the “Delivery Theatre” has been developed in Messina by the Carullo Minasi Company, as an opportunity to bring theatrical action to places excluded from it, towards new spectators and for a “performative care” of the city. In the firts part, Katia Trifirò analyzes how theatre can take part in a collective educational process, to redefine the possibilities of art in the urban space, making the community an active part of the performances. Starting from an ideal connection with some important experiences of the twentieth century, the goal for the “Delivery Theatre” was to make the theatre a means of relationship, rediscovering its original function. In the second part, Cristiana Minasi focuses on dramaturgical modalities, scenic features and results of the “Delivery Theatre” in Messina, analyzing how theatrical event can expand outside and beyond its traditional, material and institutional boundaries]
In cerca dello spettatore. Il “Delivery Theatre” della Compagnia Carullo Minasi per una curatela perfomativa della città
Trifirò, Katia;Minasi, Cristiana
2022-01-01
Abstract
Il contributo si interroga sulla dimensione collettiva – ed etimologicamente politica – che il rapporto tra teatro ed educazione ha assunto nel caso del “Delivery Theatre”: una forma inedita di “teatro a domicilio” che, a partire da una proposta di Ippolito Chiarello, fondatore della rete internazionale “USCA - Unità Speciali di Continuità Artistica”, è stata attivata da artisti di diverse città durante la prima chiusura dei teatri dovuta alla pandemia da Covid-19. Il modello è stato declinato a Messina dalla compagnia Carullo-Minasi come occasione di incontro tra l’azione teatrale e i luoghi – quindi i cittadini – che troppo spesso ne sono esclusi, nel segno di una “curatela performativa” della città in linea con la ricerca poetica e politica della compagnia. Analizzando le modalità di questo incontro, nella prima parte del contributo, a cura di Katia Trifirò, si indaga su come la performance teatrale possa partecipare ad un processo educativo destinato a ridefinire e ricontestualizzare le funzioni del pubblico e dell’arte nello spazio urbano, con l’obiettivo di intercettare nuovi spettatori, che da pubblico mancato tornano ad essere protagonisti attivi, e di riconnettere il teatro non al suo luogo istituzionale, ma alla sua funzione primigenia. Nella seconda parte del contributo, a cura di Cristiana Minasi, promotrice del progetto messinese del “Delivery Theatre” insieme a Giuseppe Carullo, vengono discussi gli esiti di tale processo. Tra questi, c’è la riscoperta della natura popolare delle pratiche performative e dell’originaria identità “nomade” dell’attore, che, guardando alle circostanze e alle necessità, scava nelle radici più lontane della performance teatrale e, in un momento di emergenza globale, reinventa le forme e le funzioni della propria arte, con una molteplicità di obiettivi: uscire dal teatro per tornare al teatro; acquisire nuove competenze da mettere al servizio della comunità; promuovere una forma di partecipazione che unisce e accomuna attore e spettatore, in luogo della tradizionale divisione che li separa, ribadendo il valore, anche terapeutico, dell’“altro” da sé. [Altro abstract in inglese: This paper aims to investigate the relationship between theatre and education in the experience of “Delivery Theatre”, realized in different cities during the first closure of the theatres due to the Covid-19 pandemic. From an idea of the actor Ippolito Chiarello, founder of the international network “USCA - Special Units of Artistic Continuity”, the “Delivery Theatre” has been developed in Messina by the Carullo Minasi Company, as an opportunity to bring theatrical action to places excluded from it, towards new spectators and for a “performative care” of the city. In the firts part, Katia Trifirò analyzes how theatre can take part in a collective educational process, to redefine the possibilities of art in the urban space, making the community an active part of the performances. Starting from an ideal connection with some important experiences of the twentieth century, the goal for the “Delivery Theatre” was to make the theatre a means of relationship, rediscovering its original function. In the second part, Cristiana Minasi focuses on dramaturgical modalities, scenic features and results of the “Delivery Theatre” in Messina, analyzing how theatrical event can expand outside and beyond its traditional, material and institutional boundaries]File | Dimensione | Formato | |
---|---|---|---|
TRIFIRO, MINASI, MJ, 2022.pdf
accesso aperto
Descrizione: Versione editoriale
Tipologia:
Versione Editoriale (PDF)
Licenza:
Creative commons
Dimensione
173.7 kB
Formato
Adobe PDF
|
173.7 kB | Adobe PDF | Visualizza/Apri |
Pubblicazioni consigliate
I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.